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sabato 30 marzo 2013

UN VERO UOMO

8 convizioni del Vero Uomo

Le convizioni, le credenze, sono ciò che crediamo vero, dei pensieri che per noi sono veri.

Ognuno ha una serie vastissia di credenze in tutti i campi.

“Marte è un pianeta” è una credenza.

“L’uomo non può volare” è una credenza.

“Viaggiare è bello” è una credenza.

Le convizioni danno forma al nostro mondo, di conseguenza ognuno vede il mondo in modo diverso e convizioni diverse creano risultati diversi.

Se ad esempio pensi che conquistare una bella ragazza sia impossibile difficilmente ci proverai, se al contrario pensi che sia possibile il tuo modo di agire sarà molto, molto diverso.

Quali sono quindi alcune convizioni del vero uomo? Quali sono le convizioni di un uomo capace di esprimere appieno la sua energia maschile?

Vediamone alcune:

1. “Uomini e donne non sono uguali”

Benché ce lo abbiano voluto far credere un Vero Uomo sa bene che donne e uomini non sono uguali.

Sono ovviamente uguali come diritti ma hanno mentalità, bisogni, pensieri diversi.

2. “Mascolinità e femminilità, energia maschile e femminile, sono fatte per essere espresse”

In una società in cui non si capisce più chi sia l’uomo e chi sia la donna, il Vero Uomo sa bene che questa “zona grigia” in cui tutti provano a stare non fa bene all’uomo e non fa bene alla donna.

Non teme di esprimere Energia Maschile e viene inevitabilmente affascinato da una donna capace di esprimere la propria Energia Femminile.

3. “Essere sicuri di se non vuol dire fare il grosso, il duro, o lo sborone“

Essere sicuri di se stessi vuol dire sapere ciò che si desidera e impegnarsi per ottenerlo, vuol dire non essere intimoriti dagli altri.

Chi fa il grosso, chi fa lo sborone, ha invece timore degli altri come un piccolo cagnolino che continua ad abbagliare proprio perché ha paura.

4. “Sono fiero dei miei bisogni e desideri sessuali”

I desideri sessuali sono quanto di più sano ci sia, non c’è da vergognarsene, c’è da esserne fieri!

5. “Solo perché la società dice qualcusa non è detto che sia la cosa giusta”

Di pecore c’è pieno, è ora di iniziare a ragionare con la propria testa!

6. “La vita va vissuta puntando verso un obiettivo”

Quanti uomini vagano nella vita come se fossero persi nella nebbia?

7. “Ogni volta che cado mi rialzo”

I duri colpi della vita capitano a tutti, soprattutto a chi cerca di raggiungere un obiettivo.

8. “Se sbaglio vuol dire che ci sto provando”

Solo chi non si muove non sbaglia mai strada. Il fallimento è un buon segno!




UN VERO UOMO

8 convizioni del Vero Uomo

Le convizioni, le credenze, sono ciò che crediamo vero, dei pensieri che per noi sono veri.

Ognuno ha una serie vastissia di credenze in tutti i campi.

“Marte è un pianeta” è una credenza.

“L’uomo non può volare” è una credenza.

“Viaggiare è bello” è una credenza.

Le convizioni danno forma al nostro mondo, di conseguenza ognuno vede il mondo in modo diverso e convizioni diverse creano risultati diversi.

Se ad esempio pensi che conquistare una bella ragazza sia impossibile difficilmente ci proverai, se al contrario pensi che sia possibile il tuo modo di agire sarà molto, molto diverso.

Quali sono quindi alcune convizioni del vero uomo? Quali sono le convizioni di un uomo capace di esprimere appieno la sua energia maschile?

Vediamone alcune:

1. “Uomini e donne non sono uguali”

Benché ce lo abbiano voluto far credere un Vero Uomo sa bene che donne e uomini non sono uguali.

Sono ovviamente uguali come diritti ma hanno mentalità, bisogni, pensieri diversi.

2. “Mascolinità e femminilità, energia maschile e femminile, sono fatte per essere espresse”

In una società in cui non si capisce più chi sia l’uomo e chi sia la donna, il Vero Uomo sa bene che questa “zona grigia” in cui tutti provano a stare non fa bene all’uomo e non fa bene alla donna.

Non teme di esprimere Energia Maschile e viene inevitabilmente affascinato da una donna capace di esprimere la propria Energia Femminile.

3. “Essere sicuri di se non vuol dire fare il grosso, il duro, o lo sborone“

Essere sicuri di se stessi vuol dire sapere ciò che si desidera e impegnarsi per ottenerlo, vuol dire non essere intimoriti dagli altri.

Chi fa il grosso, chi fa lo sborone, ha invece timore degli altri come un piccolo cagnolino che continua ad abbagliare proprio perché ha paura.

4. “Sono fiero dei miei bisogni e desideri sessuali”

I desideri sessuali sono quanto di più sano ci sia, non c’è da vergognarsene, c’è da esserne fieri!

5. “Solo perché la società dice qualcusa non è detto che sia la cosa giusta”

Di pecore c’è pieno, è ora di iniziare a ragionare con la propria testa!

6. “La vita va vissuta puntando verso un obiettivo”

Quanti uomini vagano nella vita come se fossero persi nella nebbia?

7. “Ogni volta che cado mi rialzo”

I duri colpi della vita capitano a tutti, soprattutto a chi cerca di raggiungere un obiettivo.

8. “Se sbaglio vuol dire che ci sto provando”

Solo chi non si muove non sbaglia mai strada. Il fallimento è un buon segno!




I sogni, si possono controllare?

Ti sei mai chiesto che cosa sia, esattamente, un sogno? Di fatto si tratta di esperienze che avvengono durante il sonno, cioè lo stato fisiologico in cui la mente cosciente è, per così dire, messa in stand-by. I sogni sono prodotti dal nostro stesso cervello e il fatto che siano in grado di sorprenderci con le loro situazioni strampalate e imprevedibili suona paradossale. I sogni sono tipici per i bruschi passaggi da uno scenario all’altro e per le metamorfosi subite dai personaggi e dagli oggetti. Un attimo prima c’era il tuo amico Mario, un attimo dopo lo stesso personaggio era impersonato da tua sorella Roberta. Alcuni particolari sono difficili da essere resi in maniera coerente dal nostro “motore di realtà virtuale” cerebrale:
  • gli specchi. Nei sogni gli specchi riflettono immagini sfocate; più spesso, riflettono solo gli ambienti ma non le persone. Frequentemente gli specchi nei sogni sono sporchi, antichi o rovinati.
  • le scritte. Nei sogni le scritte che compaiono su cartelli, bottiglie, eccetera cambiano con estrema facilità: basta distogliere lo sguardo per un attimo e il testo sarà mutato o sparito.
  • gli orologi. Nei sogni le lancette degli orologi analogici, similmente alle scritte, cambiano in continuazione. Distogliere lo sguardo per un attimo è sufficiente a far cambiare l’ora segnata sul quadrante.
  • i colori. Nei sogni sono frequenti colori eccessivamente vividi o troppo spenti (alcune persone riferiscono di sognare in bianco e nero).
  • le leggi fisiche. Nei sogni le leggi fisiche sono presenti, ma possono facilmente essere infrante. Oggetti o persone possono volare o passare attraverso i muri. Enormi distanze possono essere coperte in tempi del tutto irrealistici.
  • il tempo. Nei sogni il tempo ha poco significato. Persone che non vediamo da anni o defunte possono comparire in scena; ore trascorrono in un attimo; il giorno diventa notte senza preavviso; azioni che normalmente sarebbero rapide richiedono un tempo abnorme per essere compiute.
L’esperienza del “lucid dreaming” (sogno lucido) consiste nel prendere consapevolezza dei sogni e, a volte, controllarne lo svolgimento. Si tratta di un’esperienza interessante che può avere dei risvolti ludici molto coinvolgenti, in quanto permette, ad esempio, di volare o di compiere azioni normalmente impossibili assaporandole e divertendosi. Sono stati scritti libri e manuali sulle tecniche che consentono di avere dei sogni lucidi; qui mi limiterò a segnalarti gli espedienti più efficaci.
  1. Effettua, più volte nell’arco della tua giornata, dei controlli di realtà (reality checks). Si tratta di verificare brevemente la coerenza dei “punti deboli” dei sogni elencati prima. Cerca uno specchio e controlla che rifletta l’ambiente e la tua figura. Cerca una scritta qualsiasi, distogli lo sguardo, e guardala di nuovo. E’ cambiata? Controlla l’ora su un orologio analogico e annotala mentalmente. Distogli lo sguardo e ricontrollala. Controlla i colori che vedi. Sono troppo vividi o troppo sbiaditi? Controlla le leggi fisiche. Puoi sollevare un piccolo oggetto e farlo cadere, oppure puoi fare lo stesso con la tua mano. Cade con una velocità normale? Cerca di fare attenzione al tempo che passa. E’ arrivata la notte senza che te ne sia accorto? O è addirittura cambiata la stagione? Non stancarti di fare i controlli di realtà: indipendentemente dai sogni lucidi, sono un ottimo metodo per migliorare la consapevolezza e l’attenzione in stato di veglia. Quando il controllo di realtà sarà diventato un’abitudine, lo applicherai anche durante i sogni, consentendoti quindi di prendere coscienza dell’ “irrealtà” del mondo onirico.
  2. Prima di addormentarti, ripeti più volte a te stesso che vuoi prendere consapevolezza dei tuoi sogni. Se vuoi, rileggi questo articolo o un altro testo sul questo argomento.
  3. Punta la sveglia un’ora e mezza prima del solito, rimani sveglio mezz’ora e poi riaddormentati. I sogni più ricchi di contenuti sono quelli dell’ultima fase del sonno; interrompere il ciclo naturale per poi riprenderlo aumenta le probabilità di avere un sogno lucido… e di ricordarlo. I sogni che si ricordano, infatti sono quelli durante i quali ci si sveglia.
Non mi resta che augurarti… sogni d’oro!

I sogni, si possono controllare?

Ti sei mai chiesto che cosa sia, esattamente, un sogno? Di fatto si tratta di esperienze che avvengono durante il sonno, cioè lo stato fisiologico in cui la mente cosciente è, per così dire, messa in stand-by. I sogni sono prodotti dal nostro stesso cervello e il fatto che siano in grado di sorprenderci con le loro situazioni strampalate e imprevedibili suona paradossale. I sogni sono tipici per i bruschi passaggi da uno scenario all’altro e per le metamorfosi subite dai personaggi e dagli oggetti. Un attimo prima c’era il tuo amico Mario, un attimo dopo lo stesso personaggio era impersonato da tua sorella Roberta. Alcuni particolari sono difficili da essere resi in maniera coerente dal nostro “motore di realtà virtuale” cerebrale:
  • gli specchi. Nei sogni gli specchi riflettono immagini sfocate; più spesso, riflettono solo gli ambienti ma non le persone. Frequentemente gli specchi nei sogni sono sporchi, antichi o rovinati.
  • le scritte. Nei sogni le scritte che compaiono su cartelli, bottiglie, eccetera cambiano con estrema facilità: basta distogliere lo sguardo per un attimo e il testo sarà mutato o sparito.
  • gli orologi. Nei sogni le lancette degli orologi analogici, similmente alle scritte, cambiano in continuazione. Distogliere lo sguardo per un attimo è sufficiente a far cambiare l’ora segnata sul quadrante.
  • i colori. Nei sogni sono frequenti colori eccessivamente vividi o troppo spenti (alcune persone riferiscono di sognare in bianco e nero).
  • le leggi fisiche. Nei sogni le leggi fisiche sono presenti, ma possono facilmente essere infrante. Oggetti o persone possono volare o passare attraverso i muri. Enormi distanze possono essere coperte in tempi del tutto irrealistici.
  • il tempo. Nei sogni il tempo ha poco significato. Persone che non vediamo da anni o defunte possono comparire in scena; ore trascorrono in un attimo; il giorno diventa notte senza preavviso; azioni che normalmente sarebbero rapide richiedono un tempo abnorme per essere compiute.
L’esperienza del “lucid dreaming” (sogno lucido) consiste nel prendere consapevolezza dei sogni e, a volte, controllarne lo svolgimento. Si tratta di un’esperienza interessante che può avere dei risvolti ludici molto coinvolgenti, in quanto permette, ad esempio, di volare o di compiere azioni normalmente impossibili assaporandole e divertendosi. Sono stati scritti libri e manuali sulle tecniche che consentono di avere dei sogni lucidi; qui mi limiterò a segnalarti gli espedienti più efficaci.
  1. Effettua, più volte nell’arco della tua giornata, dei controlli di realtà (reality checks). Si tratta di verificare brevemente la coerenza dei “punti deboli” dei sogni elencati prima. Cerca uno specchio e controlla che rifletta l’ambiente e la tua figura. Cerca una scritta qualsiasi, distogli lo sguardo, e guardala di nuovo. E’ cambiata? Controlla l’ora su un orologio analogico e annotala mentalmente. Distogli lo sguardo e ricontrollala. Controlla i colori che vedi. Sono troppo vividi o troppo sbiaditi? Controlla le leggi fisiche. Puoi sollevare un piccolo oggetto e farlo cadere, oppure puoi fare lo stesso con la tua mano. Cade con una velocità normale? Cerca di fare attenzione al tempo che passa. E’ arrivata la notte senza che te ne sia accorto? O è addirittura cambiata la stagione? Non stancarti di fare i controlli di realtà: indipendentemente dai sogni lucidi, sono un ottimo metodo per migliorare la consapevolezza e l’attenzione in stato di veglia. Quando il controllo di realtà sarà diventato un’abitudine, lo applicherai anche durante i sogni, consentendoti quindi di prendere coscienza dell’ “irrealtà” del mondo onirico.
  2. Prima di addormentarti, ripeti più volte a te stesso che vuoi prendere consapevolezza dei tuoi sogni. Se vuoi, rileggi questo articolo o un altro testo sul questo argomento.
  3. Punta la sveglia un’ora e mezza prima del solito, rimani sveglio mezz’ora e poi riaddormentati. I sogni più ricchi di contenuti sono quelli dell’ultima fase del sonno; interrompere il ciclo naturale per poi riprenderlo aumenta le probabilità di avere un sogno lucido… e di ricordarlo. I sogni che si ricordano, infatti sono quelli durante i quali ci si sveglia.
Non mi resta che augurarti… sogni d’oro!

venerdì 29 marzo 2013

NEGOZIARE IN MODO PROFESSIONALE

Pensi che gli affari siano una battaglia? Credi che la personalita’ piu’ forte sia quella che alla fine vince in una trattativa?Ti tirare sul prezzo e ottenere sempre uno sconto?

Forse non sono qualità ideali per fare business. 

C'è differenza tra negoziare in modo professionale – e profittevole – e la contrattazione tipo bazaar dove si cerca di mettere sotto l’altro. E mi dispiace, ma non funziona perche’ il tuo interlocutore, troverà sempre il modo di avere la sua rivincita.
In questo articolo ti voglio presentare alcuni elementi chiave di una negoziazione professionale.


1) Separa le persone dai problemi, ovvero non metterla mai “sul personale”

“Niente di personale, sono solo affari”. Questa frase magari l’hai sentita nei film, detta dallo spietato business man (o ganster) di turno. Ma e’ assolutamente vera: da una negoziazione e in generale quando si fa business, bisogna sempre lasciar fuori i problemi personali.
Quandi si negozia, ovvero quando due parti vogliono ottenere entrambe risultati vantaggiosi per se stesse, non sono mai in discussione le persone. Non si sta discutendo di chi ha ragione o ha torto, di chi è più intelligente o preparato, di chi vince o chi perde. Ciò che conta è che vogliamo ottenere dei risultati e, per raggiungerli, dobbiamo risolvere dei problemi.
I problemi “personali” nascono in genere per tre motivi:
  • percezioni: le persone hanno percezioni diverse sulle stesse cose. E’ quindi necessario allineare le percezioni in maniera obiettiva, per eliminare una prima potenziale fonte di conflitto “personale”
  • emozioni: le persone hanno emozioni e bisogna capire quali sono per gestirle con le giuste tecniche comunicative
  • comunicazioni: molti problemi nascono semplicemente da una cattiva comunicazione, a sua volta influenzata da percezioni ed emozioni. Se sappiamo comunicare in maniera efficace, possiamo eliminare questa sorgente di problemi e gestire le altre due

2) Focalizzarsi sugli interessi, ovvero non cercare mai di “essere il più forte”

 E' essenziale evidenziare e discutere i rispettivi interessi in modo da metterli sul piatto. Da là si può poi partire per trovare accordi soddisfacenti per entrambi.
Come vedi è un concetto agli antipodi del “io vinco, tu perdi” e fa comprendere cosa si intende con “win-win”: in una negoziazione efficace entrambe le parti ottengono il più possibile ed è quello l’obiettivo comune.

3) Creare opzioni, ovvero “vediamo insieme come fare”

Quando hai risolto i problemi della personalizzazione e messo sul piatto i rispettivi interessi hai creato le basi per trovare insieme delle opzioni. “Insieme” è il concetto chiave: entrambe le parti devono essere attive nel trovare opzioni creative per ottenere i risultati desiderati.
Spesso infatti
sorgono problemi in questa fase. Può essere che si evidenzi una “soluzione” troppo presto nella trattativa, quando ancora non si sono chiariti tutti gli elementi e quindi ci si trovi con una soluzione insoddisfacente che limita altre possiblità.
Oppure è possibile che una delle due parti pensi che sia responsabilità dell’altro trovare e proporre la soluzione. Ma questo di nuovo non permette di esprimere tutte le potenzialità della situazione.
In questa fase è quindi fondamentale lavorare insieme e con strumenti creativi per trovare le opzioni valide per entrambe le controparti tra cui scegliere la migliore.

4) Definire criteri obiettivi, ovvero “lasciamo da parte le opinioni”

Anche questo elemento, come già il primo che ho trattato, deriva dalla tendenza a personalizzare e a mettere in campo emozioni, distorsioni della percezione e problemi di comunicazione.
In questo caso significa concretamente trovare criteri oggettivi di misurazione dei risultati che quindi eliminino totalmente la componente personale e soggettiva e permettano di arrivare ad accordi basati su fatti e quindi condivisibili.
Se, per esempio, stiamo trattando l’acquisto di un immobile e ci troviamo con un proprietario che chiede un prezzo fuori mercato, potremo usare dati sull’andamento del mercato, sulla vendita di immobili analoghi, scenari economici e “conti alla mano” sugli scenari possibili per la controparte.
In ogni caso, dovremo creare un substrato razionale e obiettivo di elementi su cui basare la negoziazione.
La sintesi di questo articolo è la seguente:
Elimina le compoenti emotive e coinvolgi la controparte per trovare insieme la soluzione.
E’ molto probabile che già con questi semplici concetti tu possa guidare la trattativa, conducendola in porto per ottenere tutto quanto puoi dalla situazione.
La negoziazione professionale è, a mio avviso, uno strumento che ogni persona dovrebbe imparare. Perchè se puoi assumere dei tecnici per fare le cose tecniche, non è realistico delegare la negoziazione. Il che non significa non avere negoziatori professionisti che ti possano aiutare. Io l’ho fatto e lo farò ancora, ma voglio essere sempre in grado di gestire una negoziazione in modo professionale e profittevole.

Credimi, pochi “nascono imparati” nella negoziazione e molto spesso chi crede di essere “portato” è invece il peggior nemico del suo successo

NEGOZIARE IN MODO PROFESSIONALE

Pensi che gli affari siano una battaglia? Credi che la personalita’ piu’ forte sia quella che alla fine vince in una trattativa?Ti tirare sul prezzo e ottenere sempre uno sconto?

Forse non sono qualità ideali per fare business. 

C'è differenza tra negoziare in modo professionale – e profittevole – e la contrattazione tipo bazaar dove si cerca di mettere sotto l’altro. E mi dispiace, ma non funziona perche’ il tuo interlocutore, troverà sempre il modo di avere la sua rivincita.
In questo articolo ti voglio presentare alcuni elementi chiave di una negoziazione professionale.


1) Separa le persone dai problemi, ovvero non metterla mai “sul personale”

“Niente di personale, sono solo affari”. Questa frase magari l’hai sentita nei film, detta dallo spietato business man (o ganster) di turno. Ma e’ assolutamente vera: da una negoziazione e in generale quando si fa business, bisogna sempre lasciar fuori i problemi personali.
Quandi si negozia, ovvero quando due parti vogliono ottenere entrambe risultati vantaggiosi per se stesse, non sono mai in discussione le persone. Non si sta discutendo di chi ha ragione o ha torto, di chi è più intelligente o preparato, di chi vince o chi perde. Ciò che conta è che vogliamo ottenere dei risultati e, per raggiungerli, dobbiamo risolvere dei problemi.
I problemi “personali” nascono in genere per tre motivi:
  • percezioni: le persone hanno percezioni diverse sulle stesse cose. E’ quindi necessario allineare le percezioni in maniera obiettiva, per eliminare una prima potenziale fonte di conflitto “personale”
  • emozioni: le persone hanno emozioni e bisogna capire quali sono per gestirle con le giuste tecniche comunicative
  • comunicazioni: molti problemi nascono semplicemente da una cattiva comunicazione, a sua volta influenzata da percezioni ed emozioni. Se sappiamo comunicare in maniera efficace, possiamo eliminare questa sorgente di problemi e gestire le altre due

2) Focalizzarsi sugli interessi, ovvero non cercare mai di “essere il più forte”

 E' essenziale evidenziare e discutere i rispettivi interessi in modo da metterli sul piatto. Da là si può poi partire per trovare accordi soddisfacenti per entrambi.
Come vedi è un concetto agli antipodi del “io vinco, tu perdi” e fa comprendere cosa si intende con “win-win”: in una negoziazione efficace entrambe le parti ottengono il più possibile ed è quello l’obiettivo comune.

3) Creare opzioni, ovvero “vediamo insieme come fare”

Quando hai risolto i problemi della personalizzazione e messo sul piatto i rispettivi interessi hai creato le basi per trovare insieme delle opzioni. “Insieme” è il concetto chiave: entrambe le parti devono essere attive nel trovare opzioni creative per ottenere i risultati desiderati.
Spesso infatti

mercoledì 27 marzo 2013

Tette grosse? ecco perché ne siamo attratti

Perché le parole più ricercate in rete sono sempre “tette grosse”? Sono tutti dei pervertiti mammoni? 





“Le tette grosse” ovvero il seno florido, è uno dei caratteri sessuali femminili

 che attirano l’interesse maschile per un meccanismo ancestrale (quindi non

controllabile dalla razionalità), in virtù del quale il maschio è stato programmato

 dall’evoluzione per amare il seno ed esserne magneticamente attratto.

 Questa parte del corpo femminile è la componente genitale esposta delle donne.

Il seno ha un forte valore, poiché è un potente richiamo erotico; pur non essendo

 implicato direttamente nella riproduzione, rappresenta l’essenza della femminilità,

 inoltre ha una valenza “atavica”, poiché la forma del seno femminile ricorderebbe

 quella delle natiche e la Natura avrebbe iniziato a sostituirle come richiamo sessuale,

quando l’uomo ha assunto la posizione eretta e ha iniziato ad accoppiarsi frontalmente.

Tette grosse? ecco perché ne siamo attratti

Perché le parole più ricercate in rete sono sempre “tette grosse”? Sono tutti dei pervertiti mammoni? 





“Le tette grosse” ovvero il seno florido, è uno dei caratteri sessuali femminili

 che attirano l’interesse maschile per un meccanismo ancestrale (quindi non

controllabile dalla razionalità), in virtù del quale il maschio è stato programmato

 dall’evoluzione per amare il seno ed esserne magneticamente attratto.

 Questa parte del corpo femminile è la componente genitale esposta delle donne.

Il seno ha un forte valore, poiché è un potente richiamo erotico; pur non essendo

 implicato direttamente nella riproduzione, rappresenta l’essenza della femminilità,

 inoltre ha una valenza “atavica”, poiché la forma del seno femminile ricorderebbe

 quella delle natiche e la Natura avrebbe iniziato a sostituirle come richiamo sessuale,

quando l’uomo ha assunto la posizione eretta e ha iniziato ad accoppiarsi frontalmente.

martedì 26 marzo 2013

LINGUAGGIO PERSUASIVO..O NO? NON GUARDARE IL VIDEO

Non guardare il video di you tube che ho inserito di seguito... a meno che tu non voglia conoscere segreti che ti renderanno una persona fuori dal comune!

Questo è il primo articolo in cui tratterò il linguaggio persuasivo, utilizzando i nostri politici come esempi (non necessariamente da imitare). In queste pagine non viene in alcun modo discusso il messaggio politico né l’ideologia dei personaggi pubblici analizzati; mi limiterò ad una pura analisi della comunicazione.
Il personaggio pubblico oggetto di analisi è Nichi Vendola, di cui riporto un’intervista pubblicata su YouTube dal “Fatto Quotidiano”.

Vendola utilizza un lessico piuttosto elaborato, che richiede una certa istruzione per poter essere compreso chiaramente dall’ascoltatore. 
Dall’analisi semantica (basata sulla trascrizione del parlato) emergono alcuni punti-chiave della strategia di comunicazione di Vendola. I punti sotto elencati sono da me estrapolati dall’intervista a cui puoi assistere nel video e riguardano la sola comunicazione verbale. 

Punti – chiave della comunicazione verbale
  • Dolore (6 parole relative a questo punto)
  • Paese (5 parole relative a questo punto)
  • Crisi (3 parole relative a questo punto)
  • Speranza (2 parole relative a questo punto)
  • Sinistra (1 parola relativa a questo punto)
Commento: Vendola usa una schiacciante preponderanza di termini evocanti emozioni negative. I termini comunemente associati a concetti positivi, come “Paese” (o “Italia“) o “speranza“, sono collocati in prossimità di termini negativi, come “piegato” o “dolente“. Vendola utilizza le negazioni con troppa disinvoltura. L’avverbio di negazione “non” viene di solito ignorato a livello emotivo. Le affermazioni “Io non sono proprietario dei quasi 500.000 voti che ho ricevuto” o “Cerco di impegnarmi [...] perché non vinca Renzi” rischiano di trasmettere il messaggio opposto rispetto alle intenzioni. Inoltre, l’espressione “Cerco di impegnarmi” trasmette incertezza: sarebbe stato preferibile “Mi sto impegnando“. Viene utilizzata una metafora non proprio riuscita, in quanto banale e poco attinente: “[...] ritrovare il bandolo della matassa politica come bandolo di speranza“. Viene utilizzata una buona espressione suggestiva: “profumo di sinistra“, che evoca nostalgia e una indefinita ma piacevole percezione sensoriale. Purtroppo questa tecnica suggestiva viene spesso utilizzata da Vendola per trasmettere sensazioni negative.  Basandosi sulla pura analisi verbale, il discorso di Vendola trasmette un senso di disagio, di enorme difficoltà generale, di dramma in atto.

Comunicazione paraverbale
Commento: Vendola si sforza di utilizzare uno stile pacato; tuttavia, la fluenza del suo discorso è “spezzata” dalla respirazione tesa e innaturale. Si percepiscono nettamente le pause per l’inspirazione. In alcuni punti sono presenti incertezze come “ehm” e “mah“. Le chiusure delle frasi sono correttemente effettuate con un’intonazione “discendente”. L’inflessione e l’enfasi sono piuttosto piatte e compassate.

Comunicazione non verbale
Commento: la postura di Vendola trasmette incertezza, in quanto sposta frequentemente il peso da una gamba all’altra. Lo sguardo non incontra quello dell’ascoltatore (ovvero quello delle numerose telecamere presenti), ma spazia fugacemente da un intervistatore all’altro, senza mai soffermarsi, con frequenti pause in basso o nel vuoto. Per sottolineare alcune parole pronunciate con maggiore enfasi (“scoraggiato“, “piegata“), la testa viene rapidamente protesa in avanti; è un movimento “rapace”, che dovrebbe essere più fluido e controllato, in quanto rischia di risultare inquietante.

Commento generale: dopo l’intervento di Vendola, l’ascoltatore rimane con un senso di disagio, senza che sia chiara la via d’uscita. La preponderanza di immagini negative non concede vie di fuga.
 

LINGUAGGIO PERSUASIVO..O NO? NON GUARDARE IL VIDEO

Non guardare il video di you tube che ho inserito di seguito... a meno che tu non voglia conoscere segreti che ti renderanno una persona fuori dal comune!

Questo è il primo articolo in cui tratterò il linguaggio persuasivo, utilizzando i nostri politici come esempi (non necessariamente da imitare). In queste pagine non viene in alcun modo discusso il messaggio politico né l’ideologia dei personaggi pubblici analizzati; mi limiterò ad una pura analisi della comunicazione.
Il personaggio pubblico oggetto di analisi è Nichi Vendola, di cui riporto un’intervista pubblicata su YouTube dal “Fatto Quotidiano”.

Vendola utilizza un lessico piuttosto elaborato, che richiede una certa istruzione per poter essere compreso chiaramente dall’ascoltatore. 
Dall’analisi semantica (basata sulla trascrizione del parlato) emergono alcuni punti-chiave della strategia di comunicazione di Vendola. I punti sotto elencati sono da me estrapolati dall’intervista a cui puoi assistere nel video e riguardano la sola comunicazione verbale. 

Punti – chiave della comunicazione verbale
  • Dolore (6 parole relative a questo punto)
  • Paese (5 parole relative a questo punto)
  • Crisi (3 parole relative a questo punto)
  • Speranza (2 parole relative a questo punto)
  • Sinistra (1 parola relativa a questo punto)
Commento: Vendola usa una schiacciante preponderanza di termini evocanti emozioni negative. I termini comunemente associati a concetti positivi, come “Paese” (o “Italia“) o “speranza“, sono collocati in prossimità di termini negativi, come “piegato” o “dolente“. Vendola utilizza le negazioni con troppa disinvoltura. L’avverbio di negazione “non” viene di solito ignorato a livello emotivo. Le affermazioni “Io non sono proprietario dei quasi 500.000 voti che ho ricevuto” o “Cerco di impegnarmi [...] perché non vinca Renzi” rischiano di trasmettere il messaggio opposto rispetto alle intenzioni. Inoltre, l’espressione “Cerco di impegnarmi” trasmette incertezza: sarebbe stato preferibile “Mi sto impegnando“. Viene utilizzata una metafora non proprio riuscita, in quanto banale e poco attinente: “[...] ritrovare il bandolo della matassa politica come bandolo di speranza“. Viene utilizzata una buona espressione suggestiva: “profumo di sinistra“, che evoca nostalgia e una indefinita ma piacevole percezione sensoriale. Purtroppo questa tecnica suggestiva viene spesso utilizzata da Vendola per trasmettere sensazioni negative.  Basandosi sulla pura analisi verbale, il discorso di Vendola trasmette un senso di disagio, di enorme difficoltà generale, di dramma in atto.

Comunicazione paraverbale
Commento: Vendola si sforza di utilizzare uno stile pacato; tuttavia, la fluenza del suo discorso è “spezzata” dalla respirazione tesa e innaturale. Si percepiscono nettamente le pause per l’inspirazione. In alcuni punti sono presenti incertezze come “ehm” e “mah“. Le chiusure delle frasi sono correttemente effettuate con un’intonazione “discendente”. L’inflessione e l’enfasi sono piuttosto piatte e compassate.

Comunicazione non verbale
Commento: la postura di Vendola trasmette incertezza, in quanto sposta frequentemente il peso da una gamba all’altra. Lo sguardo non incontra quello dell’ascoltatore (ovvero quello delle numerose telecamere presenti), ma spazia fugacemente da un intervistatore all’altro, senza mai soffermarsi, con frequenti pause in basso o nel vuoto. Per sottolineare alcune parole pronunciate con maggiore enfasi (“scoraggiato“, “piegata“), la testa viene rapidamente protesa in avanti; è un movimento “rapace”, che dovrebbe essere più fluido e controllato, in quanto rischia di risultare inquietante.

Commento generale: dopo l’intervento di Vendola, l’ascoltatore rimane con un senso di disagio, senza che sia chiara la via d’uscita. La preponderanza di immagini negative non concede vie di fuga.
 

I debiti sono sempre sbagliati?


In questi ultimi giorni quotidiani e TG hanno ripreso la notizia dell’aumento costante dell’indebitamento delle famiglie italiane.

Di questo sarei molto felice, se però i debiti fossero “buoni”, ovvero se l’italiano medio si fosse indebitato per produrre reddito aggiuntivo, ad esempio per comprare un immobile, ristrutturarlo e poi rivenderlo.
Un debito cosiddetto “buono”, infatti, produce cashflow e aumenta la disponibilità finanziaria nel bilancio familiare. Di debiti “buoni” bisognerebbe averne molti!

Ma i debiti contratti dagli italiani non sono di questo tipo.

Infatti, nel nostro Paese, come in Inghilterra e in America prima di noi, stiamo annegando nei debiti “cattivi”, cioè quei debiti contratti non per produrre denaro, ma per acquistare beni voluttuari: cellulari, televisioni, frigoriferi, automobili, e addirittura vacanze! Le persone stanno prendendo a prestito dal futuro!
In Gran Bretagna sono già corsi ai ripari inserendo fra le materie di studio l’educazione finanziaria personale, per insegnare così alle persone come gestire le proprie finanze ed evitare di indebitarsi inutilmente.

In Italia questa è ancora un’utopia. 
Ma come si fa a distinguere un debito buono da uno cattivo? E’ semplice, basta tenere presenti le 3 regole principali per imparare ad usare la leva finanziaria, o come lo chiamano gli americani “others people money”:


1. Il debito deve produrre denaro invece di bruciarlo.
2. La sua durata deve essere maggiore o uguale ai tempi di rientro dell’investimento.
3. Mai indebitarsi per acquistare beni che non producono reddito (incluso l’acquisto della prima casa).

Oggi la classe media non solo si restringe, ma vede anche abbassarsi il suo tenore di vita.

Infatti, solo chi ha un’educazione finanziaria corretta sta ottenendo ottimi risultati anche in periodi come questo cosiddetto di “crisi”. 

Spesso le persone hanno desideri semplici ma importanti: dare serenità ai genitori per la vecchiaia, poter pensare con tranquillità al futuro dei propri figli, o anche solo sapere di avere il controllo della propria vita e delle proprie scelte. Tutto questo è possibile solo avendo acquisito le informazioni necessarie per realizzarlo. Oggi, chi non ha le giuste conoscenze finisce per pagare un prezzo davvero alto per la propria disinformazione.

Forse dovrebbero pensarci i politici in campagna elettorale. Oppure per loro, è molto più comodo ed utile avere gente ignorante?

    
 

I debiti sono sempre sbagliati?


In questi ultimi giorni quotidiani e TG hanno ripreso la notizia dell’aumento costante dell’indebitamento delle famiglie italiane.

Di questo sarei molto felice, se però i debiti fossero “buoni”, ovvero se l’italiano medio si fosse indebitato per produrre reddito aggiuntivo, ad esempio per comprare un immobile, ristrutturarlo e poi rivenderlo.
Un debito cosiddetto “buono”, infatti, produce cashflow e aumenta la disponibilità finanziaria nel bilancio familiare. Di debiti “buoni” bisognerebbe averne molti!

Ma i debiti contratti dagli italiani non sono di questo tipo.

Infatti, nel nostro Paese, come in Inghilterra e in America prima di noi, stiamo annegando nei debiti “cattivi”, cioè quei debiti contratti non per produrre denaro, ma per acquistare beni voluttuari: cellulari, televisioni, frigoriferi, automobili, e addirittura vacanze! Le persone stanno prendendo a prestito dal futuro!
In Gran Bretagna sono già corsi ai ripari inserendo fra le materie di studio l’educazione finanziaria personale, per insegnare così alle persone come gestire le proprie finanze ed evitare di indebitarsi inutilmente.

In Italia questa è ancora un’utopia. 
Ma come si fa a distinguere un debito buono da uno cattivo? E’ semplice, basta tenere presenti le 3 regole principali per imparare ad usare la leva finanziaria, o come lo chiamano gli americani “others people money”:


1. Il debito deve produrre denaro invece di bruciarlo.
2. La sua durata deve essere maggiore o uguale ai tempi di rientro dell’investimento.
3. Mai indebitarsi per acquistare beni che non producono reddito (incluso l’acquisto della prima casa).

Oggi la classe media non solo si restringe, ma vede anche abbassarsi il suo tenore di vita.

Infatti, solo chi ha un’educazione finanziaria corretta sta ottenendo ottimi risultati anche in periodi come questo cosiddetto di “crisi”. 

Spesso le persone hanno desideri semplici ma importanti: dare serenità ai genitori per la vecchiaia, poter pensare con tranquillità al futuro dei propri figli, o anche solo sapere di avere il controllo della propria vita e delle proprie scelte. Tutto questo è possibile solo avendo acquisito le informazioni necessarie per realizzarlo. Oggi, chi non ha le giuste conoscenze finisce per pagare un prezzo davvero alto per la propria disinformazione.

Forse dovrebbero pensarci i politici in campagna elettorale. Oppure per loro, è molto più comodo ed utile avere gente ignorante?

 
 

lunedì 25 marzo 2013

La PNL tra dottori ed ospedali

Tutte le professionalità legate all’ambito socio-sanitario oggi, e sempre più, risentono della necessità di un rinnovamento che riguarda in particolar modo l’aspetto comunicativo-emotivo-relazionale.
Nell’attuale scenario si assume, infatti, che gli operatori abbiano la capacità di approntare un intervento comunicativo efficace ed il cui scopo dovrebbe mirare a favorire la libera e incondizionata espressione del malato. Nondimeno quest’ultimo dovrebbe essere coinvolto attivamente contribuendo, inoltre, alla chiarificazione dei suoi dubbi e delle eventuali difficoltà connesse con il dover “vivere” la malattia.


Tale aspetto presuppone che gli operatori debbano, preventivamente, possedere delle conoscenze specifiche oltre che di natura medica e tecnica anche di natura psicologica-relazionale, volte alla buona riuscita della relazione comunicativa intesa come momento informativo, conoscitivo e terapeutico.
Ecco allora che si passa ad un nuovo orientamento relazionale che impone di mettere il cliente al centro dell’attenzione, a differenza di un passato in cui al centro era la malattia ed in cui l’operatore medico occupava una posizione più alta rispetto al paziente in un rapporto spesso paternalistico ed autoritario.
I fruitori del SSN però oggi non sono più pazienti ma clienti, cioè utenti maturi ed adeguati, che hanno diritto e forza nell’esigere un servizio che rispetti le loro aspettative e la loro natura soggettiva.
In questa mutata condizione di rapporti in cui si trova ad operare un professionista del mondo sanitario, si sono affacciate diverse nuove metodologie che possono accompagnarlo gradualmente offrendo un supporto al cambiamento; la Programmazione Neuro Linguistica (PNL) è una di queste ed oggi può offrire strumenti affinati di comprensione ed esplorazione del mondo dell’altro.
Il “Rapport”, ad esempio, è il risultato di una corretta simmetria relazionale (Pacing) che avviene spontaneamente in alcuni casi e che fa riferimento ad una serie di capacità e di comportamenti specifici che possono essere appresi ed incentivati quando non sufficientemente presenti: sensibilità interpersonale, empatia, ascolto, atteggiamento positivo, spirito di servizio, sospensione del giudizio, ecc.
Questa dimensione interpersonale non si estrinseca solo nel rapporto operatore-cliente ma anche nel rapporto operatore-operatore. Più questi sono
soddisfacenti più si traducono in una cooperazione soddisfacente che crea un output di qualità per gli utenti finali.
E’ evidente che per poter sviluppare nuove competenze che favoriscano l’incontro con l’altro, chiunque esso sia, va per prima cosa riconosciuta la difficoltà oggettiva di un operatore posto ogni giorno di fronte a situazioni di dolore e di continua richiesta di aiuto, a pressioni interne legate ai compiti da svolgere e gli obiettivi da rispettare, oltrechè la componente privata non sempre favorevole.
Il rischio che si perdano le motivazioni a svolgere adeguatamente il proprio lavoro e al meglio delle proprie energie ed intenzioni positive è molto forte. Per questo motivo acquisire strumenti di gestione delle emozioni diventa una condizione essenziale per poi poter svolgere un servizio di assistenza di livello.
Anche in questo caso la PNL può offrirci un valido supporto; partendo dall’indagine della struttura dell’esperienza soggettiva, questa disciplina ci mette a disposizione degli strumenti efficaci per una conoscenza più approfondita dei codici di programmazione del nostro sistema rappresentazionale interno che da vita agli stati emotivi.
Le Submodalità sono distinzioni sensoriali, grazie alle quali è possibile riconoscere i “mattoni” dell’esperienza su cui si può agire direttamente come muovendosi su un pannello di controllo di cui si conoscono bene i comandi e gli effetti specifici che producono.
Ma non è tutto. Per poter assolvere ad una funzione così fortemente basata sulla relazione di aiuto dell’altro è necessario avere un impianto interno fortemente centrato sulle dimensioni della missione personale, dell’identità, dei valori e delle convinzioni, per poi dar vita a competenze e a comportamenti più funzionali impattando positivamente nell’ambiente lavorativo.
Un lavoro di allineamento dei livelli di pensiero crea una nuova prospettiva orientata al self-empowerment e dunque  allo sviluppo di un sano equilibrio interno che non può che riversarsi in mutati atteggiamenti comunicativo-relazionali che favoriscano l’incontro con l’altro aumentando la qualità percepita dal cliente.
Lo sviluppo delle competenze emotive dunque diventa necessario per poter attivare anche le skills relazionali e motivare gli operatori ad investire su se stessi e sugli altri supportati da una rinnovata fiducia prima nelle proprie risorse e potenzialità e poi di conseguenza anche in quelle dei propri clienti e colleghi di lavoro.
Fornire gli strumenti per capire e gestire gli aspetti psicologici delle persone passa per un lavoro individuale che parte prima dall’operatore sanitario. Solo così egli potrà assumere adeguatamente una grande capacità che oggi il mercato esige: personalizzazione e umanizzazione del servizio offerto.

La PNL tra dottori ed ospedali

Tutte le professionalità legate all’ambito socio-sanitario oggi, e sempre più, risentono della necessità di un rinnovamento che riguarda in particolar modo l’aspetto comunicativo-emotivo-relazionale.
Nell’attuale scenario si assume, infatti, che gli operatori abbiano la capacità di approntare un intervento comunicativo efficace ed il cui scopo dovrebbe mirare a favorire la libera e incondizionata espressione del malato. Nondimeno quest’ultimo dovrebbe essere coinvolto attivamente contribuendo, inoltre, alla chiarificazione dei suoi dubbi e delle eventuali difficoltà connesse con il dover “vivere” la malattia.


Tale aspetto presuppone che gli operatori debbano, preventivamente, possedere delle conoscenze specifiche oltre che di natura medica e tecnica anche di natura psicologica-relazionale, volte alla buona riuscita della relazione comunicativa intesa come momento informativo, conoscitivo e terapeutico.
Ecco allora che si passa ad un nuovo orientamento relazionale che impone di mettere il cliente al centro dell’attenzione, a differenza di un passato in cui al centro era la malattia ed in cui l’operatore medico occupava una posizione più alta rispetto al paziente in un rapporto spesso paternalistico ed autoritario.
I fruitori del SSN però oggi non sono più pazienti ma clienti, cioè utenti maturi ed adeguati, che hanno diritto e forza nell’esigere un servizio che rispetti le loro aspettative e la loro natura soggettiva.
In questa mutata condizione di rapporti in cui si trova ad operare un professionista del mondo sanitario, si sono affacciate diverse nuove metodologie che possono accompagnarlo gradualmente offrendo un supporto al cambiamento; la Programmazione Neuro Linguistica (PNL) è una di queste ed oggi può offrire strumenti affinati di comprensione ed esplorazione del mondo dell’altro.
Il “Rapport”, ad esempio, è il risultato di una corretta simmetria relazionale (Pacing) che avviene spontaneamente in alcuni casi e che fa riferimento ad una serie di capacità e di comportamenti specifici che possono essere appresi ed incentivati quando non sufficientemente presenti: sensibilità interpersonale, empatia, ascolto, atteggiamento positivo, spirito di servizio, sospensione del giudizio, ecc.
Questa dimensione interpersonale non si estrinseca solo nel rapporto operatore-cliente ma anche nel rapporto operatore-operatore. Più questi sono

domenica 24 marzo 2013

L'esistenza di un venditore

...può migliorare soltanto quando agite.

Fate qualcosa ogni giorno per acquisire nuove competenze nel vostro settore.

Non date mai per scontato il fatto di comprendere le preoccupazioni del cliente.

Fate domande, per esempio :" che cosa intende esattamente?"

Tenete sempre il morale alto, siate ottimisti e incoraggianti in tutte le interazioni con gli altri.

Ricordate che ogni individuo che incontrate, porta un pesante fardello!



L'esistenza di un venditore

...può migliorare soltanto quando agite.

Fate qualcosa ogni giorno per acquisire nuove competenze nel vostro settore.

Non date mai per scontato il fatto di comprendere le preoccupazioni del cliente.

Fate domande, per esempio :" che cosa intende esattamente?"

Tenete sempre il morale alto, siate ottimisti e incoraggianti in tutte le interazioni con gli altri.

Ricordate che ogni individuo che incontrate, porta un pesante fardello!



sabato 23 marzo 2013

Sconfiggere il dolore









Ciao,

ti piacerebbe saper accettare i "dolori della vita"?
...si d'accordo ma che brutto argomento,
starai pensando. Ora con questo post
voglio mostrarti che, saper affrontare il dolore
insito nelle sfide della vita può essere uno dei
tuoi migliori alleati. Ma soprattutto voglio
presentarti uno degli esercizi che in questo
periodo mi da più soddisfazione...





"dolore"=Quello stato di
sofferenza, spesso autoindotta, che ci frena
dal fare ciò che vogliamo fare.


Questo stato è un campanello d'allarme che,
se ascoltato con troppa insistenza, può davvero
rovinarti la vita. Chi si affida troppo a questo
genere di "allarme" ne diventa prigioniero, e la
nostra società non ci aiuta. Ti sei accorto che
nelle generazioni il senso di sopportazione o
di sacrificio è cambiato? oggi abbiamo tutto a
portata di mano, abbiamo talmente tante cose
dal aver iniziato a pensare di non aver bisogno
del dolore, ci chiudiamo nella nostra bella
zona di comfort.


E' questo ciò che fa "l'inversione del desiderio"
(questo è il suo nome ufficiale) ti aiuta ad uscire
dalla zona di comfort, per farti provare quel tanto
di "dolore necessario" per farti alzare il posteriore
ed agire. Ecco la struttura dell'esercizio:


1) Sfida: cerca qualcosa su cui fare l'esercizio, può
essere un impegno che stai rimandando da troppo
tempo, la paura di affrontare una persone o una
situazione. In pratica tutte quelle cose che ti tirano
fuori dalla tua zona di comfort, e che chiaramente
tu desideri fare... senza riuscirci o con un enorme
sforzo.


2) Il dolore: individua il dolore di questa sfida.
Chiediti quanto sforzo ti richiederà affrontare
quella cerca esperienza. Tieni sempre a mente che
la nuvola (se hai ascoltato l'audio sai a cosa mi
riferisco...ma tranquillo lo scoprirai tra poco ;))
rappresenta il dolore. Non una persona, una paura
o l'oggetto in questione, ma il dolore necessario
ad affrontare il miglioramento personale.


3) Il processo: adesso immagina davanti a te la
nuvola che rappresenta il dolore. Guardala come
se l'avessi d'avvero davanti a te, con quel certo
timore. E quando ti senti pronto URLA dentro te
stesso "Su coraggio fatti AVANTI". Come in
segno di sfida.


4) La Nuvola: fai un passo in avanti ed entra nella
nuvola, provando la sensazione di essere davvero
a contatto con quella sofferenza. E mentre inizi a
percepirla urla dentro te stesso "il dolore mi rende
più forte...il dolore mi fa crescere". Resta lì ad
apprezzare quel dolore che ti rende più forte,
come quando alzi un peso in palestra, senti lo
sforzo ma sai di farlo per una buona causa.


5) Uscita: mentre sei ancora dentro la nuvola,
senti come una forza che continua a spingerti
oltre. E mentre vieni "sputato fuori dalla nuvola"
URLA dentro te stesso "il dolore mi libera" ed
esci dalla nuvola oltrepassandola. Mentre esci
sentiti più forte e guardati pieno di luce e forza.


6) Rilassamento: dopo esserti sentito tirare fuori
dalla nuvola, più forte e pieno di luce...lascia
andare il tuo corpo e rilassati. Penso che i due
autori non abbiano descritto a fondo l'importanza
di quest'ultimo passaggio. Dedicagli una attenzione
particolareggiata, se conosci qualche metodo di
rilassamento applicalo.


7) Pratica: una sola ripetizione non servirà a molto
per cui (come sempre) è utile praticare più e più
volte, sino a quando non inizi a sentirti spinto verso
la sfida che prima cercavi di evitare.


Perché è così importante il rilassamento finale?
perché questo schema è lo stesso che viene utilizzato
da anni in diverse scuole di cambiamento, e le due
parti essenziali sono a) affrontare il dolore e iniziare
a sopportarlo (con conseguente ristrutturazione del
campo cognitivo, cioè inizi ad apprezzare quella
sensazione) e b) associare rilassamento a quelle
situazioni. Per cui penso che siano questi i due punti
su cui dovrai concentrarti per avere risultati a
lungo termine.


Nel mio studio, questo esercizio ha già dato ottimi
frutti. Sono curioso di sapere se, già dopo poche
ripetizioni, inizi a sentirti spingere nella direzione
in cui desideri andare. Praticalo e fammi sapere
che effetto ha avuto su di te... lascia un commento
qui sotto e condividi con "noi" i tuoi risultati.


A presto
Psyco-logica

Sconfiggere il dolore









Ciao,

ti piacerebbe saper accettare i "dolori della vita"?
...si d'accordo ma che brutto argomento,
starai pensando. Ora con questo post
voglio mostrarti che, saper affrontare il dolore
insito nelle sfide della vita può essere uno dei
tuoi migliori alleati. Ma soprattutto voglio
presentarti uno degli esercizi che in questo
periodo mi da più soddisfazione...





"dolore"=Quello stato di
sofferenza, spesso autoindotta, che ci frena
dal fare ciò che vogliamo fare.


Questo stato è un campanello d'allarme che,
se ascoltato con troppa insistenza, può davvero
rovinarti la vita. Chi si affida troppo a questo
genere di "allarme" ne diventa prigioniero, e la
nostra società non ci aiuta. Ti sei accorto che
nelle generazioni il senso di sopportazione o
di sacrificio è cambiato? oggi abbiamo tutto a
portata di mano, abbiamo talmente tante cose
dal aver iniziato a pensare di non aver bisogno
del dolore, ci chiudiamo nella nostra bella
zona di comfort.


E' questo ciò che fa "l'inversione del desiderio"
(questo è il suo nome ufficiale) ti aiuta ad uscire
dalla zona di comfort, per farti provare quel tanto
di "dolore necessario" per farti alzare il posteriore
ed agire. Ecco la struttura dell'esercizio:


1) Sfida: cerca qualcosa su cui fare l'esercizio, può
essere un impegno che stai rimandando da troppo
tempo, la paura di affrontare una persone o una
situazione. In pratica tutte quelle cose che ti tirano
fuori dalla tua zona di comfort, e che chiaramente
tu desideri fare... senza riuscirci o con un enorme
sforzo.


2) Il dolore: individua il dolore di questa sfida.
Chiediti quanto sforzo ti richiederà affrontare
quella cerca esperienza. Tieni sempre a mente che
la nuvola (se hai ascoltato l'audio sai a cosa mi
riferisco...ma tranquillo lo scoprirai tra poco ;))
rappresenta il dolore. Non una persona, una paura
o l'oggetto in questione, ma il dolore necessario
ad affrontare il miglioramento personale.


3) Il processo: adesso immagina davanti a te la
nuvola che rappresenta il dolore. Guardala come
se l'avessi d'avvero davanti a te, con quel certo
timore. E quando ti senti pronto URLA dentro te
stesso "Su coraggio fatti AVANTI". Come in
segno di sfida.


4) La Nuvola: fai un passo in avanti ed entra nella
nuvola, provando la sensazione di essere davvero
a contatto con quella sofferenza. E mentre inizi a
percepirla urla dentro te stesso "il dolore mi rende
più forte...il dolore mi fa crescere". Resta lì ad
apprezzare quel dolore che ti rende più forte,
come quando alzi un peso in palestra, senti lo
sforzo ma sai di farlo per una buona causa.


5) Uscita: mentre sei ancora dentro la nuvola,
senti come una forza che continua a spingerti
oltre. E mentre vieni "sputato fuori dalla nuvola"
URLA dentro te stesso "il dolore mi libera" ed
esci dalla nuvola oltrepassandola. Mentre esci
sentiti più forte e guardati pieno di luce e forza.


6) Rilassamento: dopo esserti sentito tirare fuori
dalla nuvola, più forte e pieno di luce...lascia
andare il tuo corpo e rilassati. Penso che i due
autori non abbiano descritto a fondo l'importanza
di quest'ultimo passaggio. Dedicagli una attenzione
particolareggiata, se conosci qualche metodo di
rilassamento applicalo.


7) Pratica: una sola ripetizione non servirà a molto
per cui (come sempre) è utile praticare più e più
volte, sino a quando non inizi a sentirti spinto verso
la sfida che prima cercavi di evitare.


Perché è così importante il rilassamento finale?
perché questo schema è lo stesso che viene utilizzato
da anni in diverse scuole di cambiamento, e le due
parti essenziali sono a) affrontare il dolore e iniziare
a sopportarlo (con conseguente ristrutturazione del
campo cognitivo, cioè inizi ad apprezzare quella
sensazione) e b) associare rilassamento a quelle
situazioni. Per cui penso che siano questi i due punti
su cui dovrai concentrarti per avere risultati a
lungo termine.


Nel mio studio, questo esercizio ha già dato ottimi
frutti. Sono curioso di sapere se, già dopo poche
ripetizioni, inizi a sentirti spingere nella direzione
in cui desideri andare. Praticalo e fammi sapere
che effetto ha avuto su di te... lascia un commento
qui sotto e condividi con "noi" i tuoi risultati.


A presto
Psyco-logica

venerdì 22 marzo 2013

lo Wing nella seduzione


Oggi parliamo della cosiddetta “spalla”, un ruolo fondamentale per tutti quelli che amano approcciare in due e quindi non amano essere dei “lupi solitari” e muoversi in questo campo da soli.
Forse non è sempre semplice trovare una spalla con cui ci intendiamo a meraviglia, perché non basta solo avere in comune la passione per la seduzione, è anche questione di carattere.
L’intesa tra due persone, in tutte le cose della vita, può sì essere naturale e “chimica”, ma molto più spesso è frutto di tanta esperienza passata insieme e di tanto allenamento in comune, quindi: più ti alleni con un amico e più intesa si costruirà tra di voi.

Gli aspetti positivi di avere una “spalla”

Quali sono gli aspetti positivi del “rimorchio a due”, come lo chiamiamo in gergo tecnico :-) ?
spalla-come-amico
1. Condivisione
Con un amico puoi condividere emozioni, esperienze, pensieri e opinioni sulla seduzionevissuta sul campo con un ragazzo come te, e questo non può farti altro che bene.
2. Amicizia
Spesso e volentieri, da questa passione in comune nascono le più belle amicizie, e avanti con gli anni ci si ricorda di quando lui ti ha fatto da spalla nell’approcciare una ragazza, aiutandoti con la sua amica :-) .
3. Trasmetti sicurezza
Rimorchiare da soli molte volte è rischioso perché puoi sembrare agli occhi di una ragazza un playboy solitario (aggiungerei anche l’aggettivo disperato) e affamato di sesso!?
Una ragazza si trova molto più a suo agio a conoscere un ragazzo circondato da amici o in compagnia di un amico, piuttosto di conoscere un uomo da solo che la “punta” dall’angolo di un bar.
Quindi è anche questione di trasmettere sicurezza alla ragazza che vuoi conoscere.
4. Divertimento
Se magari una sera un approccio non va come speravi, ti trovi comunque con amico con cui puoi divertirti e andare insieme in un altro locale a conoscere nuove ragazze.
Da solo invece potresti buttarti giù e  andare a casa a piangere su te stesso e a giocare con i videogame!
5. Sana competizione
Dove lo metti lo stimolo a migliorarti che ti da l’interagire con un’altra persona?
Dove la metti quella sana e giusta competizione (e mi raccomando che sia sana e giusta sul serio ;-) ) che si crea in questi casi con il tuo “amico-collega”?
Anche questo è un altro punto a favore: la possibilità che avresti di imparare da lui cose in cui non sei un granchè e viceversa, la possibilità che lui ha di imparare da te per alcune sue abilità in cui è scarso.

La profondità di rapporto che si raggiunge vivendo tante esperienze con un ragazzo come te, che magari all’inizio sarà anche un estraneo ma che con il passare del tempo diventerà un amico con la A maiuscola, non è affatto trascurabile.
La voglia di aiutarsi a vicenda, la solidarietà che si instaura tra di voi, e la sempre più sviluppata capacità di saper correre uno in aiuto dell’altro quando c’è ne bisogno non hanno davvero prezzo.

Nel prossimo articolo scenderemo più nel dettaglio e andremo a vedere tecnicamente quali sono le caratteristiche che deve avere una buona spalla.
Quindi tutti a trovarsi un compagno d’avventura!

Buona serata Psyco-logica

lo Wing nella seduzione


Oggi parliamo della cosiddetta “spalla”, un ruolo fondamentale per tutti quelli che amano approcciare in due e quindi non amano essere dei “lupi solitari” e muoversi in questo campo da soli.
Forse non è sempre semplice trovare una spalla con cui ci intendiamo a meraviglia, perché non basta solo avere in comune la passione per la seduzione, è anche questione di carattere.
L’intesa tra due persone, in tutte le cose della vita, può sì essere naturale e “chimica”, ma molto più spesso è frutto di tanta esperienza passata insieme e di tanto allenamento in comune, quindi: più ti alleni con un amico e più intesa si costruirà tra di voi.

Gli aspetti positivi di avere una “spalla”

Quali sono gli aspetti positivi del “rimorchio a due”, come lo chiamiamo in gergo tecnico :-) ?
spalla-come-amico
1. Condivisione
Con un amico puoi condividere emozioni, esperienze, pensieri e opinioni sulla seduzionevissuta sul campo con un ragazzo come te, e questo non può farti altro che bene.
2. Amicizia
Spesso e volentieri, da questa passione in comune nascono le più belle amicizie, e avanti con gli anni ci si ricorda di quando lui ti ha fatto da spalla nell’approcciare una ragazza, aiutandoti con la sua amica :-) .
3. Trasmetti sicurezza
Rimorchiare da soli molte volte è rischioso perché puoi sembrare agli occhi di una ragazza un playboy solitario (aggiungerei anche l’aggettivo disperato) e affamato di sesso!?
Una ragazza si trova molto più a suo agio a conoscere un ragazzo circondato da amici o in compagnia di un amico, piuttosto di conoscere un uomo da solo che la “punta” dall’angolo di un bar.
Quindi è anche questione di trasmettere sicurezza alla ragazza che vuoi conoscere.
4. Divertimento
Se magari una sera un approccio non va come speravi, ti trovi comunque con amico con cui puoi divertirti e andare insieme in un altro locale a conoscere nuove ragazze.
Da solo invece potresti buttarti giù e  andare a casa a piangere su te stesso e a giocare con i videogame!
5. Sana competizione
Dove lo metti lo stimolo a migliorarti che ti da l’interagire con un’altra persona?
Dove la metti quella sana e giusta competizione (e mi raccomando che sia sana e giusta sul serio ;-) ) che si crea in questi casi con il tuo “amico-collega”?
Anche questo è un altro punto a favore: la possibilità che avresti di imparare da lui cose in cui non sei un granchè e viceversa, la possibilità che lui ha di imparare da te per alcune sue abilità in cui è scarso.

La profondità di rapporto che si raggiunge vivendo tante esperienze con un ragazzo come te, che magari all’inizio sarà anche un estraneo ma che con il passare del tempo diventerà un amico con la A maiuscola, non è affatto trascurabile.
La voglia di aiutarsi a vicenda, la solidarietà che si instaura tra di voi, e la sempre più sviluppata capacità di saper correre uno in aiuto dell’altro quando c’è ne bisogno non hanno davvero prezzo.

Nel prossimo articolo scenderemo più nel dettaglio e andremo a vedere tecnicamente quali sono le caratteristiche che deve avere una buona spalla.
Quindi tutti a trovarsi un compagno d’avventura!

Buona serata Psyco-logica

Mi rendo conto, e voi vi rendete conto ?

L’altro giorno ho avuto un flashback… quando rivivi un momento del passato, come se accadesse proprio ora.
Mi sono fermato a bere un caffè in un bar.
Mentre sorseggiavo il caffè, ho visto una ragazza entrare. In realtà non l’ho vista veramente: era soltanto un ricordo.
Diversi anni fa, infatti,  in quello stesso bar avevo bevuto un aperitivo con una ragazza bellissima.

Ricordo distintamente le sensazioni che provavo mentre la aspettavo, l’ansia e l’eccitazione. Mi sembra nuovamente di vederla entrare, bella e sorridente, e di chiedere a me stesso “possibile che sia qui per me?”. Non ci credevo. Non pensavo di essere all’altezza di così tanta bellezza. Erano le mie insicurezze che insinuavano il dubbio…

Nonostante tutto, ero ancora pieno di insicurezze. Sono all’altezza? Ce la farò? Sono abbastanza bello, simpatico, intelligente, forte…? Quella ragazza era soltanto l’ennesimo dubbio. L’avevo conosciuta la settimana precedente, dopo una breve conversazione mi ero buttato, invitandola per un aperitivo.

 mi sorprese. Senza nemmeno pensarci un attimo rispose di sì.

Ero sicuro che non si sarebbe presentata. E invece eccola lì, bellissima, e tirata da gara per me… Non potevo crederci!
 Insomma, ne avevo già fatte parecchie di cose che avrebbero dovuto darmi sicurezza, ma ero ugualmente emozionato e insicuro. Come siamo strani, noi umani. Facciamo cose straordinarie tutti i giorni, eppure siamo sempre dubbiosi delle nostre capacità, del nostro valore.

Sono davvero convinto che siamo tutti straordinari ma, a volte, sono il primo a dimenticarmelo. Forse lo fai anche tu, non so.

Ricordo che tempo fa un imprenditore, uno che si è davvero fatto da solo, mi disse che nella sua vita la cosa più difficile era stata cambiare il proprio modo di pensare. Avendo un background in PNL aveva usato la parola “convinzioni”.
Io la penso come lui. Le abilità, le skills, si possono imparare, ma se non cambi il modo di vedere le cose il mondo sarà come prima. È la percezione della realtà che determina come viviamo e quanto siamo felici e soddisfatti.
Non sono i soldi, e nemmeno le belle ragazze che vengono a bere l’aperitivo con te, che fanno la differenza.
 Mi sono persino superato, arrivando a sposare una donna straordinaria, altro che aperitivo!
Non ci sono riuscito grazie a un’intelligenza superiore (che non ho), o altre doti. Sono una persona normale, quindi straordinaria. Come te.
Grazie alle mie esperienze, alla PNL, al Coaching e alle Dinamiche a Spirale e al lavoro su me stesso, ho capito meglio come funziona la mia mente e sono riuscito ad andare oltre i miei dubbi. Soprattutto quelli infondati.

Ti dico la verità: i dubbi tornano.

Meglio così, almeno non ci montiamo troppo la testa.
Ma rendersi conto che sei molto più delle tue paure e dei tuoi dubbi, aiuta. Non hai idea di quel che puoi fare veramente. Lo ripetiamo spesso. Forse troppo spesso, e sembra una frase fatta.
 Ma non è così.
Credimi, io e te ne siamo una prova vivente.

Mi rendo conto, e voi vi rendete conto ?

L’altro giorno ho avuto un flashback… quando rivivi un momento del passato, come se accadesse proprio ora.
Mi sono fermato a bere un caffè in un bar.
Mentre sorseggiavo il caffè, ho visto una ragazza entrare. In realtà non l’ho vista veramente: era soltanto un ricordo.
Diversi anni fa, infatti,  in quello stesso bar avevo bevuto un aperitivo con una ragazza bellissima.

Ricordo distintamente le sensazioni che provavo mentre la aspettavo, l’ansia e l’eccitazione. Mi sembra nuovamente di vederla entrare, bella e sorridente, e di chiedere a me stesso “possibile che sia qui per me?”. Non ci credevo. Non pensavo di essere all’altezza di così tanta bellezza. Erano le mie insicurezze che insinuavano il dubbio…

Nonostante tutto, ero ancora pieno di insicurezze. Sono all’altezza? Ce la farò? Sono abbastanza bello, simpatico, intelligente, forte…? Quella ragazza era soltanto l’ennesimo dubbio. L’avevo conosciuta la settimana precedente, dopo una breve conversazione mi ero buttato, invitandola per un aperitivo.

 mi sorprese. Senza nemmeno pensarci un attimo rispose di sì.

Ero sicuro che non si sarebbe presentata. E invece eccola lì, bellissima, e tirata da gara per me… Non potevo crederci!
 Insomma, ne avevo già fatte parecchie di cose che avrebbero dovuto darmi sicurezza, ma ero ugualmente emozionato e insicuro. Come siamo strani, noi umani. Facciamo cose straordinarie tutti i giorni, eppure siamo sempre dubbiosi delle nostre capacità, del nostro valore.

Sono davvero convinto che siamo tutti straordinari ma, a volte, sono il primo a dimenticarmelo. Forse lo fai anche tu, non so.

Ricordo che tempo fa un imprenditore, uno che si è davvero fatto da solo, mi disse che nella sua vita la cosa più difficile era stata cambiare il proprio modo di pensare. Avendo un background in PNL aveva usato la parola “convinzioni”.
Io la penso come lui. Le abilità, le skills, si possono imparare, ma se non cambi il modo di vedere le cose il mondo sarà come prima. È la percezione della realtà che determina come viviamo e quanto siamo felici e soddisfatti.
Non sono i soldi, e nemmeno le belle ragazze che vengono a bere l’aperitivo con te, che fanno la differenza.
 Mi sono persino superato, arrivando a sposare una donna straordinaria, altro che aperitivo!
Non ci sono riuscito grazie a un’intelligenza superiore (che non ho), o altre doti. Sono una persona normale, quindi straordinaria. Come te.
Grazie alle mie esperienze, alla PNL, al Coaching e alle Dinamiche a Spirale e al lavoro su me stesso, ho capito meglio come funziona la mia mente e sono riuscito ad andare oltre i miei dubbi. Soprattutto quelli infondati.

Ti dico la verità: i dubbi tornano.

Meglio così, almeno non ci montiamo troppo la testa.
Ma rendersi conto che sei molto più delle tue paure e dei tuoi dubbi, aiuta. Non hai idea di quel che puoi fare veramente. Lo ripetiamo spesso. Forse troppo spesso, e sembra una frase fatta.
 Ma non è così.
Credimi, io e te ne siamo una prova vivente.

martedì 19 marzo 2013

L'INCONSCIO, QUEL MALEDETTO IGNOTO...






Ciao,
prendersi una pausa, fare un passeggiata in mezzo al
verde, fare un sonnellino, rilassarsi...sono tutte cose
che hanno un comun denominatore: migliorano la
nostra capacità di problem solving. In questi anni ti
ho mostrato numerose ricerche e scoperte su quello
che chiamiamo "inconscio" e su come, "lasciandogli
il tempo di funzionare" questo sia davvero in grado 
di svolgere delle attività di pensiero al di fuori della
nostra consapevolezza.


Intuitivamente non ci vuole un genio a capire che dentro
di noi esiste qualcosa che regola la moltitudine di azioni
e reazioni fisiologiche. Mentre leggi queste parole il tuo
cervello sta regolando la respirazione, il tuo battito
cardiaco ed altre centomila cose di cui non sei cosciente.
Ma la vera scoperta, resa nota da Freud, e che questo
funzionamento inconscio vale anche per i pensieri e non
solo per il funzionamento anatomo fisiologico. cioè per
tutta quella parte che in anatomia prende il nome di
sistema nervoso autonomo.
Da quando la scienza ha iniziato a scoprire metodologie
nuove per "guardare dentro il cervello
si è andati alla ricerca di questo meccanismo inconscio.
Merito delle neuroscienze è stato quello, nella gran parte
dei casi, di osservare il funzionamento cognitivo senza
rifarsi ad una teoria di riferimento. Certo, una volta che
si hanno dei dati ognuno può utilizzarli per "tirare acqua
al proprio mulino"...ad esempio gli psicoanalisti cercheranno
le loro conferme sul l'inconscio freudiano, e allo stesso
modo faranno gli altri.
In un recente ci si è serviti delle 
osservazioni su questo fenomeno per indagarlo attraverso 
la risonanza magnetica. Il metodo sperimentale era un
classico: ad alcuni soggetti veniva chiesto di risolvere dei 
compiti complessi, ad un gruppo veniva chiesto di farlo nel 
modo classico, cioè mettersi li e cercare dirisolvere il 
problema. Mentre ad un altro gruppo veniva chiesto di fare
una pausa che li distraesse prima di terminare il compito...e 
poi c'era un gruppo di controllo a cui veniva chiesto di fare si
la pausa ma di continuare a pensare al problema da risolvere. 
...come sai quando non porti a
termine un certo compito è come se lasciassi un programma
del computer aperto che continua a funzionare. Ed è proprio
questo che hanno scoperto i ricercatori, confermando le
numerose ipotesi a riguardo. L'esperimento come molti
altri ha dimostrato che fare una piccola pausa permette
alle idee di riorganizzarsie di risolvere un problema,
anche molto complesso, senza pensarci consciamente.
Così come avevamo già visto che fare un riposino
può aiutare la memoria e non solo.
A differenza di altri esperimenti, in questi, si è visto che
se durante la prima parte del problem solving la persona
attivava una certa area (presumibilmente quelle legata
alla risoluzione di quello specifico compito) durante la
pausa questa non cessava di funzionare...ma invece
continuava un lavoro di sottofondo. Quel lavoro che da
anni consideriamo il lavorio della mente inconscia. La
corrispondenza è stata questa...
...osservando questa attività che perdura anche nella pausa, 
ma non solo anche se durante la pausa si fa fare altro (cosa 
tipica di questo genere di studi) quella zona del cervello 
continua a lavorare...ma potrebbe essere altro? Secondo i 
ricercatori no, si tratta davvero della attività inconscia
perché più quell'area iniziale restava attiva (durante la
distrazione) e più i soggetti riuscivano a risolvere il 
problema a livello inconscio efficemente.
Questa osservazione indica che l'attività osservata è
molto provabilmetnte quella che, in modo silenzioso,
risolve il problema anche quando non ci pensiamo in
modo consapevole. Questa è stata chiamata dai
ricercatori "attivazione neuronale inconscia", i quali
hanno scoperto con meraviglia non solo la velocità
di esecuzione, ma anche la grande quantità di
cervello che rimane attivata anche durante la
distrazione...
...dati osservativo che che potrebbe spiegare il perché
si ritiene ormai da tempo che l'inconscio sia una parte
saggia ed intelligente, pur con tutti i suoi difetti di
construzione ;)) quindi "avere fiducia in questa parte"
come continuava a ripetere Milton Erickson è, per la
scienza, sempre meno una metafora. I ricercatori
concludono le loro osservazioni affermando che...
...se ci si trova bloccati durante la risoluzione di un
probelema è bene distrarsi e confidare nella capacità
della mente inconscia di risolvere i problemi. E
concludo queste ipotesi sulla mente inconscia ancora
con Erickson per sottolineare quanto egli sia riuscito
a precorrere una quantità enorme di osservazioni che
oggi sono state convalidate dalla scienza. E di certo
fra le più importanti c'è la fiducia in questa parte di
te, e la sua cosiddetta "ipnosi moderna" si basa
proprio sulla fiducia...
...la fiducia che questa parte sappia più cose di quante
tu pensi di saperne, e che un simile "problem solving"
avvenga costantemente...dobbiamo solo nutrirlo di
cose buone ed avere fiducia in lui, proprio come ci
dovremmo fidare del nostro partner;)

L'INCONSCIO, QUEL MALEDETTO IGNOTO...






Ciao,
prendersi una pausa, fare un passeggiata in mezzo al
verde, fare un sonnellino, rilassarsi...sono tutte cose
che hanno un comun denominatore: migliorano la
nostra capacità di problem solving. In questi anni ti
ho mostrato numerose ricerche e scoperte su quello
che chiamiamo "inconscio" e su come, "lasciandogli
il tempo di funzionare" questo sia davvero in grado 
di svolgere delle attività di pensiero al di fuori della
nostra consapevolezza.


Intuitivamente non ci vuole un genio a capire che dentro
di noi esiste qualcosa che regola la moltitudine di azioni
e reazioni fisiologiche. Mentre leggi queste parole il tuo
cervello sta regolando la respirazione, il tuo battito
cardiaco ed altre centomila cose di cui non sei cosciente.
Ma la vera scoperta, resa nota da Freud, e che questo
funzionamento inconscio vale anche per i pensieri e non
solo per il funzionamento anatomo fisiologico. cioè per
tutta quella parte che in anatomia prende il nome di
sistema nervoso autonomo.
Da quando la scienza ha iniziato a scoprire metodologie
nuove per "guardare dentro il cervello
si è andati alla ricerca di questo meccanismo inconscio.
Merito delle neuroscienze è stato quello, nella gran parte
dei casi, di osservare il funzionamento cognitivo senza
rifarsi ad una teoria di riferimento. Certo, una volta che
si hanno dei dati ognuno può utilizzarli per "tirare acqua
al proprio mulino"...ad esempio gli psicoanalisti cercheranno
le loro conferme sul l'inconscio freudiano, e allo stesso
modo faranno gli altri.
In un recente ci si è serviti delle 
osservazioni su questo fenomeno per indagarlo attraverso 
la risonanza magnetica. Il metodo sperimentale era un
classico: ad alcuni soggetti veniva chiesto di risolvere dei 
compiti complessi, ad un gruppo veniva chiesto di farlo nel 
modo classico, cioè mettersi li e cercare di