La percezione di un volto come gradevole o sgradevole è innata nell’essere umano e ha probabilmente una matrice genetica. E’ stato dimostrato che bambini molto piccoli si soffermano per un tempo più lungo su volti “attraenti” e si distolgono rapidamente da volti meno gradevoli.
Nella seconda metà dell’800 Francis Galton effettuò una sperimentazione nell’ambito della fisiognomica. Utilizzando delle fotografie di malviventi, realizzò dei “ritratti compositi”, mescolandone i dettagli ed in qualche modo ottenendo dei volti “medi”. Al contrario delle sue aspettative, Galton constatò che i ritratti compositi non raffiguravano le inquietanti fattezze del criminale perfetto, ma risultavano al contrario molto più gradevoli dei singoli soggetti presi in esame.
In epoca più recente, l’antropologo Symons ha definito la bellezza in questo modo:
La bellezza è rappresentata dalla media delle caratteristiche facciali della popolazione umana.
Tale tesi è stata suffragata da numerose
indagini che si avvalgono dell’elaborazione computerizzata delle
immagini per realizzare ritratti compositi di n soggetti.
Maggiore è il numero di soggetti
elaborati, tanto più il ritratto composito si avvicina alla “media delle
caratteristiche facciali della popolazione umana” di Symons. Va però
notato che i ritratti compositi presentano caratteristiche “innaturali”,
dovuti all’estrema simmetria e all’assenza di imperfezioni cutanee.
Grammer e Thonrhill hanno rilevato che l’attrattività dei ritratti
compositi è maggiore quando i soggetti sono femminili, mentre esistono
soggetti maschili considerati molto attraenti anche se deviano dalla
media.
Sembra esistere un codice di interpretazione universale che consenta
all’osservatore di distinguere tra un volto attraente ed uno non
attraente. Le caratteristiche di attrattività variano tra un volto
maschile ed uno femminile. Dal punto di vista biologico, l’attrattività
ha lo scopo di segnalare ad un individuo la validità riproduttiva di un
potenziale partner. In molte specie l’opera di selezione del partner è
effettuata principalmente dalla femmina; ciò può spiegare perché maschi
“fuori media” risultino particolarmente attraenti se esprimono caratteri
di robustezza biologica. In particolare, vengono giudicati attraenti
alcuni caratteri sessuali secondari indotti dal testosterone nel corso
della pubertà (mandibola, mento e zigomi pronunciati, peluria sul
volto). Il fatto che tali caratteristiche rappresentino un segnale
attrattivo è stato spiegato da Folstad e Karter con la teoria dell’
“handicap immunitario”; poiché alti livelli di testosterone inducono
una minore reattività immunitaria nel maschio, solo gli individui
geneticamente più forti potevano sopravvivere ed esibire marcati
caratteri secondari. In pratica, le caratteristiche facciali indotte dal
testosterone sarebbero interpretate dalla femmina come un “marchio” di
buona qualità genetica.
Il fatto che il maschio non abbia grande ruolo di selezione del partner riproduttivo fa sì che la femmina non abbia caratteristiche attrattive “fuori media” e quindi più un volto si avvicina alla media della popolazione più viene considerato attraente.
Il fatto che il maschio non abbia grande ruolo di selezione del partner riproduttivo fa sì che la femmina non abbia caratteristiche attrattive “fuori media” e quindi più un volto si avvicina alla media della popolazione più viene considerato attraente.
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