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sabato 14 dicembre 2013

MERDA

IL TEMPO: QUESTO SCONOSCIUTO

Se c’è una cosa giusta a questo mondo, quello è il Tempo!

Tutti abbiamo a disposizione 24 ore in una giornata, 86400 secondi per sfruttare il Tempo al meglio.

In questo abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni, una grande esperienza.
tempo-3

Quegli 86400 secondi vengono fagocitati dalle esigenze e dai bisogni di tutti, tranne.. che i propri. Che vengono puntualmente trascurati alimentando sentimenti di frustrazione, insoddisfazione, malumore, ansia..

Come fare allora per riprendersi un pò del proprio tempo e dedicarlo a se stessi?

1. Il primo passo è definire cosa di quello che fai è davvero importante e cosa urgente.In PNL si impara il concetto di urgenza vs importanza. Puoi approfondire questa meravigiosa disciplina cliccando




Potresti accorgerti che ti metti addosso priorità e urgenze che esistono solo nella tua testa. Se sei donna ti dico per esempio: restare al telefono mezz’ora per consolare l’amica che ha litigato con il fidanzato è importante e urgente? Andare a fare la spesa tutti i giorni al supermercato, perchè il bambino mangia il prosciutto solo se è tagliato di fresco e mio marito odia il pesce surgelato, è importante e urgente?
Ridefinisci quelle che sono le priorità e riorganizza la giornata in quel senso

2. Il secondo passo è quello di non lasciarsi usare. Ci sono persone che sono delle vere e proprie sanguisughe in fatto di tempo. Ti cercano solo se hanno bisogno, ti chiedono continuamente favori, tendono a farti sentire in colpa se non assecondi i loro bisogni. Chi sono? Datori di lavoro troppo esigenti, colleghi pronti a delegare, mariti e/o mogli che si defilano quando si tratta di darti una mano, figli che sfruttano la loro condizione di esseri amati oltre ogni dire… :-)
Impara a dire no! All’inizio può risultare davvero difficile ma come tutte le abitudini, basta iniziare e impegnarsi un poco e vedrai quali risultati strepitosi è capace di generare un no ben detto! Le cose sono due: o si aggiustano da soli e non chiedono più oppure vanno a chiedere a qualcun’altro ma in ogni caso il tuo problema è risolto.

3. Il terzo passo è quello di fare bene i conti. Fai un bilancio del tempo che dedichi agli altri e quello che dedichi a te stesso/a. Ricorda la regola che più sei disposto a dare, più gli altri chiederanno. Della serie, dai il dito e si prenderanno il braccio. Per cattiveria? No, semplicemente perchè li hai abituati così!
Scrivi su un foglio l’elenco delle cose che fai per gli altri e quelle che fai per te e guarda dove pende la bilancia. Cosa puoi fare per bilanciarla? Impara a mettere delle regole, rispettale e falle rispettare. Regole per te e per gli altri. Qualcuno mi aiuta ad apparecchiare, i ragazzi riordinano la loro stanza, il marito passa l’aspirapolvere,la moglie lava i piatti, le telefonate con gli amici max 10 minuti e spunta fuori un’ora serale tutta per me, ogni giorno. All’inizio può sembrare tutto innaturale ma quando avrai iniziato a coglierne i benefici, sarà facile adattarsi.

4. Il quarto passo è conoscere la Legge di Pareto. Questa è la teoria dell’80/20. Significa che sarà solo il 20% di quello che fai che ti permetterà di ottenere l’80% del risultato. In pratica potrebbe significare che solo il 20% delle cose che fai per i tuoi figli sono realmente necessarie per soddisfare il loro bisogno d’amore, ad esempio. E solo il 20% del lavoro che produci quando sei in ufficio concorrerà all’80% dei risultati che ottieni a livello professionale.
Ricordalo la prossima volta che deciderai di restare in ufficio oltre l’orario per finire quel lavoro che ritieni importantissimo..

Questi quattro passi sono dei dogmi? Assolutamente no!

Ma sicuramente rappresentano i presupposti base per organizzare al meglio il tuo tempo, e quindi vivere meglio.
Approfondisci meglio come gestire la tua vita in ogni area cliccando

 

giovedì 12 dicembre 2013

4 PUNTI CHIAVI PER VIVERE BENE

Le quattro regole per Vivere Felici
1. Responsabilità
2. Proattività
3. Acutezza sensoriale
4. Adattabilità

Dalle esperienze congiunte (oltre settant’anni al servizio di
persone che volevano raggiungere obiettivi specifici) abbiamo
distillato quattro regole, quattro condizioni che debbono
essere soddisfatte affinché possiate Vivere Felici.



La prima regola per Vivere Felici è la responsabilità.
La verità nuda e cruda è che voi siete responsabili dei risultati
che ottenete. Questo non significa addossarsi la colpa di
tutti i propri problemi, né rifiutare l’aiuto che si riceve
lungo il cammino. Significa semplicemente che dovete
smetterla – smetterla sul serio – di aspettarvi di essere il
destinatario passivo del cambiamento.
A volte il cambiamento è un lavoro di squadra vostro e della
persona che in quel momento vi sta facendo da guida, da
coach o da mentore. Altre volte è un lavoro solitario, anche
se avrete il supporto di risorse come questo libro. Ma
soprattutto, essere responsabili significa: nessuno può farlo al
vostro posto. Lo dovete comprare voi, il libro; trovarlo voi,
il vostro coach; decidere voi quali direzioni e quali obiettivi
perseguire; e pensare voi stessi a un piano. Spetta a voi
diventare l’agente del vostro stesso cambiamento.

DOMANDA DI RIFLESSIONE:
Quanto vi ritenete responsabili per le esperienze,
positive o negative che siano, della vostra vita?


La seconda regola per Vivere Felici è la proattività.
Le persone più naturalmente inclini a Vivere Felici sono
quelle più orientate all’azione. Il genere di persona che, una
volta deciso cosa vuole e come ottenerlo, deve assolutamente
darsi da fare. Per contro, i pessimisti e i depressi sono
spesso inclini all’inazione. Se è vero che talvolta è necessario
prendersi del tempo per riflettere, riposare e recuperare
le energie, è pur vero che il lasciarsi andare, l’abbandonarsi
in attesa che qualcosa o qualcuno ci venga a salvare non è
mai accettabile.

DOMANDA DI RIFLESSIONE:
Quanto sei proattivo? Potresti esserlo di più,
se le ricompense fossero più grandi?


La terza regola per Vivere Felici è l’acutezza sensoriale.
Molte delle scoperte più straordinarie della PNL sono state
possibili grazie alla capacità di prestare attenzione e di
rispondere senza preconcetti a ciò che si stava osservando.
Negli anni, molte delle persone che si occupavano di salute
e benessere – e tra queste anche gli psicologi – si sono
fregiate di essere imparziali osservatori dei comportamenti
umani. Non era così. All’inizio degli anni Settanta, gli
psicologi si facevano la guerra per stabilire quale fosse il
“giusto approccio” alla psicoterapia. Dozzine, se non centinaia
di scuole diverse lottavano per la supremazia. La cosa
interessante è che nessuna di queste produceva risultati.
Nessuno era davvero in grado di risolvere i problemi dei
propri pazienti, ma la cosa sembrava irrilevante, fintanto
che fossero riusciti a dimostrare di avere “ragione”.
Questo era potuto accadere perché il loro approccio era
eminentemente teorico e limitato da schemi inconsci che
li predisponevano al fallimento. Erano tutti concentrati sui
contenuti dell’esperienza dei loro pazienti: volevano
scoprire il perché delle cose, individuare cosa c’era di
sbagliato. Erano convinti che, scoprendo il motivo per cui quella
persona stava male, tutto si sarebbe aggiustato come per
magia. Passavano il tempo a cercare di interpretare quello
che dicevano i pazienti, invece di prestare attenzione a ciò
che facevano. Non prestavano neppure particolare
attenzione agli effetti, intenzionali o meno, del loro
interagire con il paziente.
L’acutezza sensoriale è un’abilità che si può imparare e
migliorare. Si comincia sviluppando la propria capacità di
notare ciò che accade dentro (pensieri, azioni e reazioni) e
fuori di sé: cosa crea o mantiene in vita i nostri problemi?
Qual è l’effetto delle nuove azioni che intervengono a
modificare la situazione? Questo è anche il modo di ampliare
la propria gamma di risposte.

DOMANDA DI RIFLESSIONE:
Quanta attenzione prestate a ciò che provate e
a come reagite? E al mondo attorno a voi?


La quarta regola per Vivere Felici è l’adattabilità.
Questa è probabilmente la regola più importante. Senza
un’autentica propensione a cambiare comportamento,
adottando risposte creative e appropriate alla situazione
(che si tratti di un mutato stimolo ambientale o di un modo
per raggiungere obiettivi che ancora non avere concretizzato),
diventerete vittime inermi del caso e delle circostanze.
Accettare di dover coltivare l’adattabilità e la flessibilità -
oltre alla capacità di tollerare l’ambiguità derivante dal non
conoscere sempre le risposte giuste – è un’altra parte del
vostro impegno alla responsabilità.
Coltivare queste abilità non vi aiuterà solamente a sentirvi
meglio e a godervi di più la vita. Come vi dimostreremo
più tardi, potrebbe addirittura salvarvela.

DOMANDA DI RIFLESSIONE:
Vi riprendete rapidamente da un rovescio imprevisto?
Qual è il vostro grado di flessibilità o adattabilità?

mercoledì 9 ottobre 2013

CINQUE ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

Come comunichi, ogni giorno?
“Con ogni comportamento”, può essere una risposta.
Paul Watzlawick e il gruppo di ricerca dell’MRI hanno studiato a lungo la comunicazione, la sua influenza sulle persone e gli effetti che ha sul comportamento. Dai loro studi, partiti oltre cinquant’anni fa, si sono avviate innumerevoli ricerche e formulazioni, alcune molto valide, altre meno. Quello che è emerso è che la comunicazione è un campo di notevole interesse.

Come potrebbe non esserlo, d’altronde?
Comunichi tutti i giorni, con chiunque, consapevolmente e non, per raggiungere obiettivi, descrivere, suscitare emozioni, stabilire relazioni. Con la comunicazione crei realtà e a volte delle vere e proprie trappole – fino ad arrivare alla psicopatologia. È uno strumento che influenza le tue interazioni con amici, partner, colleghi, sconosciuti, capace di determinarne l’andamento positivo o negativo.

Se dall’MRI in poi lo studio della comunicazione ha visto un’accelerazione esponenziale, da allora ci rimangono basi solide e ancora valide. Come i cinque assiomi della comunicazione umana, che vediamo di seguito.

Il primo assioma ci insegna che non si può non comunicare. Qualunque comportamento comunica qualcosa e, visto che è impossibile avere un non-comportamento, la non-comunicazione è altrettanto impossibile. Qualunque cosa fai o dici, qualunque scelta (dai vestiti alla macchina, da ciò che leggi allo sport che pratichi – o che non pratichi) comunica qualcosa agli altri e a te stesso.

Il secondo assioma chiarisce che all’interno di ogni comunicazione vanno distinti due livelli. Il primo è il livello del contenuto, che dice che cosa stai comunicando. Il secondo è il livello della relazione, che dice che tipo di relazione vuoi instaurare con quella comunicazione. Per fare un esempio molto semplicistico ma pratico, la frase “Chiudi la porta” esprime un contenuto (la richiesta di chiudere la porta) e può essere detta con tono pacato o aggressivo, stabilendo due tipi di relazioni diverse con l’interlocutore.

Il terzo assioma spiega che il modo di interpretare una comunicazione dipende da come viene punteggiata la sequenza delle comunicazioni fatte. Per esempio, di fronte a un uomo che si chiude in se stesso e alla moglie che lo brontola, il primo potrebbe dire che si chiude perché la moglie lo brontola, e la seconda potrebbe ribattere che lei brontola perché lui si chiude. A seconda della “punteggiatura” usata cambia il significato dato alla comunicazione e alla relazione.

Il quarto assioma differenzia due tipi di comunicazione: quella analogica e quella numerica (o digitale). La comunicazione analogica si basa sulla somiglianza (analogia) tra la comunicazione e l’oggetto della comunicazione: rientra in essa tutta la comunicazione non verbale e l’uso di immagini. La comunicazione numerica riguarda invece l’uso delle parole, e in generale di segni arbitrari organizzati da una sintassi logica, cioè di segni usati convenzionalmente per designare qualcosa.

Il quinto e ultimo assioma della comunicazione umana spiega che tutte le interazioni tra comunicanti possono essere di due tipi: simmetriche o complementari. Si ha un’interazione simmetrica quando gli interlocutori, rispetto a quella comunicazione, si considerano di pari livello, sullo stesso piano. L’interazione complementare si ha invece quando gli interlocutori non si considerano sullo stesso piano, bensì risulta evidente da quella comunicazione che uno dei due ha una posizione superiore (one-up) e l’altro subordinata (one-down).

Da questi assiomi, volutamente semplificati e sintetizzati per questo articolo, parte uno studio complesso e approfondito dei processi comunicativi, delle loro sfaccettature, degli errori tipici e di conflitti, disturbi e psicopatologie create a partire da rigide ridondanze degli errori stessi.
Lo studio della comunicazione è un campo interessante, soprattutto per chi vuole migliorare il rapporto con se stesso e con l’altro, su piani personali, relazionali, professionali, ecc., con l’obiettivo di diventare più consapevole delle proprie comunicazioni ed esperto nel loro utilizzo.

lunedì 29 luglio 2013

E IN VACANZA? IL CERVELLO?

Attivo e concentrato così deve essere il nostro cervello anche se siamo in vacanza. Un consiglio che vale per tutti, ma soprattutto per i ragazzi che devono fare i conti con i compiti delle vacanze. Ma come fare?

"Se vogliamo lavorare sulla memoria possiamo esercitarci ripetendo le parole di una canzone -spiega il prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari, neuropsicologo e presidente Assomensana, ospite di Nicoletta Carbone a Essere e Benessere - ma non solo perché le stesse parole della melodia ci aiutano a lavorare sul ragionamento perché ci spingono ad andare a trovare i significati delle varie parole. E infine stimoliamo la concentrazione. Prendiamo ad esempio la tabellina del 2 e partendo dal 20 contiamo all indietro quindi 18, 16 e così via. Ma la concentrazione si può allenare anche cercando un target nell'ambiente, ad esempio tutto quello che è di colore rosa: ogni tanto interrompiamo quello che stiamo facendo e guardiamoci intorno con lo scopo di trovare oggetti del colore che abbiamo stabilito. Questi esercizi permetteranno al nostro cervello di mantenere le funzioni di base che ci serviranno per riprendere senza fatica", conclude l'esperto.

domenica 28 luglio 2013

I VINCITORI DI LOTTERIE GRATTA E VINCI E QUANT'ALTRO

Il 18 maggio scorso la lotteria della Florida è stata sbancata. Una vincita da quasi 600 milioni di dollari (450 milioni di euro, al cambio attuale), la più importante di tutta la storia.


Chissà cosa deve aver pensato il vincitore: smetto di lavorare, compro una casa degna del re sole (o dei divi di Hollywood, forse più attuale), sistemo la mia famiglia per sempre e vado a vivere al caldo 365 giorni all’anno.


Al vincitore non sappiamo ancora cosa succederà, ma è noto cosa è successo a chi lo ha preceduto.


venerdì 26 luglio 2013

MODI PER MIGLIORARE LA PRODUTTIVITA'

Con le tonnellate di cose da fare e il tempo apparentemente sempre più ridotto nel corso della giornata, essere produttivi è un requisito fondamentale per la vita della maggior parte dei professionisti creativi. In parole povere, essere più produttivi significa che si può fare di più, e non si dovrebbero bere venti tazze di caffè al giorno per farlo, anche se ci sentiamo privi di energie. In realtà ci sono numerosi metodi che è possibile utilizzare per vivere in modo più produttivo, e avere anche il tempo per rilassarsi. Eccoli:


- Esercizio fisico


Si potrebbe pensare che dal momento che passiamo gran parte della giornata seduti davanti al computer, l’esercizio fisico non è poi così importante, ma non è assolutamente vero. Infatti, proprio perché il nostro lavoro è spesso così sedentario, è necessario esercitarci più delle persone che fanno lavori attivi. Come minimo bisogna fare 30 minuti di esercizi al giorno, e vi sentirete molto più produttivi ed energici se li fate più volte al giorno, preferibilmente prima di ogni pasto, anche per soli 10 minuti alla volta.


Dormire le ore necessarie 


Una delle più grandi sfide dell’essere autonomi è riposare il tanto giusto. Gli esperti dicono che dovremmo dormire tra le 7 e le 9 ore al giorno, ma se stiamo lavorando fino all’ultimo minuto della giornata, è difficile spegnere il pc e addormentarsi subito. La cosa migliore che possiamo fare è non portarci il computer a letto. Spegnerlo almeno 1 ora prima di coricarci e lasciarci disintossicare completamente. Evitare la televisione e provare a leggere un libro, fare una passeggiata, una chiacchierata con la famiglia o gli amici aiuta a rilassarci.


- Mangiare Bene


La nostra dieta è della massima importanza e soprattutto se si lavora da casa, può significare trovarsi al computer per tutto il giorno. Strutturare la nostra dieta proprio come si struttura il giorno, inserendoci in 3 pasti e 2 spuntini. Essere sicuri di acquistare del cibo sano, e evitare la tentazione del cibo spazzatura in casa.


Ridurre il consumo di caffeina


Il secolare stereotipo di scrittori e altri liberi professionisti che vivono immersi nel caffè può essere vero, ma non è una grande abitudine da prendere. Troppa caffeina in circolo ci porta ad avere meno energia e sentirci più stanchi. Per non parlare di tutti gli altri effetti collaterali negativi della caffeina. Se non è possibile rinunciarvi del tutto, limitiamoci ad una tazza di caffè ogni mattina e poi passiamo all’acqua o al tè verde.


- Scrivere una lista delle cose da fare




Uno degli strumenti più importanti per l’aumento della produttività è la nostra lista di cose da fare. Fai la tua lista la sera prima, in modo da essere pronto a partire ed avere gli obiettivi quotidiani chiari in mente la mattina seguente, ma senza esagerare. Bisogna essere realistici su ciò che possiamo ottenere da noi stessi. Fare riferimento alla lista per tutto il giorno e alla fine della giornata. Tutto ciò che non siamo riusciti a fare dovrebbe finire nell’elenco del giorno seguente. Scrivi la lista a mano in modo da poterla avere sempre davanti, e se hai una lavagna, scrivila lì.


- Dare la giusta priorità alle cose


Quando facciamo la nostra lista di cose da fare, dobbiamo mettere gli obiettivi del giorno in ordine di importanza. Questo farà in modo che se non si ha il tempo per farne uno o due, saranno i compiti meno importanti che verranno passati al giorno successivo.


- Ogni attività deve avere il suo tempo


Rimandare a domani è il tuo peggior nemico. Immagina questo: Fai una lista di 10 attività che pensi di poter fare in un giorno. Alla fine della giornata, ne hai portate a compimento solo 5. Che cosa è successo? Tu eri distratto, molto probabilmente senza neanche rendertene conto. Provare a metterti un obiettivo di tempo per ogni attività in elenco. Poi, come inizi a fare la prima, metti il cronometro per essere sicuro di completarla entro il tempo previsto. Scoprirai che questa ‘pressione’ aggiunta aiuta ad aumentare la produttività in modo notevole.


- Eliminare le distrazioni


Le case della gente sono sempre state piene di distrazioni e ci vuole un certo tipo di persona per essere in grado di lavorare da casa in modo produttivo. Con l’avvento di internet, queste distrazioni si sono moltiplicate. Cellulari, messaggistica istantanea, posta elettronica, navigazione web e Facebook, possono essere fonte di distrazione, se ne abusate potete abbassare notevolmente i livelli di produttività. Ove possibile tenere tutto spento e se non è necessario, non accedete ai social. Due chiacchiere con gli amici spesso diventano mezze ore se non di più, il tutto a discapito della vostra produttività!


- Ogni cosa deve avere il suo orario


Come modo per ridurre le distrazioni, si può stabilire di fare determinate attività solo alcune volte al giorno. Le e-mail, per esempio, sono una delle cose che ci portano via più tempo e ci distraggono di più in assoluto. Provare a controllarle 3 volte al giorno se vi servono per lavoro e per un massimo di un’ora ogni volta. Questo vi impedirà di controllare la posta costantemente e vi permetterà di essere più produttivi con le altre attività.


- Allontanarsi dal pc nelle pause


Molti di noi pensano che 15 minuti di navigazione sul sito di social networking preferito o una partita a backgammon online con il nostro amico in Cina è una pausa dal lavoro. Non lo è. Per ricaricarci, dopo un periodo di lavoro passato al computer, è necessario allontanarcene: prendere un po’ d’aria fresca, fare esercizio fisico o comunque liberare la mente. E’ il cambiamento di scenario che vi aiuterà a sentirvi riposati e più produttivi.

domenica 21 luglio 2013

LUOGHI DI LAVORO E INTELLIGENZA EMOTIVA

L’invidia è un’emozione universale, che sovente ci coglie nel momento più sconveniente, ovvero proprio quello in cui dovremmo mostrare gioia e/o esprimere le nostre congratulazioni per un successo altrui.


Cristophe André e François Lelord, psichiatri e psicoterapeuti francesi, nel loro libro La Forza delle emozioni (TEA, Milano, 2001) hanno individuato tre tipologie di invidia:


INVIDIA DEPRESSIVA

La scorsa settimana ho pranzato con Luca, un collega del marketing. Abbiamo parlato delle nostre rispettive vite. Beh… Non è stata una bella esperienza. Lui è una persona molto realizzata e serena, ha potuto laurearsi in un’università prestigiosa e ha avuto esperienze all’estero, in grandi società. L’hanno assunto dandogli un cospicuo increase ed è molto stimato dai colleghi e dai superiori. È felicemente fidanzato da cinque anni e vive in centro, in un ottimo contesto immobiliare.

A fine giornata ho mandato il fax con le ore lavorate all’agenzia di somministrazione e ho preso la metropolitana per raggiungere, alla periferia della città, il mio micro-monolocale da single perenne. Il contrasto con la vita di Luca è impietoso. Non ce la farò mai ad essere realizzato quanto lui.

(Sergio)


Sergio prova invidia verso Luca, ma non nutre rabbia nei suoi confronti.

La vita realizzata e serena di Luca gli ispira pensieri depressivi circa la propria incapacità di realizzarsi ed essere veramente felice.


INVIDIA OSTILE

Tre settimane fa il controller della compagnia è venuto da me a verificare se avessi o meno conoscenze in materia di forecasting. Ho saputo che le stesse domande le ha poste anche a Valeria, una mia collega, e alla fine ha scelto lei a supporto del suo ufficio. Senza neanche rendermene conto sono avvampato e ho fatto delle battute sarcastiche che hanno ammutolito i presenti. Da quel giorno i rapporti con Valeria si sono raggelati, e ho perso parecchi punti agli occhi di tutti.

(Domenico)


L’invidia di Domenico si scatena verso la collega, tentando di sminuirla.

Anziché mettersi in discussione (= con tutta probabilità la collega era più preparata di lui) scarica all’esterno sua aggressività tentando – in una tra le maniere peggiori possibili – di ristabilire l’equilibrio perduto.


INVIDIA AMMIRATIVA

Alessia è il mio nuovo capo. Quel posto l’avrei voluto io, ma devo ammettere che la scelta è stata corretta. Lei è una leader naturale, e si capiva già quando era una collega: aveva iniziativa, sapeva ascoltare, quando eravamo di cattivo umore trovava il modo di tirarci su, e aveva un grande senso di responsabilità. Inoltre non si faceva scoraggiare dai problemi, e dalle difficoltà. Era già da tempo un punto di riferimento. Provavo spesso un senso di inferiorità. Avrei voluto essere io quel tipo di persona, per me è sempre stata una sorta di modello. Ora mi è ancora più chiaro e voglio imparare da lei, voglio prestare un’attenzione superiore a ciò che fa e voglio supportarla meglio.

(Erik)


Erik prova sofferenza per il fatto di non essere all’altezza, ma allo stesso tempo è spinto ad analizzare ed emulare le caratteristiche vincenti di Alessia.



Le reazioni di invidia difficilmente si presentano in modo univoco; spesso e volentieri le sopracitate tipologie si mescolano o si presentano in successione.

Laddove l’invidia emulativa può generare dei vantaggi per il lavoratore e per l’azienda, l’invidia depressiva e quella ostile possono invece arrivare a compromettere seriamente la qualità della vita dell’individuo, interferendo altresì sulle performance e sulle attività di relazione in azienda.


COME GESTIRE MEGLIO LA PROPRIA INVIDIA?


Innanzitutto dobbiamo riconoscere che, come tutte le emozioni, l’invidia è naturale.

Non bisogna sentirsi in colpa, né vergognarsi di provarla.

Ce l’abbiamo “in dotazione”, e sta a noi – alla stregua delle altre emozioni – controllarla per ricavarne stimoli e vantaggi per noi stessi e per gli altri.

Inoltre, i morsi dell’invidia possono essere efficaci segnalatori di un disagio in una specifica area (o più aree) della nostra vita, e possono così “richiarmarci” a prendere consapevolezza e agire per migliorare le cose.


Un consiglio  che si può offrire per gestire meglio la propria invidia è quello di esprimerla positivamente o tenersela per sé.

L’invidia può essere espressa positivamente ricorrendo a un po' di humour.


Ad esempio:


“Sono dannatamente invidioso! Lo sai? Ne sei cosciente??”

“Ehi, lo sai che fai invidia a un secco di gente? Per esempio a me!”


Un altro consiglio che si può offrire è quello di ridimensionare i vantaggi dell’altro.

E per fare questo non è necessario inscenare la favola della volpe e l’uva, bensì analizzare la situazione lucidamente, prestando attenzione anche al rovescio della medaglia.

E ci sono rovesci della medaglia effettivi e potenziali per ciascun vantaggio, sotto la forma di oneri, sacrifici, responsabilità, problemi gestionali, problemi burocratici, rischi, ecc.


E non è da trascurare l’effetto attenuatore esercitato dall’abitudine. Ciò di cui siamo invidiosi potrebbe ormai aver perso molto del significato originario per chi lo possiede. Citando François De La Rochefoucauld: ”Sarebbe addolorato dal perderlo, ma non è più sensibile al piacere di possederlo”.


Un ultimo consiglio è quello di prestare attenzione a non provocare l’invidia degli altri inutilmente.


Un neoassunto a tempo indeterminato che esulta sguaiatamente in mezzo a colleghi in somministrazione certamente non agisce in maniera etica e appropriata. Eppure queste cose succedono.

sabato 20 luglio 2013

L'IMPORTANZA DEI RUOLI

Gli anziani on contano nulla, o non hanno mai niente da insegnarci, sono sempre antiquati e fuori dai tempi! NIENTE DI PIU' SBAGLIATO !


Questa è una mega generalizzazione, come si dice in PNL: in realtà la terza età ha molte cose positive da cui possiamo prendere spunto, perché ricordate il nostro motto? Informare per formare, da qualsiasi parte zona argomento o settore derivi l'informazione, noi dobbiamo modellare l'eccellenza per replicare lo stesso successo!


E' ovvio che quando si diventa anziani si è anche un pò piu' lenti nelle cose, piu' "restii" e difficili a reggere un cambiamento eccetera...


Ma al mondo ci sono anche tanti vecchietti arzilli mentalmente piu' di un ventenne: questo anche perché a volte l'esperienza di vita fornisce indubbi vantaggi che un "pischello" non puo' avere: fiducia in se stessi, tranquillità interiore e...fregarsene di ciò che gli altri pensano!


Questa ultima caratteristica è molto positiva e tremendamente potente nella vita di ognuno di noi.


Uscite una sera e fate un salto in una sala di ballo liscio, si esatto, prorpio quello che evitate sempre perché un posto pieno di "vecchi" che ascoltano e ballano musica liscia antiquata e noiosa ( che poi tanto noiosa non è).


Mettetevi a lato ed osservate un pò...


dopo un po' vedrete tanti anziano signori uomini che con disinvoltura e sicurezza di sé, chiamano a ballare le loro mogli o compagne sedute a bordo pista, e le donne scattano su come delel molle!


Non importa se il nosto maschietto anziano a malapena si regge sulle ginocchia o ha goffi movimenti, in quel momento, in quel frangente, in quella pista di ballo, loro sono una divinità, e come tale esercitano il loro ruolo: l'uomo corteggiatore (che non significa strisciare a i piedi di una donna) chiama la sua donna a sé, come a dirle "ora ti seduco io, vieni qui, guarda che ballo ti faccio fare" !


 E sapete una cosa? LE DONNE QUESTO VOGLIONO!


Ecco l'importanza dei ruoli: la donna vuole il suo ruolo di donna, sentirsi desiderata e conquistata da un uomo, e l'uomo ha da fare l'uomo tanto per capirsi.


Se parlate con le giovani coppie di oggi, la ragazza quasi sempre vi dirà che "non esistono uomini a giro" generalizzando ovviamente, ma c'è una parte di ragione in ciò che affermano.


Noi uomini ci facciamo troppe "seghe mentali", quasi ci si vergogna di manifestare ad una ragazza che vorresti conoscerla meglio, diamine la vedi li in un locale, lei è tutta ben vestita, ti lancia anche degl sguardi e tu che fai? milel segne mentali...cosa dirò,cosa farò, ma non è giusto che  io vada li ad attaccare discorso e bla bla bla....


Ritengo che si debba prendere spunto in questo dagli anziani: perché farsi mille problemi? Tu uomo, fai L'UOMO cazzarola, e tu donna, SII DONNA e ricorda che in uomo la sua autostima fa la differenza tra la vita, e la morte!


Gli anziani non si fanno problemi, azzardano, invitano donne nuove a ballare,  portano la loro moglie su un piatto d'argenti anche se è da 50 anni che stanno insieme, e loro, le donne, fanno la loro parte, che consiste nel saper farsi corteggiare, dosando tempi e ritmi e mai, ripeto mai minando l'autostima di un uomo il qualce puo' da voi anche essere cacciato via con gentilezza e rispetto!


E a noi uomini: basta a vere paura del rifiuto, lo so è ingiusto e sbalgiato che una donna ti caccia via ferendo la tua autostima ma ricordiamoci una cosa: il nostro stato d'animo dipende soltanto da noi stessi, e possiamo imparare a gestirlo, pe ril benessere nostro e delle persone che ci circondano!


Se anche una donna cerca di umiliarvi perché magari fa la stronza, sappiate che in realtà è lei stessa ad avere un problema con se stessa, e voi, il vostro mind set e come lo userete deciderà se farvi sentire fieri di voi stessi nonostante tutto, oppure far calare la vostra autostima a zero.


Siate padroni di voi stessi, voi siete il timoniere della vostra nave, e rispettiamo i ruoli.


Buon ruolo a tutti


venerdì 19 luglio 2013

COME PORTARE A LETTO UNA

di seguito le istruzioni:

 

per continuare devi essere un membro della mia PSYCO-CERCHIA

giovedì 18 luglio 2013

PROVA SEGRETO

ciao bvello a come va io sono qui e ti speigo come fare

fvdfvdfvae

evfrev

vrev

eververvreverevrev

bye bye

 

lunedì 8 luglio 2013

È solo questione di percezione

Signori e signore, buona sera.
Oggi condivido con voi questa mia riflessione personale, ma che sono sicuro anche altri di voi, tutti noi ci saremo trovati a fare.
Capita a volte di ricevere una brutta notizia, magari la perdita di una persona che conoscevate, e si rimane un po' così, basiti forse immobili, davanti a cosa poi, non si sa. 
È come quella sensazione in cui pensi di poterci capire/fare qualcosa ed in realtà niente! 
Ti rendi allora conto che forse gran parte delle tue incazzature quotidiane magari non sono niente in confronto!  Tutto ciò x cui  tu ritieni di aver ragione ad odiare il mondo, bhé non è più così ragionevole come incassatura: ma perché l'odio è ragionevole? 

È tutta una questione di riflessi, recitava jack Burton nel film "grosso guaio a china town", io dico che è tutta una questione di percezione!

Perciò la pillola di saggezza di oggi è: quando vi prende un momento no, domandatevi cosa potete fare oggi che da morto non potresti fare?

Questa domanda ci cambia letteralmente il punto di vista e ci spinge all'azione liberandoci dalla depressione !

Inoltre sono arrivato alla mia personale conclusione che è anche un modo x rendere omaggio a chi ci ha già salutato da questo percorso terreno e x ringraziare di cuore la vita che ancora stiamo vivendo!

Buona vita a tutti 

È solo questione di percezione

Signori e signore, buona sera.
Oggi condivido con voi questa mia riflessione personale, ma che sono sicuro anche altri di voi, tutti noi ci saremo trovati a fare.
Capita a volte di ricevere una brutta notizia, magari la perdita di una persona che conoscevate, e si rimane un po' così, basiti forse immobili, davanti a cosa poi, non si sa. 
È come quella sensazione in cui pensi di poterci capire/fare qualcosa ed in realtà niente! 
Ti rendi allora conto che forse gran parte delle tue incazzature quotidiane magari non sono niente in confronto!  Tutto ciò x cui  tu ritieni di aver ragione ad odiare il mondo, bhé non è più così ragionevole come incassatura: ma perché l'odio è ragionevole? 

È tutta una questione di riflessi, recitava jack Burton nel film "grosso guaio a china town", io dico che è tutta una questione di percezione!

Perciò la pillola di saggezza di oggi è: quando vi prende un momento no, domandatevi cosa potete fare oggi che da morto non potresti fare?

Questa domanda ci cambia letteralmente il punto di vista e ci spinge all'azione liberandoci dalla depressione !

Inoltre sono arrivato alla mia personale conclusione che è anche un modo x rendere omaggio a chi ci ha già salutato da questo percorso terreno e x ringraziare di cuore la vita che ancora stiamo vivendo!

Buona vita a tutti 

giovedì 4 luglio 2013

DA BRUTTO ANATROCCOLO A DIO GRECO DI BELLEZZA



Lo avete riconosciuto? E' il film di qualche anno fa "come tu mi vuoi" in cui Nicolas Vaporidis seduce una ragazza che inizialmente è una racchia fenomenale, e poi diventa una "bella figa" per riconquistare il suo lui.

Prendo spunto proprio da questo film, che ieri sera hanno riproposto in TV, per sottolineare alcuni aspetti importanti: si perché anche se il film tratta temi leggeri e divertenti come l'andare in discoteca, il divertirsi dei giovani tra pub,locali,feste e donne, in realtà tra le scene di questo film c'è molta psicologia.

ASPETTO N°1
LINGUAGGIO DEL CORPO
In questa categoria rientra anche il come ci si veste, tema ampiamente trattato nel film.
Il come scegli di vestirti comuncherà agli altri una certa immagine di te, e non solo, inconsciamente lo comunichi anche a te stesso. Questo non vuol dire che bisogna sempre andare eleganti o vestiti bene quando si esce di casa, ma significa avere un po' di sano buon senso e cura a volte dei dettagli.
Chiedetevi quando uscite: cosa ocmunico agli altri vestendomi in questo modo? Ed io, come mi vedo?
La risposta puo' anche essere : vado a fare la spesa in tuta, e voglio essere sportiva. Questo è ok
La risposta potrebbe anche essere: vado in ufficio, e questa volta mi metto un bel tailler perché voglio dire a me stessa di essere professionale, e quindi agli altri voglio comunicare ciò.

Evitate per favore di crearvi delle credenze o delle etichette nella vostra mente del tipo: "io vado sempre vestita semplice perché cosi' facendo dico agli altri che devono giudicarmi per me stessa quale sono"
Cosi' facendo ve la state raccontando! State trovando una scusa dentro la vostra testa per non curare il vestiario, (perché vi crea insicurezza, xché non vi piacete fisicamente, perché vi vedete brutte ecc.)
Queste sono scuse! Sapevatevelo!
La realtà è che non dovete etichettarvi nella vostra testa, ci sarà la volta che uscite come cavolo vi pare senza curarvi del vestiario, (sempre se il contesto lo consente miraccomando), e ci sarà quella volta invece che curerete il vostro vestiario in ogni dettaglio, degno di un esperto di moda.

Siate trasformisti, perché limitarsi? Voi potete essere sia "la sportiva" che esce di casa e sia "il manager elegante".
allenatevi in questo, perché anche se non sembra, ciò influenza e lancia dei messaggi direttamente al vostro inconscio.
Piu' imparate ad uscire dagli schemi mentali che vi autoimponete e piu' addestrerete la vostra psicologia ad un concetto di "abbondanza" inteso come "personalità ricca e piena, da mille varianti".

Se avete visto il film, avrete notato che tutti questi aspetti del linguaggio del corpo si collegano anche con il linguaggio paraverbale e la postura: a volte nella vita non conta cosa si dice, ma come lo si dice.

Se entri in un locale e vuoi fare il FIGO della situazione e far cascare le donne ai tuoi piedi, di certo non ti aiuterà camminare nel locale a testa bassa col broncio ! Sapevatelo

CREDENZE GENERALIZZANTI
Nel film si evidenzia il fatto che all'inizio quando la ragazza "è racchia" parla male di chi invece fa il fighetto, di chi veste bene e di chi ha i soldi: anche qui ragazzi non ragionate a compartimenti stagni, sia se sei ricco e sia se sei povero, siamo tutti esseri umani e "si caca e si mangia" tutti nella solita maniera!

Ciò che cambia è semmai l'atteggiamento della singola persona di fronte a certe situazioni, se sei un viziato con "la puzza sotto il naso" e vuoi guardare gli altri dall'alto in basso, ebbene questo lo fai sia se hai i soldi, sia se non li hai. Il denaro è solo un amplificazione di ciò che in tutto o in parte hai dentro il tuo animo. Se tendi a snobbare gli altri, lo farai anche se sei povero, certo con modalità diverse. ma questa è la DURA verità! capito?

Ovviamente vale anche il contrario: persone molto ricche sanno essere semplici e umili, dei veri signori.

Quindi oggi la morale è: NON CREATE ETICHETTE, VOI SCRIVETE IL VOSTRO DESTINO OGNI SINGOLO SECONDO DELLA VOSTRA RICCA O SCHIFOSA MERDOSA VITA!

NON LIMITATEVI, tirate fuori sempre il meglio di voi.

"rendete la vostra vita sempre un autentico capolavoro"
                                                                                  R. RE

Tenetevi a mente questa frase del mio grande amico,mentore e coach.
  


DA BRUTTO ANATROCCOLO A DIO GRECO DI BELLEZZA



Lo avete riconosciuto? E' il film di qualche anno fa "come tu mi vuoi" in cui Nicolas Vaporidis seduce una ragazza che inizialmente è una racchia fenomenale, e poi diventa una "bella figa" per riconquistare il suo lui.

Prendo spunto proprio da questo film, che ieri sera hanno riproposto in TV, per sottolineare alcuni aspetti importanti: si perché anche se il film tratta temi leggeri e divertenti come l'andare in discoteca, il divertirsi dei giovani tra pub,locali,feste e donne, in realtà tra le scene di questo film c'è molta psicologia.

ASPETTO N°1
LINGUAGGIO DEL CORPO
In questa categoria rientra anche il come ci si veste, tema ampiamente trattato nel film.
Il come scegli di vestirti comuncherà agli altri una certa immagine di te, e non solo, inconsciamente lo comunichi anche a te stesso. Questo non vuol dire che bisogna sempre andare eleganti o vestiti bene quando si esce di casa, ma significa avere un po' di sano buon senso e cura a volte dei dettagli.
Chiedetevi quando uscite: cosa ocmunico agli altri vestendomi in questo modo? Ed io, come mi vedo?
La risposta puo' anche essere : vado a fare la spesa in tuta, e voglio essere sportiva. Questo è ok
La risposta potrebbe anche essere: vado in ufficio, e questa volta mi metto un bel tailler perché voglio dire a me stessa di essere professionale, e quindi agli altri voglio comunicare ciò.

Evitate per favore di crearvi delle credenze o delle etichette nella vostra mente del tipo: "io vado sempre vestita semplice perché cosi' facendo dico agli altri che devono giudicarmi per me stessa quale sono"
Cosi' facendo ve la state raccontando! State trovando una scusa dentro la vostra testa per non curare il vestiario, (perché vi crea insicurezza, xché non vi piacete fisicamente, perché vi vedete brutte ecc.)
Queste sono scuse! Sapevatevelo!
La realtà è che non dovete etichettarvi nella vostra testa, ci sarà la volta che uscite come cavolo vi pare senza curarvi del vestiario, (sempre se il contesto lo consente miraccomando), e ci sarà quella volta invece che curerete il vostro vestiario in ogni dettaglio, degno di un esperto di moda.

Siate trasformisti, perché limitarsi? Voi potete essere sia "la sportiva" che esce di casa e sia "il manager elegante".
allenatevi in questo, perché anche se non sembra, ciò influenza e lancia dei messaggi direttamente al vostro inconscio.
Piu' imparate ad uscire dagli schemi mentali che vi autoimponete e piu' addestrerete la vostra psicologia ad un concetto di "abbondanza" inteso come "personalità ricca e piena, da mille varianti".

Se avete visto il film, avrete notato che tutti questi aspetti del linguaggio del corpo si collegano anche con il linguaggio paraverbale e la postura: a volte nella vita non conta cosa si dice, ma come lo si dice.

Se entri in un locale e vuoi fare il FIGO della situazione e far cascare le donne ai tuoi piedi, di certo non ti aiuterà camminare nel locale a testa bassa col broncio ! Sapevatelo

CREDENZE GENERALIZZANTI
Nel film si evidenzia il fatto che all'inizio quando la ragazza "è racchia" parla male di chi invece fa il fighetto, di chi veste bene e di chi ha i soldi: anche qui ragazzi non ragionate a compartimenti stagni, sia se sei ricco e sia se sei povero, siamo tutti esseri umani e "si caca e si mangia" tutti nella solita maniera!

Ciò che cambia è semmai l'atteggiamento della singola persona di fronte a certe situazioni, se sei un viziato con "la puzza sotto il naso" e vuoi guardare gli altri dall'alto in basso, ebbene questo lo fai sia se hai i soldi, sia se non li hai. Il denaro è solo un amplificazione di ciò che in tutto o in parte hai dentro il tuo animo. Se tendi a snobbare gli altri, lo farai anche se sei povero, certo con modalità diverse. ma questa è la DURA verità! capito?

Ovviamente vale anche il contrario: persone molto ricche sanno essere semplici e umili, dei veri signori.

Quindi oggi la morale è: NON CREATE ETICHETTE, VOI SCRIVETE IL VOSTRO DESTINO OGNI SINGOLO SECONDO DELLA VOSTRA RICCA O SCHIFOSA MERDOSA VITA!

NON LIMITATEVI, tirate fuori sempre il meglio di voi.

"rendete la vostra vita sempre un autentico capolavoro"
                                                                                  R. RE

Tenetevi a mente questa frase del mio grande amico,mentore e coach.
  


venerdì 14 giugno 2013

5 MIND SET SBAGLIATI NELLA SEDUZIONE

Sei curioso di sapere cosa può crearti veramente problemi nel tuo percorso di miglioramento seduttivo?
La risposta, come dice il titolo, sono le “mentalità sbagliate”: per mentalità intendo tutta un insieme di credenze, di modi di pensare e di vedere le cose.
Qualcuno di voi obietterà sicuramente dicendo che gli ostacoli più grossi sono la timidezza oppure il passato oppure l’impacciataggine, ecc. ecc.
Ti assicuro che non è così, e ti spiego il perché con degli esempi:
  • Pensi la paura di approcciare sia il vero problema? Non è cos: il vero problema è come gestisci questa tua paura
  • Pensi che la colpa di tutto sia il fatto che sei in sovrappeso di 30 chili? Farti venire l’ansia per quello non ti aiuterà per nulla
È molto comune attribuire la colpa della nostra insoddisfazione a dei fattori esterni, ma adesso ti chiedo: una volta che hai trovato la causa dei tuoi problemi e che ti sei convinto che dipenda da fattori esterni, cosa ottieni?
Te lo dico io: una SCUSA.mentalità-seduzione
Certo, perché se il problema non dipende da te allora non puoi fare nulla per risolverlo. Ti sei risparmiato la fatica di prova a risolverlo, certo, ma il problema rimane!
È un meccanismo naturale del nostro cervello, ma se noi vogliamo migliorare e risolvere un problema dobbiamo spostare l’attenzione su di noi, su come noi stiamo (non) affrontando il problema.
Quindi le mentalità prescindono dai problemi, le mentalità aiutano a gestire i problemi stessi.
Nel mio percorso seduttivo ho dovuto far fronte a tanti problemi. Dato che durante il miglioramento seduttivo gli ostacoli che si incontrano sono simili per tutti, ho deciso di fare un elenco delle mentalità da evitare!

 1. Mentalità del “devo”

È tipico: si comincia a studiare seduzione e si inizia a pensare che bisogna evadere dalla propria “zona di comfort”… e si cade nella mentalità del “devo”: “devo approcciare, devo fare questo, devo essere così, devo essere cosà“.
Va bene uscire dalla zona di comfort ma tutto ciò va vissuto come una cosa stimolante, non come un peso sulle spalle! Ansieggiarsi non serve a nulla, ti fa vivere male e ti ostacola di più
Quindi:
  • Va bene uscire dalla zona comfort e impegnarsi
  • Non va bene stressarsi e sforzarsi troppo
Non pensare quindi a quello che “devi fare” ma a quello che “ti piacerebbe fare” fuori dalla zona comfort.

2. Irrequietezza

Questo avviene soprattutto quando si vuole dimostrare qualcosa a se stessi o a qualcuno.
Quando una persona si ossessiona a provarci con tutte le ragazze che gli capitano sotto tiro diventa irrequieto.
Oltre ad essere un modo di vivere la seduzione poco serenamente, è anche brutto a vedersi. Le ragazze notano subito quando un ragazzo che ci prova lo fa con serenità oppure quando lo fa da disperato. Se sei così smetti di agitarti e comincia ad essere più tranquillo ;) .

3. Eccessivo tecnicismo

Per questo mi riferisco a una mentalità (direi filosofia) molto diffusa nella seduzione: quella che ti insegna modi fare “preconfezionati”.
Per come la vedo io è qualcosa da evitare come la peste, perché la seduzione deve essere qualcosa di spontaneo e di naturale, la seduzione è prima di tutto “imparare a rapportarsi con le donne” quindi tecniche da ripetere a pappagallo vanno bene nella misura in cui ti fanno sentire piu' sicuro di te,le fati tue e sei spontaneo .
Va bene iniziare a provare cose nuove, non va bene impazzire per seguire la tecnica che a poco a poco ti verrà comunque naturale.
Quando impari una tecnica dopo un po’ mettila da parte, vedrai che al momento giusto ti verrà in mente e molto probabilmente la applicherai senza neppure accorgertene

4. Prendere valore

In questo sito è già stato scritto molto sull’importanza del dare valore, quello che propongo io è di fare attenzione alle volte che, senza accorgercene, prendiamo valore alle persone. Capita spesso quando siamo timidi: se sei timido sei bloccato e una persona bloccata non dà valore.
Ti faccio alcuni esempi:
  • Una ragazza ti sorride e tu,  imbarazzato, non ricambi: non hai dato valore
  • Una persona ti parla e tu non l’ascolti perché troppo occupato a pensare come apparire: non hai dato valore, anzi ne hai preso
  • Sei giù di morale e ti lamenti continuamente con gli amici: stai prendendo valore
Questo è importante: ricorda che dare valore è un percorso che facciamo tutti i giorni, giorno per giorno.

5. Sindrome della ragazza speciale

Quando si studia la seduzione spesso lo si fa dopo una delusione in amore oppure per conquistare “una” ragazza in particolare.
Il problema di fondo, in un approccio di questo tipo, è che l’obiettivo su cui ci si focalizza è “conquistare una ragazza qualunque o conquistare la ragazza speciale” ma un obiettivo così rende poco, perché una volta conquistata l’obiettivo è raggiunto e tutto si ferma.
Io invece intendo il percorso seduttivo come il motore di una macchina. Per farlo funzionare bisogna farlo girare continuamente, se il motore si ferma il veicolo non si muove più.
Come fare quindi per andare lontano senza fermarsi? Semplice, bisogna arricchire la propria vita di ragazze che ci piacciono.
Ti sto dicendo che devi provarci con tutte? No! Ti sto dicendo di relazionarti continuamente con belle ragazze.
Questa mentalità ti farà fare passi enormi e ti farà sentire ancora più soddisfatto della tua vita!

Un abbraccio

5 MIND SET SBAGLIATI NELLA SEDUZIONE

Sei curioso di sapere cosa può crearti veramente problemi nel tuo percorso di miglioramento seduttivo?
La risposta, come dice il titolo, sono le “mentalità sbagliate”: per mentalità intendo tutta un insieme di credenze, di modi di pensare e di vedere le cose.
Qualcuno di voi obietterà sicuramente dicendo che gli ostacoli più grossi sono la timidezza oppure il passato oppure l’impacciataggine, ecc. ecc.
Ti assicuro che non è così, e ti spiego il perché con degli esempi:
  • Pensi la paura di approcciare sia il vero problema? Non è cos: il vero problema è come gestisci questa tua paura
  • Pensi che la colpa di tutto sia il fatto che sei in sovrappeso di 30 chili? Farti venire l’ansia per quello non ti aiuterà per nulla
È molto comune attribuire la colpa della nostra insoddisfazione a dei fattori esterni, ma adesso ti chiedo: una volta che hai trovato la causa dei tuoi problemi e che ti sei convinto che dipenda da fattori esterni, cosa ottieni?
Te lo dico io: una SCUSA.mentalità-seduzione
Certo, perché se il problema non dipende da te allora non puoi fare nulla per risolverlo. Ti sei risparmiato la fatica di prova a risolverlo, certo, ma il problema rimane!
È un meccanismo naturale del nostro cervello, ma se noi vogliamo migliorare e risolvere un problema dobbiamo spostare l’attenzione su di noi, su come noi stiamo (non) affrontando il problema.
Quindi le mentalità prescindono dai problemi, le mentalità aiutano a gestire i problemi stessi.
Nel mio percorso seduttivo ho dovuto far fronte a tanti problemi. Dato che durante il miglioramento seduttivo gli ostacoli che si incontrano sono simili per tutti, ho deciso di fare un elenco delle mentalità da evitare!

 1. Mentalità del “devo”

È tipico: si comincia a studiare seduzione e si inizia a pensare che bisogna evadere dalla propria “zona di comfort”… e si cade nella mentalità del “devo”: “devo approcciare, devo fare questo, devo essere così, devo essere cosà“.
Va bene uscire dalla zona di comfort ma tutto ciò va vissuto come una cosa stimolante, non come un peso sulle spalle! Ansieggiarsi non serve a nulla, ti fa vivere male e ti ostacola di più
Quindi:
  • Va bene uscire dalla zona comfort e impegnarsi
  • Non va bene stressarsi e sforzarsi troppo
Non pensare quindi a quello che “devi fare” ma a quello che “ti piacerebbe fare” fuori dalla zona comfort.

2. Irrequietezza

Questo avviene soprattutto quando si vuole dimostrare qualcosa a se stessi o a qualcuno.
Quando una persona si ossessiona a provarci con tutte le ragazze che gli capitano sotto tiro diventa irrequieto.
Oltre ad essere un modo di vivere la seduzione poco serenamente, è anche brutto a vedersi. Le ragazze notano subito quando un ragazzo che ci prova lo fa con serenità oppure quando lo fa da disperato. Se sei così smetti di agitarti e comincia ad essere più tranquillo ;) .

3. Eccessivo tecnicismo

Per questo mi riferisco a una mentalità (direi filosofia) molto diffusa nella seduzione: quella che ti insegna modi fare “preconfezionati”.
Per come la vedo io è qualcosa da evitare come la peste, perché la seduzione deve essere qualcosa di spontaneo e di naturale, la seduzione è prima di tutto “imparare a rapportarsi con le donne” quindi tecniche da ripetere a pappagallo vanno bene nella misura in cui ti fanno sentire piu' sicuro di te,le fati tue e sei spontaneo .
Va bene iniziare a provare cose nuove, non va bene impazzire per seguire la tecnica che a poco a poco ti verrà comunque naturale.
Quando impari una tecnica dopo un po’ mettila da parte, vedrai che al momento giusto ti verrà in mente e molto probabilmente la applicherai senza neppure accorgertene

4. Prendere valore

In questo sito è già stato scritto molto sull’importanza del dare valore, quello che propongo io è di fare attenzione alle volte che, senza accorgercene, prendiamo valore alle persone. Capita spesso quando siamo timidi: se sei timido sei bloccato e una persona bloccata non dà valore.
Ti faccio alcuni esempi:
  • Una ragazza ti sorride e tu,  imbarazzato, non ricambi: non hai dato valore
  • Una persona ti parla e tu non l’ascolti perché troppo occupato a pensare come apparire: non hai dato valore, anzi ne hai preso
  • Sei giù di morale e ti lamenti continuamente con gli amici: stai prendendo valore
Questo è importante: ricorda che dare valore è un percorso che facciamo tutti i giorni, giorno per giorno.

5. Sindrome della ragazza speciale

Quando si studia la seduzione spesso lo si fa dopo una delusione in amore oppure per conquistare “una” ragazza in particolare.
Il problema di fondo, in un approccio di questo tipo, è che l’obiettivo su cui ci si focalizza è “conquistare una ragazza qualunque o conquistare la ragazza speciale” ma un obiettivo così rende poco, perché una volta conquistata l’obiettivo è raggiunto e tutto si ferma.
Io invece intendo il percorso seduttivo come il motore di una macchina. Per farlo funzionare bisogna farlo girare continuamente, se il motore si ferma il veicolo non si muove più.
Come fare quindi per andare lontano senza fermarsi? Semplice, bisogna arricchire la propria vita di ragazze che ci piacciono.
Ti sto dicendo che devi provarci con tutte? No! Ti sto dicendo di relazionarti continuamente con belle ragazze.
Questa mentalità ti farà fare passi enormi e ti farà sentire ancora più soddisfatto della tua vita!

Un abbraccio

mercoledì 12 giugno 2013

LE RELAZIONI TRA CUORE E CERVELLO

Le strette relazioni fra Cuore e Cervello: perché è necessario allinearli e tenerli in equilibrio

Non esiste separazione fra questi due organi ma dialogo e continua ricerca di equilibrio




Le strette relazioni fra Cuore e Cervello: perché è necessario allinearli e tenerli in equilibrio
Si pensa che sia il cervello che regola l’attività mentale e invece, come insegna la medicina cinese, è il cuore. È l’attività pensante che è programmata per corrispondere al cuore piuttosto che viceversa. È come essere cresciuti su un malinteso che dice: il processo cerebrale deve precedere e ottenere credito poi, semmai, vedremo anche le ragioni del cuore. Stando ai fatti, il primo a formarsi nell’embrione è il cuore. Il cervello viene dopo e ciò che prima si forma ha la precedenza e richiede il rispetto della temporalità. Perché, direte voi?

Semplice, poiché senza cuore niente cervello. Imporre l’attività cerebrale sul cuore significa bypassarlo e poi non lamentiamoci se abbiamo bisogno del bypass! E qui passo con voluta facilità dal cuore fisico al centro energetico del Cuore, all’area del torace, davanti e anche dietro. La distinzione tra il cuore-muscolo e l’area energetica-spirituale che lo accoglie sta diventando sempre meno netta, anche per la scienza. Il cuore anatomico, si scopre, non è solo una pompa e tuttavia quando si dice Cuore la mano istintivamente sa dove andare, e si poggia al centro del petto e non a sinistra dove è situato l’organo. Allineare il cervello al cuore è ciò che prende il nome di coerenza cuore-cervello – quando la mente combacia con il cuore – ora sempre più esplorata in campo scientifico. È come un pochino sotto-mettere (in senso letterale) il principio maschile del capo (testa) a quello femminile del seno (non a caso area del cuore), i quali poi armoniosamente si affiancano. Questa sottomissione infatti va intesa alla luce di un ordine di precedenza, come di un qualcosa che si evolve grazie a chi viene prima. Si sa il cervello – e la sua area pensante, la mente-intelletto – crede di essere il capo (da qui anche il nome di testa=capo) e vorrebbe sempre tener testa. Gli piacerebbe e ci prova, così è fatto, tuttavia è il cuore e la più ampia area ritmica che lo accoglie la sua l’intelligenza intuitiva, il Governatore, il Maestro. Ed è mia intenzione affiancare il cuore fisiologico all’area spirituale detta del Cuore piuttosto che separarli nettamente, come mai l’antica medicina cinese e il loro Tao hanno fatto. Sebbene sia consapevole che le capacità del Cuore spirituale si espandano ben oltre forma, tempo e spazio, oltre anche l’ampio toroide di frequenze elettromagnetiche emesse dal cuore fisico, di recente sotto la lente delle nuove scienze. Tale radianza elettromagnetica permea ogni cellula del corpo, incluse quelle del cervello. E questo già dovrebbe convincere i più razionali dubbiosi a imparare di nuovo ad ascoltare la “sua voce”.

Il cuore fisiologico è l’organo più sonoro del nostro corpo, il suo ritmo scandisce il contrarsi e l’espandersi del movimento della vita in ogni punto nodale dell’organismo. In questo senso tutto il corpo pulsa nel Cuore, anche se a una prima occhiata distratta potrebbe sembrare il contrario. Il cuore possiede anche un sistema nervoso autonomo, per più della metà è costituito da neuroni e può diminuire e accelerare i propri battiti senza ricevere impulsi dal cervello. Lo sviluppo evolutivo del cervello che si è dimostrato progressivo e plastico sembra richiedere ora più che mai il coinvolgimento del cuore. Le capacità cerebrali hanno bisogno di essere illuminate dal Cuore per scoprirsi nella loro sconosciuta ampiezza. L’intelletto arriva fin dove può, e ora più che mai l’urgenza delle qualità del Cuore si fa sentire. Meglio è dire che il loro congiunto corrispondersi è la base dell’armonia mente-cuore di cui sembra necessitare una rinnovata umanità. Quali sono queste qualità? Apprezzamento, sincerità, gentilezza, rispetto, considerazione, gratitudine, generosità, attitudine al sorriso, apertura, inclusione, gioia e dall’altro lato, dispiacere, tristezza, amarezza, chiusura… Assai auspicabili e degne di essere coltivate le prime, il troppo di ognuna di esse può provocare un senso di squilibrio. Chi, direte voi, può sentirsi squilibrato nella gioia? Se questa assume caratteristiche di attaccamento emozionale e di eccesso per esempio di esuberanza sopra le righe, di entusiasmo altisonante. Come si dice: sembrava gioia, ma era un calesse! Ogni organo ha un suo gemello, che lo radica. Nel caso del cuore si tratta dell’intestino tenue, l’area energetica ombelicale dell’hara della tradizione giapponese e del cosco di quella andina. Esso collabora con il cuore a veicolare in basso eventuali eccessi di energia assumendo caratteristiche digestive da un punto di visto fisiologico ed energetico, evitando congestioni, ristagni di sangue e di emozioni nella parte bassa della pancia che possono essere disfunzionali anche per le ovaie e le mestruazioni. E direi anche per i meno conosciuti effetti sulla prostata. Soprattutto per la donna l’asse cuore-ventre è molto importante, sebbene tenda quale moderna creatura ubicata spesso nella testa a dimenticarsene. È con la pancia che sente di voler far parlare il Cuore, è nel ventre che ne percepisce la quiete e lo scombussolo, del suo ed eventualmente di quello di un nuovo essere. In lei infatti possono pulsare due cuori contemporaneamente, quale misteriosa meraviglia! E venne chiamata due cuori. Che magari nulla ha a che fare con la narrazione di un libro così titolato di cui non ricordo il contenuto.

Detto questo, che ne sappiamo noi del Cuore? Qual è la nostra esperienza diretta? Ci fermiamo ad ascoltarlo? E non intendo il suo pulsare, talvolta impazzito da non poter essere trascurato? Ci prendiamo qualche momento per conoscerlo? Per comunicare con il Cuore? Per ascoltare con i suoi orecchi, guardare con i suoi occhi? Per parlargli e parlare con la sua bocca? Per toccare, con la consapevolezza diretta che le mani sono un suo prolungamento? Basta raccogliersi un attimo, magari chiudere gli occhi e sentire la comunicazione diretta tra il Cuore e ciò che è toccato. È un gesto semplice, di cui abbiamo dimenticato la naturalezza. Si tratta di riscoprire la differenza tra ascoltare, guardare, toccare, parlare con la testa e farlo invece con il Cuore. Si può cominciare con la musica, iniziare consapevolmente a lasciarla entrare nel Cuore, ad ascoltarla con le sue orecchie, rimanendo in ascolto dello stesso Cuore, tornando a essere un po’ esploratori e un po’ scienziati pronti a meravigliarsi di ciò che il Cuore ha in serbo per noi. Possiamo “raggiungerlo” accompagnando il respiro, riposare nella sua ampia area, un attimo, espirando. Così come la stufa o il caminetto, una volta accesi, diventano il cuore della casa, spargendo calore, luce e senso di allegria, questo è il posto del Cuore nella nostra vita. Di un Cuore acceso. E pare quindi più di una semplice coincidenza che l’organo cuore sia legato all’elemento fuoco. Il calore, il tepore, l’apertura e la morbidezza che ci coglie vicino al fuoco, sono presenti nel Cuore. Un calore che arde e non brucia. Come l’amore saggio. Che cosa potrebbe rendere un freddo inverno più dolcemente caldo?

LE RELAZIONI TRA CUORE E CERVELLO

Le strette relazioni fra Cuore e Cervello: perché è necessario allinearli e tenerli in equilibrio

Non esiste separazione fra questi due organi ma dialogo e continua ricerca di equilibrio




Le strette relazioni fra Cuore e Cervello: perché è necessario allinearli e tenerli in equilibrio
Si pensa che sia il cervello che regola l’attività mentale e invece, come insegna la medicina cinese, è il cuore. È l’attività pensante che è programmata per corrispondere al cuore piuttosto che viceversa. È come essere cresciuti su un malinteso che dice: il processo cerebrale deve precedere e ottenere credito poi, semmai, vedremo anche le ragioni del cuore. Stando ai fatti, il primo a formarsi nell’embrione è il cuore. Il cervello viene dopo e ciò che prima si forma ha la precedenza e richiede il rispetto della temporalità. Perché, direte voi?

Semplice, poiché senza cuore niente cervello. Imporre l’attività cerebrale sul cuore significa bypassarlo e poi non lamentiamoci se abbiamo bisogno del bypass! E qui passo con voluta facilità dal cuore fisico al centro energetico del Cuore, all’area del torace, davanti e anche dietro. La distinzione tra il cuore-muscolo e l’area energetica-spirituale che lo accoglie sta diventando sempre meno netta, anche per la scienza. Il cuore anatomico, si scopre, non è solo una pompa e tuttavia quando si dice Cuore la mano istintivamente sa dove andare, e si poggia al centro del petto e non a sinistra dove è situato l’organo. Allineare il cervello al cuore è ciò che prende il nome di coerenza cuore-cervello – quando la mente combacia con il cuore – ora sempre più esplorata in campo scientifico. È come un pochino sotto-mettere (in senso letterale) il principio maschile del capo (testa) a quello femminile del seno (non a caso area del cuore), i quali poi armoniosamente si affiancano. Questa sottomissione infatti va intesa alla luce di un ordine di precedenza, come di un qualcosa che si evolve grazie a chi viene prima. Si sa il cervello – e la sua area pensante, la mente-intelletto – crede di essere il capo (da qui anche il nome di testa=capo) e vorrebbe sempre tener testa. Gli piacerebbe e ci prova, così è fatto, tuttavia è il cuore e la più ampia area ritmica che lo accoglie la sua l’intelligenza intuitiva, il Governatore, il Maestro. Ed è mia intenzione affiancare il cuore fisiologico all’area spirituale detta del Cuore piuttosto che separarli nettamente, come mai l’antica medicina cinese e il loro Tao hanno fatto. Sebbene sia consapevole che le capacità del Cuore spirituale si espandano ben oltre forma, tempo e spazio, oltre anche l’ampio toroide di frequenze elettromagnetiche emesse dal cuore fisico, di recente sotto la lente delle nuove scienze. Tale radianza elettromagnetica permea ogni cellula del corpo, incluse quelle del cervello. E questo già dovrebbe convincere i più razionali dubbiosi a imparare di nuovo ad ascoltare la “sua voce”.

Il cuore fisiologico è l’organo più sonoro del nostro corpo, il suo ritmo scandisce il contrarsi e l’espandersi del movimento della vita in ogni punto nodale dell’organismo. In questo senso tutto il corpo pulsa nel Cuore, anche se a una prima occhiata distratta potrebbe sembrare il contrario. Il cuore possiede anche un sistema nervoso autonomo, per più della metà è costituito da neuroni e può diminuire e accelerare i propri battiti senza ricevere impulsi dal cervello. Lo sviluppo evolutivo del cervello che si è dimostrato progressivo e plastico sembra richiedere ora più che mai il coinvolgimento del cuore. Le capacità cerebrali hanno bisogno di essere illuminate dal Cuore per scoprirsi nella loro sconosciuta ampiezza. L’intelletto arriva fin dove può, e ora più che mai l’urgenza delle qualità del Cuore si fa sentire. Meglio è dire che il loro congiunto corrispondersi è la base dell’armonia mente-cuore di cui sembra necessitare una rinnovata umanità. Quali sono queste qualità? Apprezzamento, sincerità, gentilezza, rispetto, considerazione, gratitudine, generosità, attitudine al sorriso, apertura, inclusione, gioia e dall’altro lato, dispiacere, tristezza, amarezza, chiusura… Assai auspicabili e degne di essere coltivate le prime, il troppo di ognuna di esse può provocare un senso di squilibrio. Chi, direte voi, può sentirsi squilibrato nella gioia? Se questa assume caratteristiche di attaccamento emozionale e di eccesso per esempio di esuberanza sopra le righe, di entusiasmo altisonante. Come si dice: sembrava gioia, ma era un calesse! Ogni organo ha un suo gemello, che lo radica. Nel caso del cuore si tratta dell’intestino tenue, l’area energetica ombelicale dell’hara della tradizione giapponese e del cosco di quella andina. Esso collabora con il cuore a veicolare in basso eventuali eccessi di energia assumendo caratteristiche digestive da un punto di visto fisiologico ed energetico, evitando congestioni, ristagni di sangue e di emozioni nella parte bassa della pancia che possono essere disfunzionali anche per le ovaie e le mestruazioni. E direi anche per i meno conosciuti effetti sulla prostata. Soprattutto per la donna l’asse cuore-ventre è molto importante, sebbene tenda quale moderna creatura ubicata spesso nella testa a dimenticarsene. È con la pancia che sente di voler far parlare il Cuore, è nel ventre che ne percepisce la quiete e lo scombussolo, del suo ed eventualmente di quello di un nuovo essere. In lei infatti possono pulsare due cuori contemporaneamente, quale misteriosa meraviglia! E venne chiamata due cuori. Che magari nulla ha a che fare con la narrazione di un libro così titolato di cui non ricordo il contenuto.

Detto questo, che ne sappiamo noi del Cuore? Qual è la nostra esperienza diretta? Ci fermiamo ad ascoltarlo? E non intendo il suo pulsare, talvolta impazzito da non poter essere trascurato? Ci prendiamo qualche momento per conoscerlo? Per comunicare con il Cuore? Per ascoltare con i suoi orecchi, guardare con i suoi occhi? Per parlargli e parlare con la sua bocca? Per toccare, con la consapevolezza diretta che le mani sono un suo prolungamento? Basta raccogliersi un attimo, magari chiudere gli occhi e sentire la comunicazione diretta tra il Cuore e ciò che è toccato. È un gesto semplice, di cui abbiamo dimenticato la naturalezza. Si tratta di riscoprire la differenza tra ascoltare, guardare, toccare, parlare con la testa e farlo invece con il Cuore. Si può cominciare con la musica, iniziare consapevolmente a lasciarla entrare nel Cuore, ad ascoltarla con le sue orecchie, rimanendo in ascolto dello stesso Cuore, tornando a essere un po’ esploratori e un po’ scienziati pronti a meravigliarsi di ciò che il Cuore ha in serbo per noi. Possiamo “raggiungerlo” accompagnando il respiro, riposare nella sua ampia area, un attimo, espirando. Così come la stufa o il caminetto, una volta accesi, diventano il cuore della casa, spargendo calore, luce e senso di allegria, questo è il posto del Cuore nella nostra vita. Di un Cuore acceso. E pare quindi più di una semplice coincidenza che l’organo cuore sia legato all’elemento fuoco. Il calore, il tepore, l’apertura e la morbidezza che ci coglie vicino al fuoco, sono presenti nel Cuore. Un calore che arde e non brucia. Come l’amore saggio. Che cosa potrebbe rendere un freddo inverno più dolcemente caldo?

venerdì 7 giugno 2013

COME CHIEDERE DI USCIRE AD UNA DONNA


Come chiedere di uscire: 4 semplici cose da fare per chiedere un appuntamento ad una ragazza

Dopo che hai conosciuto una donna, creato attrazione e un po’ di rapport, è il momento di chiedere di uscire, di chiedere un appuntamento.
Alcuni uomini se la fanno sotto per una cosa del genere, li capisco perché anch’io ero come loro, ma in realtà non è nulla di complicato, basta solo seguire alcuni semplici punti.
Eccoli qui…
chiedere appuntamento chiedere di uscire

Non pensarlo come un appuntamento

Utilizzo il termine “appuntamento” solo perché è di uso comune, ma sinceramente mi fa molto anni ’50 o film romantici.
Attenzione perché non è banale: il modo di vedere una cosa influenza il “come ti fa sentire” quella cosa.
Cosa fare nella pratica?
Guarda un’uscita semplicemente come … un’uscita, qualcosa di tranquillissimo, ti assicuro che ti sentirai molto più sciolto e anche lei di conseguenza lo sarà.

Attrazione e rapport vanno fatti prima

Alcuni chiedono di uscire ad una donna prima che ci sia attrazione. Ma… perdonami… ti chiedo: perché una donna dovrebbe uscire con te se non prova attrazione nei tuoi confronti?
Come dici? Vuoi fare un’uscita da amici?
Hmmm, fammi pensare… come posso spiegartelo nel modo più educato possibile? Vediamo… Ok: prendi la tua mano destra e portala all’incrocio delle tue gambe.
Senti qualcosa di piccolo (ok di grosso :-) ? Bene, quello è il tuo pene, prima di tutto fai la sua conoscenza e in secondo luogo se hai intenzione di usarlo prima del nuovo millennio è ora che inizi a non vergognarti più dei tuoi desideri e bisogni sessuali ok?
Proprio così, il motivo per cui alcuni uomini vogliono fare “un’uscita da amici” è perché hanno paura di mostrarsi interessati, come se ci fosse qualcosa di male a conoscere meglio una donna e voler fare un po’ di sano su e giù! Pazzesco.
Ficcati questo in testa: le uscite “da amici” le fai con i tuoi amici o con le tue amiche (amiche vere, non ragazze che in realtà ti interessano).
Gli appuntamenti, le uscite efficaci sono quelle in cui prima hai già creato interesse, cioè attrazione. Non devi di certo farla innamorare :-) , basta un po’ di semplice interesse nei tuoi confronti.
Non solo, devi aver creato anche del rapport, cioè quella conoscenza di base necessaria  per la seduzione.


Nessuna pressione quando le chiedi di uscire

Lei non dovrebbe sentire pressioni di alcun tipo, cosa vuol dire?
Prima di tutto può sentire pressioni se, mentre le chiedi l’appuntamento, capisce che sei troppo fissato con il risultato, se hai una mentalità di scarsità e lei è la tua unica salvezza.
Se comunichi questo lei sentirà una enorme pressione e molto probabilmente ti risponderà di no, che non vuole uscire con te, spesso inventandosi una scusa.
In secondo luogo può sentire pressione se scegli un appuntamento esagerato nel quale magari siete costretti a stare assieme per tanto tempo.
Quindi niente ristoranti o cose simili, meglio preferire:
  • Un caffè assieme
  • Bere qualcosa la sera
  • Un aperitivo
  • Fare due passi per mangiare (o una granita, ma quello puoi farlo solo in Sicilia dove la fanno da paura :-) , c’è qualche siciliano che me ne manda un po’ ? )
Ci sarà tempo per gli appuntamenti romantici al ristorante da 300 euro a botta… quando saranno 6 mesi che state assieme e dovete ancora fare sesso potrai giocarti questa tattica (haha scherzo, scherzo :-) )

Dai sicurezza

Nel momento in cui chiedi di uscire, o nel momento in cui le chiedi il numero,dille già cosa hai intenzione di fare, dove la vuoi protare per l’appuntamento.
Questo è veramente importantissimo per i seguenti motivi:
1. Lei saprà già cosa farete e questo le dà sicurezza
Magari ti conosce poco e quindi anche solo un’informazione così banale può essere utile.
2. Dai una giustificazione razionale al chiedere il suo numero
Se dici già cosa farete il numero di cellulare sembra solo un mezzo per fare qualcosa di sciolto assieme e così facendo non metti pressione nemmeno sulla richiesta del numero. ;-)
E ora: tutti a chiedere ad almeno 3 ragazze di uscire! ;-)

COME CHIEDERE DI USCIRE AD UNA DONNA


Come chiedere di uscire: 4 semplici cose da fare per chiedere un appuntamento ad una ragazza

Dopo che hai conosciuto una donna, creato attrazione e un po’ di rapport, è il momento di chiedere di uscire, di chiedere un appuntamento.
Alcuni uomini se la fanno sotto per una cosa del genere, li capisco perché anch’io ero come loro, ma in realtà non è nulla di complicato, basta solo seguire alcuni semplici punti.
Eccoli qui…
chiedere appuntamento chiedere di uscire

Non pensarlo come un appuntamento

Utilizzo il termine “appuntamento” solo perché è di uso comune, ma sinceramente mi fa molto anni ’50 o film romantici.
Attenzione perché non è banale: il modo di vedere una cosa influenza il “come ti fa sentire” quella cosa.
Cosa fare nella pratica?
Guarda un’uscita semplicemente come … un’uscita, qualcosa di tranquillissimo, ti assicuro che ti sentirai molto più sciolto e anche lei di conseguenza lo sarà.

Attrazione e rapport vanno fatti prima

Alcuni chiedono di uscire ad una donna prima che ci sia attrazione. Ma… perdonami… ti chiedo: perché una donna dovrebbe uscire con te se non prova attrazione nei tuoi confronti?
Come dici? Vuoi fare un’uscita da amici?
Hmmm, fammi pensare… come posso spiegartelo nel modo più educato possibile? Vediamo… Ok: prendi la tua mano destra e portala all’incrocio delle tue gambe.
Senti qualcosa di piccolo (ok di grosso :-) ? Bene, quello è il tuo pene, prima di tutto fai la sua conoscenza e in secondo luogo se hai intenzione di usarlo prima del nuovo millennio è ora che inizi a non vergognarti più dei tuoi desideri e bisogni sessuali ok?
Proprio così, il motivo per cui alcuni uomini vogliono fare “un’uscita da amici” è perché hanno paura di mostrarsi interessati, come se ci fosse qualcosa di male a conoscere meglio una donna e voler fare un po’ di sano su e giù! Pazzesco.
Ficcati questo in testa: le uscite “da amici” le fai con i tuoi amici o con le tue amiche (amiche vere, non ragazze che in realtà ti interessano).
Gli appuntamenti, le uscite efficaci sono quelle in cui prima hai già creato interesse, cioè attrazione. Non devi di certo farla innamorare :-) , basta un po’ di semplice interesse nei tuoi confronti.
Non solo, devi aver creato anche del rapport, cioè quella conoscenza di base necessaria  per la seduzione.


Nessuna pressione quando le chiedi di uscire

Lei non dovrebbe sentire pressioni di alcun tipo, cosa vuol dire?
Prima di tutto può sentire pressioni se, mentre le chiedi l’appuntamento, capisce che sei troppo fissato con il risultato, se hai una mentalità di scarsità e lei è la tua unica salvezza.
Se comunichi questo lei sentirà una enorme pressione e molto probabilmente ti risponderà di no, che non vuole uscire con te, spesso inventandosi una scusa.
In secondo luogo può sentire pressione se scegli un appuntamento esagerato nel quale magari siete costretti a stare assieme per tanto tempo.
Quindi niente ristoranti o cose simili, meglio preferire:
  • Un caffè assieme
  • Bere qualcosa la sera
  • Un aperitivo
  • Fare due passi per mangiare (o una granita, ma quello puoi farlo solo in Sicilia dove la fanno da paura :-) , c’è qualche siciliano che me ne manda un po’ ? )
Ci sarà tempo per gli appuntamenti romantici al ristorante da 300 euro a botta… quando saranno 6 mesi che state assieme e dovete ancora fare sesso potrai giocarti questa tattica (haha scherzo, scherzo :-) )

Dai sicurezza

Nel momento in cui chiedi di uscire, o nel momento in cui le chiedi il numero,dille già cosa hai intenzione di fare, dove la vuoi protare per l’appuntamento.
Questo è veramente importantissimo per i seguenti motivi:
1. Lei saprà già cosa farete e questo le dà sicurezza
Magari ti conosce poco e quindi anche solo un’informazione così banale può essere utile.
2. Dai una giustificazione razionale al chiedere il suo numero
Se dici già cosa farete il numero di cellulare sembra solo un mezzo per fare qualcosa di sciolto assieme e così facendo non metti pressione nemmeno sulla richiesta del numero. ;-)
E ora: tutti a chiedere ad almeno 3 ragazze di uscire! ;-)

mercoledì 5 giugno 2013

QUANTO TEMPO?


Quanto tempo c’è?
Me lo chiedo spesso.


Per uno come me che predica l’efficienza, la chiarezza di intenti, la velocità questo è un quesito che ritorna a galla, per quanto tu tenti di affogarlo come si fa con l’alcol e con un brutto sentimento.
Quanto tempo c’è prima che sia troppo tardi?
Quanto tempo c’è, e per contrappunto, quanto veloce devo andare?
Si, perché la velocità è una di quei salatini che ti arrivano sempre quando sei assetato di tempo
E poi la velocità sarà buona o cattiva.
Amica o nemica?
Perché le olive del mio albero ci mettono sempre lo stesso tempo per nascere, crescere e maturare?
Rifletto e gusto questo pensiero come un si fa come con un cioccolatino.
Mi si scioglie in bocca e mi rimane il dubbio se in tanta scioglievolezza non rimanga un osso duro in fondo.
In natura tutto ha il suo tempo.
La sua velocità.
Sempre quella.
Puoi pregare e disperarti. Strapparti un braccio e bestemmiare. Blandire il destino e fare il ruffiano.
Sono sempre nove i mesi della gestazione.
Condannati a rispettare i tempi.
Sollevati dalla responsabilità di accorciarli.
E lo spermatozoo più veloce?
Il falco pellegrino?
La mosca quando scappa dallo schiaffo mortale?
Già. La velocità è un sottoprodotto.
Una necessità sociale.
Un prodotto della competizione.
Che ti rende più facile la vita, come al ghepardo o allo struzzo.
E che a volta presenta un conto.
Guardo dalla finestra della palestra.
Un luogo fintamente lenta ma magistralmente veloce.
Un tempio della finalizzazione degli sforzi umani.
Parcheggia una renault kangoo.
Un’auto che si può attrezzare per portare anche una sedia a rotelle.
Come questa.
Scende una signora che lascia tutto sul sedile.
Borsa, chiavi, giacca.
Deve scendere e aprire la portiera scorrevole opposta.
Deve aprire il portellone dietro.
Deve scaricare una pesante carrozzina a cui attacca delle pedane per appoggiare i piedi di chi dovrà usarla.
Deve prendere di peso la bambina ormai adulta che non si muove se non per fare vagare lo sguardo tra lo sperso e il divertito.
Uno sguardo che è un miliardo di chilometri dalle saune, dai pesi, dalle barrette dietetiche.
In un pianeta tutto suo.
Il pianeta delle carrozzine e delle mamme stanche.
Mamme ormai più piccole di quelle piccole bambine cresciute ed immobili.
Mamme lente.
Costrette ad essere lente.
Che vanno alla velocità del cuore.
Del loro.
Deve sistemare la bambina e legarla con delle cinghie perché non cada.
Deve mettere nella borsa dietro allo schienale tutto ciò che le servirà.
Una serie di oggetti che non distinguo e che ad oggi ho avuto l’immeritata fortuna di non dovere usare.
Deve richiudere l’auto dopo aver raccolto le sue cose.
E adesso spingere.
Spingere sopra i marciapiedi, tra le auto parcheggiate male e le crepe del cemento.
Una mamma lenta.
Costretta ad essere lenta.
Che va alla velocità del cuore di chi ha parcheggiato male e di chi non si prende cura di tenere a posto il marciapiede.
Sono passati 20 minuti.
20 minuti solo per scendere da un auto.
Provo per quella donna la stessa ammirazione che provo per il Dalai Lama.
Quella bambina ha avuto il suo pezzettino di fortuna in mezzo a tanta vita dura.
Non so come farei.
Prego Dio di tenermi una mano sul capo e una sulla spalla dovesse succedermi qualcosa del genere.
20 Minuti.
Non mi sono allenato.
Finisco qui.
Per oggi può andare a farsi fottere anche l’allenamento.
Andava in onda una lezione più importante sul canale che si vede dallo spogliatoio.
Mi è sembrato di capire qualcosa.
Si corre quando si può perché a volte non puoi più.
Si corre perché oggi si e domani forse.
Si corre perché non sappiamo né quando né come.
Si corre perché da allenati si può anche andare piano ma non viceversa.
Si corre per non dovere avere il rammarico di dire che non avevi almeno provato.
Si corre perché prima o poi dovrai rallentare, se non per te, per amore di qualcun altro.
Si corre perché quando il cuore chiama ci si deve fermare.
Quanto tempo c’è?
Troppo poco se stai alla finestra, troppo se spingi sul marciapiede.