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sabato 25 maggio 2013

Il significato di alcuni gesti

Cosa significano alcuni gesti e movimenti nella psicologia. Ecco la spiegazione di ognuno


Sapevate che i nostri gesti e movimenti possono aggiungere delle informazioni importanti su di noi e rivelare qualcosa che in realtà vogliamo tacere a chi ci sta davanti?
Toccarsi i capelli, mordersi le labbra, mangiarsi le unghie, gesticolare molto, stare a gambe incrociate e molti altri gesti hanno tutti un significato: sono gesti che permettono all’esperto della comunicazione non verbale di decodificare il linguaggio del corpo attraverso il quale parla la sfera inconscia.

Infatti le posizioni del corpo, i segni e i gesti che l’individuo esprime, durante un pensiero, durante un dialogo o altre forme di interazione, non sono casuali, ma correlati ai suoi stati emotivi.
I canali di comunicazione non verbale sono i capelli, ilviso, gli occhi, le gambe, i piedi, le braccia e le mani

Cosa ci comunicano i capelli
Toccarsi i capelli è un gesto inconscio per tranquillizzarsi e acquisire maggiore sicurezza nei momenti di tensione. Spesso diventa un gesto inconscio per allontanarsi da qualsiasi altro pensiero o fonte di dolore, ma funziona anche come gesto meccanico di riequilibrio funzionale della mente, come a voler cambiare il ritmo e la velocità di pensiero.

Toccarsi i capelli significa anche fuggire davanti a determinate minacce potenzialmente mortali. Spesso ci succede che in preda al terrore le mani possono essere portate tra i capelli, come ad afferrare la testa stessa. Questo gesto trasduce il bisogno di liberare il corpo dal pensiero per permettere al corpo di scappare al salvo.

Cosa ci comunica la pettinatura
La pettinatura trascurata viene ritenuta sintomo di una certa confusione d’idee, quantomeno di mancanza di chiarezza. La pettinatura stravagante denota il desiderio di farsi notare a tutti i costi tipico di chi si sente in qualche modo “invisibile” agli altri. La pettinatura a spazzola per un uomo significa che il processo di attaccamento alla madre non è stato del tutto superato. Questo individuo manifesta nei confronti del mondo esterno un comportamento testardo, ostinato.

I capelli pettinati all’indietro sono tipici di un uomo o di una donna intelligente oltre la media. La pettinatura in questo caso lascia scoperta una fronte dietro la quale fervono molti pensieri. I capelli pazzi in un uomo maturo indicano un temperamento da “genio”, ma anche sregolatezza e giovinezza d’animo.

La riga: non solo serve a tenere in ordine i capelli, ma sta ad indicare un vero e proprio atteggiamento nei confronti della vita, che si può dedurre dal modo in cui viene tracciata. Riga a destra: gusto dell’ordine, della discrezione, desiderio di anonimato. Riga in mezzo: testardaggine, profonde capacità intellettuali, carattere chiuso e a volte preoccupato di rimanere inosservato. La riga a sinistra segnala invece un carattere retto, leale, fiducioso negli altri, anche se testardo nelle proprie decisioni, e, a volte, facilmente suggestionabile.

Tenere sempre lo stesso taglio può indicare armonia con se stessi o mancanza di fantasia e rigidità interiore. Un cambio radicale di pettinatura o di immagine, rivela il tentativo di modificare il modo in cui ci si vede. Modificare pettinatura, colore, taglio, è uno dei modi femminili per sancire un cambio o la voglia di cambiare, per esempio dopo una delusione sentimentale la donna tende a tagliare. Come per disfarsi di una femminilità che l’ha fatta soffrire.

Tante trasformazioni non significano, necessariamente, temperamento volubile. Giocare con la propria immagine indica che si è in cerca della propria identità profonda. Si provano gli estremi, si cambia testa in continuazione, poi, quando si trova l’immagine che si sente adeguata, ci si ferma.

Cosa ci comunica il viso
Toccarsi il naso: strofinare sotto le narici con il dorso della mano significa rifiuto. Sfregare la parte esterna significa tensione emotiva, coinvolgimento.
Toccarsi la gola significa stato di agitazione, ansia latente: se non si vuole trasmettere questo stato d’animo al proprio interlocutore evitare di giocherellare con catenine, sistemare cravatte o colletti o grattarsi questa zona.
mordersi le labbra senza procurarsi ferite significa gradimento, godimento
Mordersi le labbra in modo più incisivo significa imbarazzo o stres per cui il contatto tra le labbra aiuta a scaricare la tensione.

Togliere e mettere frequentemente gli occhiali significa desiderio di sfuggire alle circostanze, di non accettare una cosa ovvero un avvenimento di qualsivoglia genere.
Portare l’indice ed il medio appaiati sulla guancia o davanti alle labbra: attenzione, riflessione
Inclinare la testa significa non essere interessati a ciò che una persona ci sta dicendo.

Cosa ci comunicano i gesti con le gambe.
Accavallare le gambe ed intrecciare le dita delle mani attorno ad un ginocchio:atteggiamento caratteristico di chi è solito prendere le proprie decisioni con calma.
Tenere la gambe accavallate è una posizione tipicamente femminile che indica il desiderio di allontanarsi dal mondo esterno; inoltre stare seduta in questo modo aiuta a sentirsi più protetti e psicologicamente più lucidi.

Tenere le gambe divaricate quando si sta in piedi e le mani appoggiate sui fianchi significa essere sicuri di sé in quella situazione.
La posizione del soldatino con le gambe diritte, le ginocchia bloccate e le mai lungo i fianchi, invece, rivelano una sensazione di sudditanza e di paura.
Spostare il peso da una gamba all’altra mentre si sta in piedi, significa che si sta vivendo una forte ansia, mentre se lo si fa sempre sottolinea una personalità inquieta, che fatica a trovare pace con se stessi.
Camminare con passo rapido indica una persona decisa e determinata che sa esattamente quali obiettivi vuole raggiungere.

Cosa ci comunicano le braccia
Tenere le braccia conserte è la tipica posizione di difesa in cui le braccia sono una barriera verso l’esterno.

Cosa ci comunicano le mani
Gesticolare sempre indica un carattere estroverso e dinamico, ma è fondamentale che i gesti siano logici con ciò che si sta comunicando.
Nascondere le mani nelle tasche o dietro la schiena può indicare una persona non molto limpida, che non vuole svelare completamente chi è.
Mangiarsi unghie e pellicine indica un alto stato di stress e tensione; si tirare fuori un’aggressività sulle mani che vorremmo reprimere.


Sono segnali di gradimento: gli avanzamenti del corpo, il mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi lentamente i capelli, gambe e braccia non incrociate.
Sono gesti di rifiuto: sfregarsi il naso con il dorso della mano, indietreggiare con il corpo, incrociare gambe e braccia.


Il significato di alcuni gesti

Cosa significano alcuni gesti e movimenti nella psicologia. Ecco la spiegazione di ognuno


Sapevate che i nostri gesti e movimenti possono aggiungere delle informazioni importanti su di noi e rivelare qualcosa che in realtà vogliamo tacere a chi ci sta davanti?
Toccarsi i capelli, mordersi le labbra, mangiarsi le unghie, gesticolare molto, stare a gambe incrociate e molti altri gesti hanno tutti un significato: sono gesti che permettono all’esperto della comunicazione non verbale di decodificare il linguaggio del corpo attraverso il quale parla la sfera inconscia.

Infatti le posizioni del corpo, i segni e i gesti che l’individuo esprime, durante un pensiero, durante un dialogo o altre forme di interazione, non sono casuali, ma correlati ai suoi stati emotivi.
I canali di comunicazione non verbale sono i capelli, ilviso, gli occhi, le gambe, i piedi, le braccia e le mani

Cosa ci comunicano i capelli
Toccarsi i capelli è un gesto inconscio per tranquillizzarsi e acquisire maggiore sicurezza nei momenti di tensione. Spesso diventa un gesto inconscio per allontanarsi da qualsiasi altro pensiero o fonte di dolore, ma funziona anche come gesto meccanico di riequilibrio funzionale della mente, come a voler cambiare il ritmo e la velocità di pensiero.

Toccarsi i capelli significa anche fuggire davanti a determinate minacce potenzialmente mortali. Spesso ci succede che in preda al terrore le mani possono essere portate tra i capelli, come ad afferrare la testa stessa. Questo gesto trasduce il bisogno di liberare il corpo dal pensiero per permettere al corpo di scappare al salvo.

Cosa ci comunica la pettinatura
La pettinatura trascurata viene ritenuta sintomo di una certa confusione d’idee, quantomeno di mancanza di chiarezza. La pettinatura stravagante denota il desiderio di farsi notare a tutti i costi tipico di chi si sente in qualche modo “invisibile” agli altri. La pettinatura a spazzola per un uomo significa che il processo di attaccamento alla madre non è stato del tutto superato. Questo individuo manifesta nei confronti del mondo esterno un comportamento testardo, ostinato.

I capelli pettinati all’indietro sono tipici di un uomo o di una donna intelligente oltre la media. La pettinatura in questo caso lascia scoperta una fronte dietro la quale fervono molti pensieri. I capelli pazzi in un uomo maturo indicano un temperamento da “genio”, ma anche sregolatezza e giovinezza d’animo.

La riga: non solo serve a tenere in ordine i capelli, ma sta ad indicare un vero e proprio atteggiamento nei confronti della vita, che si può dedurre dal modo in cui viene tracciata. Riga a destra: gusto dell’ordine, della discrezione, desiderio di anonimato. Riga in mezzo: testardaggine, profonde capacità intellettuali, carattere chiuso e a volte preoccupato di rimanere inosservato. La riga a sinistra segnala invece un carattere retto, leale, fiducioso negli altri, anche se testardo nelle proprie decisioni, e, a volte, facilmente suggestionabile.

Tenere sempre lo stesso taglio può indicare armonia con se stessi o mancanza di fantasia e rigidità interiore. Un cambio radicale di pettinatura o di immagine, rivela il tentativo di modificare il modo in cui ci si vede. Modificare pettinatura, colore, taglio, è uno dei modi femminili per sancire un cambio o la voglia di cambiare, per esempio dopo una delusione sentimentale la donna tende a tagliare. Come per disfarsi di una femminilità che l’ha fatta soffrire.

Tante trasformazioni non significano, necessariamente, temperamento volubile. Giocare con la propria immagine indica che si è in cerca della propria identità profonda. Si provano gli estremi, si cambia testa in continuazione, poi, quando si trova l’immagine che si sente adeguata, ci si ferma.

Cosa ci comunica il viso
Toccarsi il naso: strofinare sotto le narici con il dorso della mano significa rifiuto. Sfregare la parte esterna significa tensione emotiva, coinvolgimento.
Toccarsi la gola significa stato di agitazione, ansia latente: se non si vuole trasmettere questo stato d’animo al proprio interlocutore evitare di giocherellare con catenine, sistemare cravatte o colletti o grattarsi questa zona.
mordersi le labbra senza procurarsi ferite significa gradimento, godimento
Mordersi le labbra in modo più incisivo significa imbarazzo o stres per cui il contatto tra le labbra aiuta a scaricare la tensione.

Togliere e mettere frequentemente gli occhiali significa desiderio di sfuggire alle circostanze, di non accettare una cosa ovvero un avvenimento di qualsivoglia genere.
Portare l’indice ed il medio appaiati sulla guancia o davanti alle labbra: attenzione, riflessione
Inclinare la testa significa non essere interessati a ciò che una persona ci sta dicendo.

Cosa ci comunicano i gesti con le gambe.
Accavallare le gambe ed intrecciare le dita delle mani attorno ad un ginocchio:atteggiamento caratteristico di chi è solito prendere le proprie decisioni con calma.
Tenere la gambe accavallate è una posizione tipicamente femminile che indica il desiderio di allontanarsi dal mondo esterno; inoltre stare seduta in questo modo aiuta a sentirsi più protetti e psicologicamente più lucidi.

Tenere le gambe divaricate quando si sta in piedi e le mani appoggiate sui fianchi significa essere sicuri di sé in quella situazione.
La posizione del soldatino con le gambe diritte, le ginocchia bloccate e le mai lungo i fianchi, invece, rivelano una sensazione di sudditanza e di paura.
Spostare il peso da una gamba all’altra mentre si sta in piedi, significa che si sta vivendo una forte ansia, mentre se lo si fa sempre sottolinea una personalità inquieta, che fatica a trovare pace con se stessi.
Camminare con passo rapido indica una persona decisa e determinata che sa esattamente quali obiettivi vuole raggiungere.

Cosa ci comunicano le braccia
Tenere le braccia conserte è la tipica posizione di difesa in cui le braccia sono una barriera verso l’esterno.

Cosa ci comunicano le mani
Gesticolare sempre indica un carattere estroverso e dinamico, ma è fondamentale che i gesti siano logici con ciò che si sta comunicando.
Nascondere le mani nelle tasche o dietro la schiena può indicare una persona non molto limpida, che non vuole svelare completamente chi è.
Mangiarsi unghie e pellicine indica un alto stato di stress e tensione; si tirare fuori un’aggressività sulle mani che vorremmo reprimere.


Sono segnali di gradimento: gli avanzamenti del corpo, il mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi lentamente i capelli, gambe e braccia non incrociate.
Sono gesti di rifiuto: sfregarsi il naso con il dorso della mano, indietreggiare con il corpo, incrociare gambe e braccia.


LA NEGOZIAZIONE A SLALOM

LO SLALOM DELLA NEGOZIAZIONE

UNO DEGLI ERRORI DEI VENDITORI È IL RIFIUTO CATEGORICO DELLE POSIZIONI ALTRUI. MA UNA TRATTATIVA RICHIEDE FLESSIBILITÀ. CHIEDIAMOCI SEMPRE: CI SONO DELLE CONDIZIONI ALLE QUALI POTREI DIRE DI SÌ?

Oggi le previsioni nel business non funzionano più. Forse – finalmente – le aziende
si sono lasciate alle spalle la cattiva abitudine di fare i budget prendendo il preconsuntivo dell’anno precedente e applicando percentuali in più o in meno. Perché la navigazione è diventata a vista, la concorrenza arriva da tutte le parti, i clienti sono meno fedeli, la tecnologia ha alterato il modo in cui lavoriamo.
Sembra che le famose cinque forze competitive di Porter (concorrenti, fornitori, clienti...), che tanto hanno fatto scuola nei libri di management, siano diventate qualche decina. Nascono idee che pochi mesi fa non avevano neanche un mercato, e ne muoiono altre che invece erano case studies.

Nel suo libro Il leader che non aveva titoli Robin Sharma esprime questa situazione con l’immagine azzeccata di una difficile discesa con gli sci.
"Se cacci la testa sotto la scrivania nella speranza che la valanga del cambiamento se ne vada via, finirai per soffocare, come un povero diavolo sorpreso impreparato da una vera valanga di neve fresca. Se combatterai contro tutto, finirai nei guai. Sarebbe come resistere alla discesa su una pista da sci pazzesca, che ti fa andare il cuore in gola quando dalla cima ti sporgi a dare un’occhiata giù. L’unico modo per potercela fare ad arrivare in fondo tutto intero è puntare alla linea di fondo e abbracciarla invece che resistere a essa. L’unico modo per arrivare al sicuro è inclinare a valle. (…) Devi inclinarti nel senso della discesa ripida che hai davanti, anziché cercare di tenerti contro la montagna per evitare di cadere. Devi proprio avvicinarti di più al posto che temi, anziché allontanartene”.

I “no” che non aiutano a vendere
Uno degli errori più diffusi in una trattativa è resistere alla discesa, cioè arroccarsi sulle proprie posizioni e dire solo “no”.
Il tempo che le persone dedicano a costruire una negoziazione (quando lo fanno) lo spendono in tutto tranne che in una preparazione efficace. Infatti, spesso, si arrovellano per trovare cento modi diversi di opporre un rifiuto.
Pensate alla linea Maginot, costruita dai francesi dal 1930: non era una preparazione per la guerra, ma una preparazione per la difesa. E tutti ricordiamo com’è finita (molto male).

La prima cosa, invece, che dovremmo pianificare durante la preparazione di una negoziazione non è come dire “no”, ma cosa fare quando la controparte dice “no”.
La negoziazione richiede flessibilità, e non posizioni consolidate dalle quali partire per organizzare una difesa, perché la negoziazione è un processo di scambio, qualcosa si conquista in cambio di qualcos’altro che si concede. Dare per ricevere.
La negoziazione è il processo di passaggio dall’ideale al possibile. Significa che dovremo rinunciare a qualcosa del nostro obiettivo ideale. È importante valutare prima le concessioni per noi fattibili, nella tranquillità della preparazione piuttosto che nella concitazione della trattativa. Questo ci permetterà di analizzarne il valore per la controparte rispetto al nostro valore e di pensare a quanto potremo negoziare con la controparte in cambio delle concessioni che faremo.
È il valore di tali concessioni e quello che ci aspettiamo in cambio che costituiscono un’armatura per la nostra strategia. Non la negazione delle concessioni.
La conoscenza delle nostre aree di flessibilità permette un maggiore livello di fiducia, che, a sua volta, crea un feedback nella controparte e la rende consapevole che non siamo indifesi.

Flessibilità non vuol dire cedere. Significa studiare il pendio e “pennellare” la discesa, così da non finire sotto la valanga di concessioni senza condizioni. Un negoziatore fissa sempre delle condizioni e scambia ciò che vuole come ritorno per le proprie concessioni. Se associamo un prezzo alle richieste della controparte, capirà che siamo dei negoziatori, e non qualcuno che concede ogni cosa. Guadagneremo, così, il rispetto.
Attenzione però: se i problemi economici e finanziari sono lasciati alla fine della trattativa, potremo trovarci nella condizione, inevitabile, di non avere nulla da negoziare oltre al prezzo. Assicuriamoci che le questioni relative al prezzo siano introdotte nella fase iniziale del processo. Se il prezzo viene lasciato alla fine, dobbiamo essere pronti a riaprire elementi già concordati.

Spesso ci si focalizza solo sulla pianificazione della posizione che si vuole ottenere (il prezzo, lo sconto, i termini di pagamento); ma così si è carenti quando bisogna stabilire altre variabili negoziali, che possono essere introdotte per arricchire la negoziazione e fare la differenza tra un buono e un cattivo accordo. Avere una lista creativa dei desiderata è il modo migliore di assicurarsi che l’esito sia vantaggioso per entrambe le parti.

Se siete venditori in una grande organizzazione, occorre che vi guadagniate internamente la fiducia. Spesso le organizzazioni limitano l’autonomia delle trattative (e delle concessioni) perché hanno il timore che venditori inesperti sprechino tutte le “cartucce” senza ricevere nulla in cambio. I venditori esperti, invece, scambiano concessioni in modo da massimizzarne il valore che ricevono in ritorno.

Riassumendo
Prepararsi a non fare concessioni è come tirarsi indietro contro la montagna: verremo tratti in salvo congelati sulla cresta dal soccorso alpino, quando tutti gli altri se ne sono tornati a casa.
Ciò a cui resisteremo persisterà e si espanderà. Ciò che avvicineremo e affronteremo comincerà a sembrare superabile. Se ci avviciniamo al posto che temiamo e cerchiamo di capire quali sono i reali bisogni dell’interlocutore, le sue priorità, i suoi limiti, le sue preoccupazioni, capiremo come affrontare meglio la discesa, come evitare gli ostacoli e i crepacci, come iniziare a “galleggiare” sulla neve fresca per arrivare a fondo valle.
In sintesi: cerchiamo di dare agli altri quello che vogliono alle nostre condizioni.
I bravi negoziatori pensano fuori dagli schemi. La soluzione ottimale di una trattativa non è mai quella che raggiunge un compromesso a metà strada tra le parti. Negoziare è estendere la dimensione della trattativa oltre la domanda esistente, ridefinendo i confini della trattativa o del conflitto, ponendo il focus sul quadro complessivo.
Ma, se questo è vero, e lo è, dobbiamo essere pronti a sciare diversamente in base al tipo di neve (battuta, fresca, crostosa o “primaverile”); cioè nuove condizioni esigono tecniche, abilità e strumenti diversi.
Bisogna adattarsi. Imparare nuove abilità. Allenarsi ripetutamente e con cura alla discesa.
Tutti sono in grado di fare un’ottima figura in condizioni favorevoli, tutti sono in grado di scendere una pista per principianti senza cadere. Ma rinunceremmo a competere.
Sono le piste più difficili che formano i venditori, ops! gli sciatori, migliori.

LA NEGOZIAZIONE A SLALOM

LO SLALOM DELLA NEGOZIAZIONE

UNO DEGLI ERRORI DEI VENDITORI È IL RIFIUTO CATEGORICO DELLE POSIZIONI ALTRUI. MA UNA TRATTATIVA RICHIEDE FLESSIBILITÀ. CHIEDIAMOCI SEMPRE: CI SONO DELLE CONDIZIONI ALLE QUALI POTREI DIRE DI SÌ?

Oggi le previsioni nel business non funzionano più. Forse – finalmente – le aziende
si sono lasciate alle spalle la cattiva abitudine di fare i budget prendendo il preconsuntivo dell’anno precedente e applicando percentuali in più o in meno. Perché la navigazione è diventata a vista, la concorrenza arriva da tutte le parti, i clienti sono meno fedeli, la tecnologia ha alterato il modo in cui lavoriamo.
Sembra che le famose cinque forze competitive di Porter (concorrenti, fornitori, clienti...), che tanto hanno fatto scuola nei libri di management, siano diventate qualche decina. Nascono idee che pochi mesi fa non avevano neanche un mercato, e ne muoiono altre che invece erano case studies.

Nel suo libro Il leader che non aveva titoli Robin Sharma esprime questa situazione con l’immagine azzeccata di una difficile discesa con gli sci.
"Se cacci la testa sotto la scrivania nella speranza che la valanga del cambiamento se ne vada via, finirai per soffocare, come un povero diavolo sorpreso impreparato da una vera valanga di neve fresca. Se combatterai contro tutto, finirai nei guai. Sarebbe come resistere alla discesa su una pista da sci pazzesca, che ti fa andare il cuore in gola quando dalla cima ti sporgi a dare un’occhiata giù. L’unico modo per potercela fare ad arrivare in fondo tutto intero è puntare alla linea di fondo e abbracciarla invece che resistere a essa. L’unico modo per arrivare al sicuro è inclinare a valle. (…) Devi inclinarti nel senso della discesa ripida che hai davanti, anziché cercare di tenerti contro la montagna per evitare di cadere. Devi proprio avvicinarti di più al posto che temi, anziché allontanartene”.

I “no” che non aiutano a vendere
Uno degli errori più diffusi in una trattativa è resistere alla discesa, cioè arroccarsi sulle proprie posizioni e dire solo “no”.
Il tempo che le persone dedicano a costruire una negoziazione (quando lo fanno) lo spendono in tutto tranne che in una preparazione efficace. Infatti, spesso, si arrovellano per trovare cento modi diversi di opporre un rifiuto.
Pensate alla linea Maginot, costruita dai francesi dal 1930: non era una preparazione per la guerra, ma una preparazione per la difesa. E tutti ricordiamo com’è finita (molto male).

La prima cosa, invece, che dovremmo pianificare durante la preparazione di una negoziazione non è come dire “no”, ma cosa fare quando la controparte dice “no”.
La negoziazione richiede flessibilità, e non posizioni consolidate dalle quali partire per organizzare una difesa, perché la negoziazione è un processo di scambio, qualcosa si conquista in cambio di qualcos’altro che si concede. Dare per ricevere.
La negoziazione è il processo di passaggio dall’ideale al possibile. Significa che dovremo rinunciare a qualcosa del nostro obiettivo ideale. È importante valutare prima le concessioni per noi fattibili, nella tranquillità della preparazione piuttosto che nella concitazione della trattativa. Questo ci permetterà di analizzarne il valore per la controparte rispetto al nostro valore e di pensare a quanto potremo negoziare con la controparte in cambio delle concessioni che faremo.
È il valore di tali concessioni e quello che ci aspettiamo in cambio che costituiscono un’armatura per la nostra strategia. Non la negazione delle concessioni.
La conoscenza delle nostre aree di flessibilità permette un maggiore livello di fiducia, che, a sua volta, crea un feedback nella controparte e la rende consapevole che non siamo indifesi.

Flessibilità non vuol dire cedere. Significa studiare il pendio e “pennellare” la discesa, così da non finire sotto la valanga di concessioni senza condizioni. Un negoziatore fissa sempre delle condizioni e scambia ciò che vuole come ritorno per le proprie concessioni. Se associamo un prezzo alle richieste della controparte, capirà che siamo dei negoziatori, e non qualcuno che concede ogni cosa. Guadagneremo, così, il rispetto.
Attenzione però: se i problemi economici e finanziari sono lasciati alla fine della trattativa, potremo trovarci nella condizione, inevitabile, di non avere nulla da negoziare oltre al prezzo. Assicuriamoci che le questioni relative al prezzo siano introdotte nella fase iniziale del processo. Se il prezzo viene lasciato alla fine, dobbiamo essere pronti a riaprire elementi già concordati.

Spesso ci si focalizza solo sulla pianificazione della posizione che si vuole ottenere (il prezzo, lo sconto, i termini di pagamento); ma così si è carenti quando bisogna stabilire altre variabili negoziali, che possono essere introdotte per arricchire la negoziazione e fare la differenza tra un buono e un cattivo accordo. Avere una lista creativa dei desiderata è il modo migliore di assicurarsi che l’esito sia vantaggioso per entrambe le parti.

Se siete venditori in una grande organizzazione, occorre che vi guadagniate internamente la fiducia. Spesso le organizzazioni limitano l’autonomia delle trattative (e delle concessioni) perché hanno il timore che venditori inesperti sprechino tutte le “cartucce” senza ricevere nulla in cambio. I venditori esperti, invece, scambiano concessioni in modo da massimizzarne il valore che ricevono in ritorno.

Riassumendo
Prepararsi a non fare concessioni è come tirarsi indietro contro la montagna: verremo tratti in salvo congelati sulla cresta dal soccorso alpino, quando tutti gli altri se ne sono tornati a casa.
Ciò a cui resisteremo persisterà e si espanderà. Ciò che avvicineremo e affronteremo comincerà a sembrare superabile. Se ci avviciniamo al posto che temiamo e cerchiamo di capire quali sono i reali bisogni dell’interlocutore, le sue priorità, i suoi limiti, le sue preoccupazioni, capiremo come affrontare meglio la discesa, come evitare gli ostacoli e i crepacci, come iniziare a “galleggiare” sulla neve fresca per arrivare a fondo valle.
In sintesi: cerchiamo di dare agli altri quello che vogliono alle nostre condizioni.
I bravi negoziatori pensano fuori dagli schemi. La soluzione ottimale di una trattativa non è mai quella che raggiunge un compromesso a metà strada tra le parti. Negoziare è estendere la dimensione della trattativa oltre la domanda esistente, ridefinendo i confini della trattativa o del conflitto, ponendo il focus sul quadro complessivo.
Ma, se questo è vero, e lo è, dobbiamo essere pronti a sciare diversamente in base al tipo di neve (battuta, fresca, crostosa o “primaverile”); cioè nuove condizioni esigono tecniche, abilità e strumenti diversi.
Bisogna adattarsi. Imparare nuove abilità. Allenarsi ripetutamente e con cura alla discesa.
Tutti sono in grado di fare un’ottima figura in condizioni favorevoli, tutti sono in grado di scendere una pista per principianti senza cadere. Ma rinunceremmo a competere.
Sono le piste più difficili che formano i venditori, ops! gli sciatori, migliori.

venerdì 24 maggio 2013

Avere successo con le donne!

1. SII IL MASCHIO ALPHA

Non avere paura di essere più alpha quando ce né bisogno.  Agiscisempre come il maschio alpha con le donne e anche con gli uomini. Se qualcuno prova a discutere,  difenditi e difendi le persone care… dovresti fare lo stesso, non lasciare che qualcuno ti calpesti.

 2. LA PERSISTENZA NEL RIMORCHIO PAGA SEMPRE

Se si vuole qualcosa … bisogna andarsela a prendere, anche se significa rovinare un po’ di cose lungo il percorso. Se sei insistente abbastanza, le donne reagiranno di conseguenza e alla fine cadranno ta le tue braccia.

 3. VIVI LA VITA SEGUENDO LE  TUE REGOLE

Perche dovresti stare alle regole di qualcun altro e non alle tue? Per quale motivo? Beh non c’è. Vivendo la vita nel modo che vuoi, opportunità casuali si presenteranno e improvvisamente tutto diverrà più eccitante… Invece di fare sempre la stessa solita cosa ogni giorno

4. FREGATENE DI QUELLO CHE GLI ALTRI PENSANO

Ovviamente non prendere questo alla lettera smettendo di curarsi di quello che tutti pensano, perchè diventeresti solo una persona considerata “strana”. Ma certamente fregatene di quello che gli altri pensano di te. Quello che importa è cosa tu pensi di te, come tu ti vedi e come ti rispetti, questo è quanto.

5. LA SCALTREZZA NEL RIMORCHIARE CONTA

Non è necessario essere un paroliere super, ma non fa male a lavorare sul tuo vocabolario e imparare a essere più audace con le tue battute. Bisogna sempre avere una risposta pronta, non importa quale sia la situazione o persona.

6. AMICI E FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO

Un vero uomo difende la sua famiglia e protegge i suoi amici … li sostiene quando ne hanno bisogno. Nulla è più importante della famiglia e degli amici intimi, è ciò che rende la vita così particolare (parole sdolcinate, ma vere). Questo significa che devi essere disposto ad allontanarti da qualsiasi situazioni se c’è da sostenere la famiglia e gli amici, le donne amano questo in un ragazzo ed a volte anche se la tua famiglia o amico non se lo merita, fatti vedere che li proteggi. Le donne cercano sicurezza e protezione.

7. INCASSA E VAI AVANTI

 Qualsiasi cosa la vita ti lancia, qualsiasi cosa le donne ti dicano… incassa e vai avanti! Non lagnarti come una donna!

SEI UN FALSO E DOPPIA FACCIA...!

" Sei un falso e doppia faccia, tu parli alle spalle!"

così esordisce, anzi scaturì la rabbia di una persona che chiameremo X contro un altra persona che chiameremo Y.

La rabbia di X era dovuta al fatto che un altra persona (Z)gli aveva fatto notare durante una loro conversazione che aveva qualche volta il difetto di parlare sopra le persone senza farle finire di parlare, difetto che aveva anche Z indubbiamente, ma che appunto a volte lo aveva anche X, cosi gli aveva detto.

Poi aveva aggiunto una semplice frase." me lo ha detto anche Y che a volte parli sopra alle persone"

Ovviamente i 3 personagi di questa storia si conoscono tutti e tre, e l'intenzione di Z era quello di far capire a X: " guarda che anche tu a volte parli sopra alle persone e lo ha notato anche Y" tutto quii, niente di maligno o malizioso...

ma nella mente di X "il mondo aveva tramato contro di lui", Y aveva tradito! (cosa poi non si sa, ehe h eh)
Y aveva tradito e pugnalato alle spalle X e dunque X si sentì in diritto di spalare tante infamie su Y dicendogli:
" Sei un falso e doppia faccia, tu parli alle spalle ecc. ecc."

VI E' MAI CAPITATO DI ESSERE COMPLETAMENTE FRAINTESI DA UNA PERSONA?

O meglio, vi è mai capitato che una persona prendere una certa parola o frase da voi detta e l'abbia usata per dargli una interpretazione tutta sua? di manipolarla fino all'inverosimile per "giustificare a se stessa" il fatto di essere arrabbiato contro di voi?

ebbene purtroppo questo avviene spesso nella vita, anche se non in modo cosi' plateale, ma tutti noi un po' manipoliamo, esageriamo o diminuiamo certi significati di certi ragionaemnti a nostro comodo-

Questo è un altro esempio del fatto che la realtà non esiste, se non nella testa di ognuno di noi! La realtà è sempre soggettiva, unacrisi economica puo' essere per alcuni motivo di disperazione, per altri essere una vera manna dal cielo, per esempio.

Dunque in merito all'esempio sopra riportato, si poteva fare qualcosa per evitare che X sbroccasse arrabbiandosi cosi' tanto?

Istintivamente si potrebbe esser eportati a pensare che la colpa sia di Z, che aveva riferito che anche Y aveva notato questo difetto in X... ma le cose stanno proprio cosi?

Vedete, indipendentemente da una certa azione (in questo caso fatta da Z), il comportaemnto e cioé la reazione di X è sempre e solo responsabilità di X.
Anche se Z non avesse mai detto quella famosa frase, come si fa a controlalre la reazione di un altra persona che puo' dare qualsiasi cavolo di significato vuole essa ad un certo episodio?

Vedete cari lettori, siamo potenzialmente circondati sepre da "mine vaganti", vale a dire persone le piu' disparate che possono attribuire un significato del tutto diverso al tuo e all'improvviso scatenarti una personale "guerra personale".

Esempi? Uno che ti fa una infrazione della strada mentre sei alla guida e facendosi un film tutto suo si incazza, ti agita le mani, ti fa un gestaccio dal vetro oppure scende dalla macchina e ti dice " hai qualche problema?"

Persone che si fanno esplodere in luoghi pubblici perché per loro...ciò ha senso e anzi, stanno lottando contro il male e immolandosi e uccidendo altre persone fanno un opera di bene ( nella loro testa).

Bisogna coltivare il giusto "mind setting" ragazzi, la mente proprio come il corpo ha bisogno di mangiare, si deve coltivare pensieri positivi e sforzarsi di vedere sempre punti di vista diversi, anche laddove non si capiscano. Ma ciò vi porterà a vedere cose da una angolazione diversa. vi ricordate questa scena di questo bellissimo film?
E per concludere, ricoradtevi questa regola:

non si puo' controllare tutto nella vita, e certe reazioni delle persone non si possono controllare, le cose che non puoi né controllare e nè gestire e influenzare fanno parte delle cose di categoria 3:

nella categoria 3 l'unica cosa che  puoi controllare non è la rezione delle altre persone, ma la tua personale reazione alal reazione di quella persona o di ltri eventi/situazioni nella vita.

Buon pomeriggio








Avere successo con le donne!

1. SII IL MASCHIO ALPHA

Non avere paura di essere più alpha quando ce né bisogno.  Agiscisempre come il maschio alpha con le donne e anche con gli uomini. Se qualcuno prova a discutere,  difenditi e difendi le persone care… dovresti fare lo stesso, non lasciare che qualcuno ti calpesti.

 2. LA PERSISTENZA NEL RIMORCHIO PAGA SEMPRE

Se si vuole qualcosa … bisogna andarsela a prendere, anche se significa rovinare un po’ di cose lungo il percorso. Se sei insistente abbastanza, le donne reagiranno di conseguenza e alla fine cadranno ta le tue braccia.

 3. VIVI LA VITA SEGUENDO LE  TUE REGOLE

Perche dovresti stare alle regole di qualcun altro e non alle tue? Per quale motivo? Beh non c’è. Vivendo la vita nel modo che vuoi, opportunità casuali si presenteranno e improvvisamente tutto diverrà più eccitante… Invece di fare sempre la stessa solita cosa ogni giorno

4. FREGATENE DI QUELLO CHE GLI ALTRI PENSANO

Ovviamente non prendere questo alla lettera smettendo di curarsi di quello che tutti pensano, perchè diventeresti solo una persona considerata “strana”. Ma certamente fregatene di quello che gli altri pensano di te. Quello che importa è cosa tu pensi di te, come tu ti vedi e come ti rispetti, questo è quanto.

5. LA SCALTREZZA NEL RIMORCHIARE CONTA

Non è necessario essere un paroliere super, ma non fa male a lavorare sul tuo vocabolario e imparare a essere più audace con le tue battute. Bisogna sempre avere una risposta pronta, non importa quale sia la situazione o persona.

6. AMICI E FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO

Un vero uomo difende la sua famiglia e protegge i suoi amici … li sostiene quando ne hanno bisogno. Nulla è più importante della famiglia e degli amici intimi, è ciò che rende la vita così particolare (parole sdolcinate, ma vere). Questo significa che devi essere disposto ad allontanarti da qualsiasi situazioni se c’è da sostenere la famiglia e gli amici, le donne amano questo in un ragazzo ed a volte anche se la tua famiglia o amico non se lo merita, fatti vedere che li proteggi. Le donne cercano sicurezza e protezione.

7. INCASSA E VAI AVANTI

 Qualsiasi cosa la vita ti lancia, qualsiasi cosa le donne ti dicano… incassa e vai avanti! Non lagnarti come una donna!

SEI UN FALSO E DOPPIA FACCIA...!

" Sei un falso e doppia faccia, tu parli alle spalle!"

così esordisce, anzi scaturì la rabbia di una persona che chiameremo X contro un altra persona che chiameremo Y.

La rabbia di X era dovuta al fatto che un altra persona (Z)gli aveva fatto notare durante una loro conversazione che aveva qualche volta il difetto di parlare sopra le persone senza farle finire di parlare, difetto che aveva anche Z indubbiamente, ma che appunto a volte lo aveva anche X, cosi gli aveva detto.

Poi aveva aggiunto una semplice frase." me lo ha detto anche Y che a volte parli sopra alle persone"

Ovviamente i 3 personagi di questa storia si conoscono tutti e tre, e l'intenzione di Z era quello di far capire a X: " guarda che anche tu a volte parli sopra alle persone e lo ha notato anche Y" tutto quii, niente di maligno o malizioso...

ma nella mente di X "il mondo aveva tramato contro di lui", Y aveva tradito! (cosa poi non si sa, ehe h eh)
Y aveva tradito e pugnalato alle spalle X e dunque X si sentì in diritto di spalare tante infamie su Y dicendogli:
" Sei un falso e doppia faccia, tu parli alle spalle ecc. ecc."

VI E' MAI CAPITATO DI ESSERE COMPLETAMENTE FRAINTESI DA UNA PERSONA?

O meglio, vi è mai capitato che una persona prendere una certa parola o frase da voi detta e l'abbia usata per dargli una interpretazione tutta sua? di manipolarla fino all'inverosimile per "giustificare a se stessa" il fatto di essere arrabbiato contro di voi?

ebbene purtroppo questo avviene spesso nella vita, anche se non in modo cosi' plateale, ma tutti noi un po' manipoliamo, esageriamo o diminuiamo certi significati di certi ragionaemnti a nostro comodo-

Questo è un altro esempio del fatto che la realtà non esiste, se non nella testa di ognuno di noi! La realtà è sempre soggettiva, unacrisi economica puo' essere per alcuni motivo di disperazione, per altri essere una vera manna dal cielo, per esempio.

Dunque in merito all'esempio sopra riportato, si poteva fare qualcosa per evitare che X sbroccasse arrabbiandosi cosi' tanto?

Istintivamente si potrebbe esser eportati a pensare che la colpa sia di Z, che aveva riferito che anche Y aveva notato questo difetto in X... ma le cose stanno proprio cosi?

Vedete, indipendentemente da una certa azione (in questo caso fatta da Z), il comportaemnto e cioé la reazione di X è sempre e solo responsabilità di X.
Anche se Z non avesse mai detto quella famosa frase, come si fa a controlalre la reazione di un altra persona che puo' dare qualsiasi cavolo di significato vuole essa ad un certo episodio?

Vedete cari lettori, siamo potenzialmente circondati sepre da "mine vaganti", vale a dire persone le piu' disparate che possono attribuire un significato del tutto diverso al tuo e all'improvviso scatenarti una personale "guerra personale".

Esempi? Uno che ti fa una infrazione della strada mentre sei alla guida e facendosi un film tutto suo si incazza, ti agita le mani, ti fa un gestaccio dal vetro oppure scende dalla macchina e ti dice " hai qualche problema?"

Persone che si fanno esplodere in luoghi pubblici perché per loro...ciò ha senso e anzi, stanno lottando contro il male e immolandosi e uccidendo altre persone fanno un opera di bene ( nella loro testa).

Bisogna coltivare il giusto "mind setting" ragazzi, la mente proprio come il corpo ha bisogno di mangiare, si deve coltivare pensieri positivi e sforzarsi di vedere sempre punti di vista diversi, anche laddove non si capiscano. Ma ciò vi porterà a vedere cose da una angolazione diversa. vi ricordate questa scena di questo bellissimo film?
E per concludere, ricoradtevi questa regola:

non si puo' controllare tutto nella vita, e certe reazioni delle persone non si possono controllare, le cose che non puoi né controllare e nè gestire e influenzare fanno parte delle cose di categoria 3:

nella categoria 3 l'unica cosa che  puoi controllare non è la rezione delle altre persone, ma la tua personale reazione alal reazione di quella persona o di ltri eventi/situazioni nella vita.

Buon pomeriggio








mercoledì 22 maggio 2013

COME DELUDERE UNA DONNA?


ho invitato una ragazza che stavo sentendo a prendere un caffè al bar della facoltà, lei ha accettato è ho notato che mi mandava messaggi contrastanti: mi guardava come se pendesse dalle mie labbra ma al tempo stesso era legata nei movimenti, forse perché imbarazzata…
Anche se penso che sia perché non abbia creato la giusta empatia, nonostante mi chiedesse se dovessi andare ad una festa a cui sarebbe andata.
Nonostante ciò le chiedo quand’era libera per uscire e la invito e lei mi risponde con un forse, che diventa un devo studiare come la risento in chat dopo un paio di giorni per ricordarglielo.
Come devo interpretare questi segnali?
Dato che la vedo durante le pause delle lezioni ,cosa posso fare per aumentare il piacere di stare con me?




Immagino ti sarà capitato qualche volta di non sentirti completamente a tuo agio con una donna che ti piacesse molto.

Magari eravate insieme però NON riuscivi a creare contatto fisico, NON riuscivi a portare l’interazione ad un punto in cui poteste effettivamente concludere qualcosa di positivo.

Non tanto perchè lei non ti inviasse segnali, semplicemente eri troppo impacciato per gestire la situazione e guidare quella donna a livello emotivo.
Bè, in questo caso che mi hai raccontato è del tutto evidente che tu a lei interessassi, però vedendoti distaccato, vedendo che NON AVEVI INTENZIONI PRECISE si è quasi sentita “offesa” dalla tua mancanza di obiettivi con lei.
Se una donna sa di essere bella e si aspetta che un uomo si comporti come un uomo, è del tutto evidente che questa si sentirà DELUSA dalle aspettative che nutriva nei tuoi confronti e che quindi perda poi l’interesse.
Se avessi lavorato di più sulle tue strutture mentali in quel momento saresti riuscito a metterla nella condizione di considerare SPONTANEO ed INEVITABILE il fatto stesso di baciarvi in quel momento.
Sarebbe stato tutto un altro film.

COME DELUDERE UNA DONNA?


ho invitato una ragazza che stavo sentendo a prendere un caffè al bar della facoltà, lei ha accettato è ho notato che mi mandava messaggi contrastanti: mi guardava come se pendesse dalle mie labbra ma al tempo stesso era legata nei movimenti, forse perché imbarazzata…
Anche se penso che sia perché non abbia creato la giusta empatia, nonostante mi chiedesse se dovessi andare ad una festa a cui sarebbe andata.
Nonostante ciò le chiedo quand’era libera per uscire e la invito e lei mi risponde con un forse, che diventa un devo studiare come la risento in chat dopo un paio di giorni per ricordarglielo.
Come devo interpretare questi segnali?
Dato che la vedo durante le pause delle lezioni ,cosa posso fare per aumentare il piacere di stare con me?




Immagino ti sarà capitato qualche volta di non sentirti completamente a tuo agio con una donna che ti piacesse molto.

Magari eravate insieme però NON riuscivi a creare contatto fisico, NON riuscivi a portare l’interazione ad un punto in cui poteste effettivamente concludere qualcosa di positivo.

Non tanto perchè lei non ti inviasse segnali, semplicemente eri troppo impacciato per gestire la situazione e guidare quella donna a livello emotivo.
Bè, in questo caso che mi hai raccontato è del tutto evidente che tu a lei interessassi, però vedendoti distaccato, vedendo che NON AVEVI INTENZIONI PRECISE si è quasi sentita “offesa” dalla tua mancanza di obiettivi con lei.
Se una donna sa di essere bella e si aspetta che un uomo si comporti come un uomo, è del tutto evidente che questa si sentirà DELUSA dalle aspettative che nutriva nei tuoi confronti e che quindi perda poi l’interesse.
Se avessi lavorato di più sulle tue strutture mentali in quel momento saresti riuscito a metterla nella condizione di considerare SPONTANEO ed INEVITABILE il fatto stesso di baciarvi in quel momento.
Sarebbe stato tutto un altro film.

lunedì 20 maggio 2013

PROBLEMI DI CORAGGIO? AUMENTALO COSI'!






Ciao,

vorresti essere più coraggioso/a? Ma che cosa
significa davvero "avere più coraggio"? Se
conosci la PNL forse starai pensando che il
coraggio è una nominalizzazione che deve
essere ritrasformata in verbo: "fare qualcosa
da te ritenuto coraggioso". Il che implica che
ci sia una certa dose di "timore" affinché si
possa considerare un'azione coraggiosa.

Nella PNL spesso si punta a trasformare una
certa sensazione A in una B con
un semplice togliere o aggiungere. È il classico
caso del cambiamento delle sottomodalità e
del collasso delle ancore per "aggiungere ad
esempio curiosità" (come risorsa uguale e
contraria) al timore, fino a quando non provi
una forte attrazione per qualcosa che prima
respingevi


Questo intervento validissimo non è per niente
facile da fare da soli, ed immagino che mentre
leggi queste parole tu sia da solo e non abbia
accanto un trainer di PNL;) oltretutto questo
modo di procedere è utile per eventi specifici
e serve altro lavoro per generalizzarlo ad altri
contesti...


...per questo ho scelto un tipo di esercizio a-
specifico per allenarti, attraverso un semplice
principio (vecchio come il cucco;)) quello di
addestrati a sopportare l'ambiguità della 
realtà che ti circonda. A vivere diversamente
l'ignoto e ciò che ancora non conosci. Per
farlo NON devi prepararti in modo specifico
ma allenare un tuo mind set.


Questo mind set potentissimo può essere affinato
giorno per giorno attraverso la meditazione.
"Ahah ti aspettavi che ti dicessi di lanciarti con il
paracadute?" e invece ti chiedo di sederti
comodamente e di chiudere gli occhi:)


Immagina di essere sdraiato/a su un prato o dove
ti pare all'aperto, con gli amici. Ad un tratto
qualcuno inizia a vedere qualche forma strana
nelle nuvole, ti è mai capitato? Sicuramente e 
altrettanto certamente ti sarai reso conto che
ognuno vede forme diverse. Secondo la

psicologia "ognuno proietta i propri pensieri
in quelle forme ambigue"...


...è proprio su questo che si basano i famosi
"test proiettivi" (come le macchie di Roshrarch).
Noi siamo costantemente intenti a dare un
significato agli stimoli ambigui e nel farlo ci
proiettiamo noi stessi, con le nostre attese e
le nostre convinzioni sul mondo, le nostre
mappe direbbe un piennellista...


...e sono proprio queste proiezioni a renderci
schiavi dell'indecisione e quindi del timore...
non si tratta di semplici convinzioni ma di ciò
che è alle spalle delle convinzioni, questo
meccanismo proiettivo di identificazione
con i nostri pensieri che possiamo "sabotare
in modo produttivo attraverso la mindfulness".


Anche l'aspetto cognitivo è importante ma
secondo la mia personale esperienza resta
zoppo senza una pratica di cambiamento
interiore costante. Soprattutto quando si
parla di un fenomeno così complesso come
il "coraggio" qualsiasi cosa significhi per te,
nel tuo mondo. E adesso come al solito bando
alle ciance ed iniziamo con la pratica...


...ecco alcuni consigli che possono aiutarti
a "diventare più coraggioso":


1) Medita: il primo consiglio è quello di trovare
una buona "pratica di meditazione".
Perché ti permette di gestire la cosa più limitante
per le persone "poco coraggiose"...le emozioni,
più avanti approfondiremo questo concetto.


2) Decisioni: inizia a renderti conto che ogni tua
giornata è costellata da tantissime decisioni,
piccole e a volte grandi. Allenati ad utilizzare
di più il verbo decidere, sia quando parli a te
stesso e sia quando parli con gli altri. Ed
agisci decidendo, partendo da quelle più
piccole in modo da essere "più preparato"
per quelle grandi.


3) Desensibilizza: In passato abbiamo svolto
moltissimi esercizi di densensibilizzazione, ovvero 
sii distaccato dalla cosa che temi.


4) "Come Se": quando devi fare qualcosa che
richiede il tuo coraggio, fai finta di avere già quel
coraggio, comportati come se avessi già quel
coraggio. La ricerca in psicologia ha provato che
comportarsi "come se" può dare ottimi risultati
per migliorare il tuo atteggiamento mentale nei
confronti del "coraggio e di come affrontarlo".


Ricordo che quando
ero piccolo e non volevo andare a scuola fingevo
di essere ammalato e alcune volte, fingevo e
fingevo tanto che alla fine mi ammalavo sul serio.
Ti è mai capitato? Nel tempo ho scoperto essere
un'esperienza comune. Fortunatamente questo
principio funziona anche in positivo:)


I suggerimenti sono terminati ma prima di lasciarti
voglio mostrati una cosa che ho battezzato "il
paradosso della zona di comfort". Alcuni credono
che se la loro "bolla confortevole" riuscisse ad
espandersi a sufficienza non avranno più timore
di nulla. Ecco le cose non stanno proprio così,
in realtà ogni volta che ci troviamo di fronte al
"nuovo" rimettiamo in discussione i confini della
nostra Zona Di Conmfort.




Parlando di "Zona di Comfort"  non si
può non citare Roberto Re...guarda il video
leggermente diverso ma in sostanza si dice
la stessa cosa.







Anche qui tutte cose utili a rendere più elastica
la tua zona di comfort con Piccole
cose che puoi iniziare a mettere in pratica da
subito, tenendo a mente che il primo esercizio è
di grandissimo rilievo per me.


La cosa migliore da fare
è  iniziare ad assumere quel mindset, che
abbiamo esplorato approfonditamente con tutti
gli esercizi di meditazione e di disidentificazione
ti permetta di gestire ogni situazione stressante
momento per momento...sfida dopo sfida...
giorno dopo giorno.


La meditazione ti permette di fare quel passaggio
oggi sempre più utile, facendoci entrare in uno
stato "non giudicante", puoi apprendere con un
po' di pratica a giudicare sempre meno te stesso
e in questo modo dare sempre meno peso anche
ai giudizi degli altri. Ed è facile intuire che la
maggior parte del coraggio va spesa nelle
relazioni sociali ;)


Meditazione e Zona di Comfort sono due concetti
che messi assieme creano un classico paradosso:
da un lato si chiede di "non fare nulla per avere
un cambiamento" mentre dall'altro si chiede di
agire per cambiare. Evita di preoccuparti tutta
la vita è un paradosso, anzi di solito le cose
che funzionano nella psicologia hanno spesso
qualcosa in comune con il paradosso ;)



"forse la paura è
fra gli  elementi della nostra psicologia individuale 
il più  bistrattato, come se dovesse essere eliminata [...]
 ma in realtà, se noi analizziamo il suo contrario il 
coraggio, il coraggio non è altro che la paura vinta. 
Si nasce con la paura, si diventa coraggiosi, in virtù 
della nostra capacità, di utilizzare la paura e farci 
andare oltre i nostri limiti" ...molto carino :)


Nardone ribadisce il suo concetto di "paura" come
di una "insegnante" e che il coraggio non è altro che
la "paura vinta".



Bene, siamo arrivati alla fine e ti ringrazio per
essere arrivato fino a qua:) se il post ti è
piaciuto, trova il coraggio di cliccare su mi
piace...

A presto

PROBLEMI DI CORAGGIO? AUMENTALO COSI'!






Ciao,

vorresti essere più coraggioso/a? Ma che cosa
significa davvero "avere più coraggio"? Se
conosci la PNL forse starai pensando che il
coraggio è una nominalizzazione che deve
essere ritrasformata in verbo: "fare qualcosa
da te ritenuto coraggioso". Il che implica che
ci sia una certa dose di "timore" affinché si
possa considerare un'azione coraggiosa.

Nella PNL spesso si punta a trasformare una
certa sensazione A in una B con
un semplice togliere o aggiungere. È il classico
caso del cambiamento delle sottomodalità e
del collasso delle ancore per "aggiungere ad
esempio curiosità" (come risorsa uguale e
contraria) al timore, fino a quando non provi
una forte attrazione per qualcosa che prima
respingevi


Questo intervento validissimo non è per niente
facile da fare da soli, ed immagino che mentre
leggi queste parole tu sia da solo e non abbia
accanto un trainer di PNL;) oltretutto questo
modo di procedere è utile per eventi specifici
e serve altro lavoro per generalizzarlo ad altri
contesti...


...per questo ho scelto un tipo di esercizio a-
specifico per allenarti, attraverso un semplice
principio (vecchio come il cucco;)) quello di
addestrati a sopportare l'ambiguità della 
realtà che ti circonda. A vivere diversamente
l'ignoto e ciò che ancora non conosci. Per
farlo NON devi prepararti in modo specifico
ma allenare un tuo mind set.


Questo mind set potentissimo può essere affinato
giorno per giorno attraverso la meditazione.
"Ahah ti aspettavi che ti dicessi di lanciarti con il
paracadute?" e invece ti chiedo di sederti
comodamente e di chiudere gli occhi:)


Immagina di essere sdraiato/a su un prato o dove
ti pare all'aperto, con gli amici. Ad un tratto
qualcuno inizia a vedere qualche forma strana
nelle nuvole, ti è mai capitato? Sicuramente e 
altrettanto certamente ti sarai reso conto che
ognuno vede forme diverse. Secondo la

giovedì 9 maggio 2013

Cosa ti fa pensare che qualcosa non vada bene in te?

"Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini,ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti"
EPITTETO

Esistono solo 2 cose che possono farti pensare che qualcosa non funzioni: la malattia o il malessere

E la differenza è enorme.
Se il tuo stato di salute fisico è messo a repentaglio da una qualsiasi malattia,ad esempio un infezione batterica o un problema cardiaco, avvertirai sintomi fastidiosi. E questa potenzialmente, è una fortuna: i sintomi ti stanno avvertendo che qualcosa non va. Se puoi guarire,allora, in retrospettiva, i sintomi ti avranno aiutato a sopravvivere: saranno stati il tuo salvavita. 
Preferiresti forse il conforto perpetuo? Paragona lo scenario appena descritto a quello di una persona che, senza nessun preavviso, crolla a terra, colpita da un infarto. Io preferirei di gran lunga il disagio dei sintomi, ma avere la possibilità di guarire.

Credo lo preferiresti anche tu.

La morale filosofica di questa storia è che il dolore e lo sconforto non sono necessariamente qualcosa di negativo, e che il piacere non è necessariamente una buona cosa sempre.

I dolori sono un bene quando ci mettono in guardia e attirano la nostra attenzione. Analogamente i piaceri sono un male quando non ci mettono in guardia!

se hai una malattia avrai una serie di sintomi e inizierai a pensare che qualcosa non va, questa è una situazione interna ed oggettiva.
il malessere è una faccenda del tutto diversa, molte volte legata a fattori esterni ed alla nostra interpretazione che attribuiamo loro.
Fintanto che uno stimolo esterno non è dannoso allora il tuo disagio è una sorta di reazione indotta al tuo precedente giudizio.

gli esercizi che io propongo, che chiamo esercizi filosofici, hanno proprio questa finalità, capire, metabolizzare,modificare e portare a tuo vantaggio tuuti quei pregiudizi che senza che tu te ne renda conto, ti ostacolano nella vita.

scopri come qui

Cosa ti fa pensare che qualcosa non vada bene in te?

"Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini,ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti"
EPITTETO

Esistono solo 2 cose che possono farti pensare che qualcosa non funzioni: la malattia o il malessere

E la differenza è enorme.
Se il tuo stato di salute fisico è messo a repentaglio da una qualsiasi malattia,ad esempio un infezione batterica o un problema cardiaco, avvertirai sintomi fastidiosi. E questa potenzialmente, è una fortuna: i sintomi ti stanno avvertendo che qualcosa non va. Se puoi guarire,allora, in retrospettiva, i sintomi ti avranno aiutato a sopravvivere: saranno stati il tuo salvavita. 
Preferiresti forse il conforto perpetuo? Paragona lo scenario appena descritto a quello di una persona che, senza nessun preavviso, crolla a terra, colpita da un infarto. Io preferirei di gran lunga il disagio dei sintomi, ma avere la possibilità di guarire.

Credo lo preferiresti anche tu.

La morale filosofica di questa storia è che il dolore e lo sconforto non sono necessariamente qualcosa di negativo, e che il piacere non è necessariamente una buona cosa sempre.

I dolori sono un bene quando ci mettono in guardia e attirano la nostra attenzione. Analogamente i piaceri sono un male quando non ci mettono in guardia!

se hai una malattia avrai una serie di sintomi e inizierai a pensare che qualcosa non va, questa è una situazione interna ed oggettiva.
il malessere è una faccenda del tutto diversa, molte volte legata a fattori esterni ed alla nostra interpretazione che attribuiamo loro.
Fintanto che uno stimolo esterno non è dannoso allora il tuo disagio è una sorta di reazione indotta al tuo precedente giudizio.

gli esercizi che io propongo, che chiamo esercizi filosofici, hanno proprio questa finalità, capire, metabolizzare,modificare e portare a tuo vantaggio tuuti quei pregiudizi che senza che tu te ne renda conto, ti ostacolano nella vita.

scopri come qui

sabato 4 maggio 2013

Usare le parole per vivere meglio




Ti chiedi mai quale è la persona con la quale parliamo di più in assoluto, tutti i giorni della nostra vita? Esatto! Siamo noi stessi.
Il nostro dialogo interiore è fatto di pensieri che a loro volta suscitano immagini ed emozioni.
Le immagini possono generare pensieri positivi, rilassanti o anche ansie, preoccupazioni.
La conversazione negativa influisce sulle circostanze, rendendole ostili.

Le parole che pronunci con convinzione emotiva diventano la vita che vivi, il paradiso oppure il tuo inferno - (Anthony Robbins)

La comunicazione verso gli altri è importante, ma la comunicazione verso noi stessi lo è ancora di più.
Non possiamo usare frasi del tipo:

Questa volta non finirà come l’ultima volta
Questa volta sono preparata e non posso fare una brutta figura
Stavolta non devo prendere un brutto voto.
Stavolta non devo fare scena muta come è successo l’ultima volta
Stavolta non mi farò prendere dall’ansia
Sai perché la comunicazione usata in questo modo non può essere persuasiva per l’ inconscio?

Per il semplice fatto che la nostra mente non conosce il significato della parola “non…”, e te lo dimostro subito: prova a NON pensare, mi raccomando NON pensare ad una gatto che miagola, oppure NON pensare ad un cane che scodinzola.
Cosa è accaduto?
Sono certo che alla tua mente è arrivata l’immagine di un gatto e poi quella di un cane. Allo stesso modo, quali immagini credi siano arrivano nella tu mente quando ti parli in quel modo?
Stesso discorso lo troviamo nella vendita, infatti i venditori sanno che tra i peggiori modi di cominciare un discorso ci sono le parole denominate a “valenza negativa”.
Quali sono?
Di certo tutte quelle parole che fanno iniziare male la comunicazione, del tipo:

 Le rubo soltanto un minuto: la parola “rubo” fa arrivare al cervello l’immagine di una persona che fa perdere tempo, e solo chi non è importante fa perdere del tempo. Un cliente che ascolta queste parole, anche se inconsapevolmente, ne avverte la suggestione negativa.

 Non vorrei disturbare: anche qui il venditore evoca il senso di disturbo che vorrebbe evitare.

 Disturbo?

 Non l’annoierò: anche in questo caso la frase richiama nella mente del cliente che ascolta, uno stato emotivo di noia.

 Non vorrei che pensasse che io sia qui per farle acquistare qualcosa

E’ bene quindi usare parole positive, che facciano affiorare solo emozioni gradevoli.


I pensieri evocano parole, che a loro volta sono cariche emotivamente.
Faccio un esempio: se dico ad una persona «Non credo ce la fai ad arrivare in orario» o le dico «Non sei una persona puntuale», esprimo lo stesso concetto, ma da un punto di vista emozionale diverso.
Impariamo ad usare le parole di ogni giorno, il nostro stato d’animo di certo ne gioverà e con esso anche la nostra qualità della vita.


Usare le parole per vivere meglio




Ti chiedi mai quale è la persona con la quale parliamo di più in assoluto, tutti i giorni della nostra vita? Esatto! Siamo noi stessi.
Il nostro dialogo interiore è fatto di pensieri che a loro volta suscitano immagini ed emozioni.
Le immagini possono generare pensieri positivi, rilassanti o anche ansie, preoccupazioni.
La conversazione negativa influisce sulle circostanze, rendendole ostili.

Le parole che pronunci con convinzione emotiva diventano la vita che vivi, il paradiso oppure il tuo inferno - (Anthony Robbins)

La comunicazione verso gli altri è importante, ma la comunicazione verso noi stessi lo è ancora di più.
Non possiamo usare frasi del tipo:

Questa volta non finirà come l’ultima volta
Questa volta sono preparata e non posso fare una brutta figura
Stavolta non devo prendere un brutto voto.
Stavolta non devo fare scena muta come è successo l’ultima volta
Stavolta non mi farò prendere dall’ansia
Sai perché la comunicazione usata in questo modo non può essere persuasiva per l’ inconscio?

Per il semplice fatto che la nostra mente non conosce il significato della parola “non…”, e te lo dimostro subito: prova a NON pensare, mi raccomando NON pensare ad una gatto che miagola, oppure NON pensare ad un cane che scodinzola.
Cosa è accaduto?
Sono certo che alla tua mente è arrivata l’immagine di un gatto e poi quella di un cane. Allo stesso modo, quali immagini credi siano arrivano nella tu mente quando ti parli in quel modo?
Stesso discorso lo troviamo nella vendita, infatti i venditori sanno che tra i peggiori modi di cominciare un discorso ci sono le parole denominate a “valenza negativa”.
Quali sono?
Di certo tutte quelle parole che fanno iniziare male la comunicazione, del tipo:

 Le rubo soltanto un minuto: la parola “rubo” fa arrivare al cervello l’immagine di una persona che fa perdere tempo, e solo chi non è importante fa perdere del tempo. Un cliente che ascolta queste parole, anche se inconsapevolmente, ne avverte la suggestione negativa.

 Non vorrei disturbare: anche qui il venditore evoca il senso di disturbo che vorrebbe evitare.

 Disturbo?

 Non l’annoierò: anche in questo caso la frase richiama nella mente del cliente che ascolta, uno stato emotivo di noia.

 Non vorrei che pensasse che io sia qui per farle acquistare qualcosa

E’ bene quindi usare parole positive, che facciano affiorare solo emozioni gradevoli.


I pensieri evocano parole, che a loro volta sono cariche emotivamente.
Faccio un esempio: se dico ad una persona «Non credo ce la fai ad arrivare in orario» o le dico «Non sei una persona puntuale», esprimo lo stesso concetto, ma da un punto di vista emozionale diverso.
Impariamo ad usare le parole di ogni giorno, il nostro stato d’animo di certo ne gioverà e con esso anche la nostra qualità della vita.


giovedì 2 maggio 2013

Intelligenza Emotiva: meditare per gestire le emozioni

Ciao,

ti piacerebbe saper gestire le tue emozioni in modo
meraviglioso? Se segui un po' "questo mondo",
quello della crescita personale di certo non ti sarà
sfuggito che negli utlimi anni c'è un termine specifico
per descrivere la maggior parte di queste tecniche:
gestione delle emozioni o intelligenza emotiva.




E prima di mostrati i due esercizi
attraverso i quali è possibile migliorare il proprio QE
o Quoziente Emozionale, vediamo prima ad un livello
anatomofisiologico (cioè di come è fatto e come
funziona)  che cosa succede dentro di noi quando
siamo "in preda" alle emozioni. A questo proposito
mi piace citare il famoso neuroscienziato Antonio
Damasio...


...che dice qualcosa del tipo: "la nostra coscienza è
continuamente impastata con le nostre emozioni" e
questo impasto è dovuto al fatto che tutto il nostro
"essere" nasce dai nuclei più profondi del nostro
cervello e questi non possono essere bypassati ma
semplicmente possiamo apprendere come regolare
la loro attività. Quindi fisiologicamente possiamo
immaginare due parti di noi che comunicano fra
loro...


...la parte cosciente, la nostra neurocorteccia (in questo
caso i lobi frontali e prefrontali) ed il sistema limbico
(Amigdala, ippocampo, ecc). Quando segui un classico
training sulla intelligenza emotiva ti viene spiegato
che devi apprendere come riconoscere le emozioni sia
in te stesso che negli altri. Per farlo ti viene detto che
esiste un nemico principale, il famoso "blackout
emotivo" che avviene quando il sistema limbico é
(fra virgolette) sovraccarico.


Ti vengo forniti diversi esercizi per diventare "più
cosciente" e allo stesso tempo interrompere questo
blackout. Ma la maggioranza di queste metodologie
sono abilità che vanno dall'alto verso il basso, cioè
dalla neo corteccia (la parte consapevole che sa ad
esempio che è meglio contare fino a 10 se ci si
accorge di essere irritati) verso l'amigdala, per
mitigare quel "magma incandescente" (per dirla
alla "Freud") che vive e prolifera nei nostri
nuclei profondi.


Quello che tra poco vedremo specificamente è un processo diverso: dove
si la comunicazione avviene sempre fra queste due parti
ma avviene anche contrario o meglio si riesce ad instaurare
un circuito per cui, si usa la nostra attenzione consapevole
(corteccia frontale) e questo de attiva il funzionamento
della amigdala che a sua volta retroagisce con la
neo corteccia creando la disidentificazione.


In altre parole, via via che sperimenti questo stato di
coscienza e riesci ad accettare le emozioni ed i
pensieri che ti girano per la testa, questo meccanismo
diventa automatico. Nel tempo non avrai più bisogno
di applicarlo coscientemente perché il rimbalzo delle
informazioni fra una struttura del cervello e l'altra
avverrà in modo automatico. Certo questo processo
può essere avviato anche da altre metodiche...


...come l'ipnosi ed il considizionamento (quindi usando
i consigli classici della intelligenza emotiva) ma secondo
me, da quello che sperimentò sulla mia pelle da tempo,

questo metodo li batte tutti quanti sul piano del self-
help, cioè delle strategie che puoi applicare da solo per
stare meglio e migliorarti. Per cui come al solito bando
alle ciance ed iniziamo con la struttura ripresa dello
esercizio:


1) Emozione negativa: in base alla quantità e qualità
della tua pratica quotidiana di meditazione puoi scegliere
una emozione negativa più o meno intensa. Se hai molta
pratica trovane una anche molto forte, ma se non ne hai
affatto prima fai un po' di meditazione per almeno un
paio di settimane tutti i giorni prima di applicare questo
esercizio. Se proprio sei testardo e vuoi provare fallo
ma con una piccola emozione negativa, ricordandoti
che i metodi qui descritti non sostituiscono l'aiuto di
un professionista.


2) Disidentificati: medita e quando ti sentì in quello stato
richiama alla mente l'emozione negativa, osservala in
quel modo speciale, guardandola nascere, crescere e
"morire". Porta quel l'attenzione sui tuoi pensieri e nota
le catene di "e se...e se succede questo e succede
quell'altro" ma evita di trovare soluzioni. Devi solo
osservare con intenzione, nel presente e senza
giudicare.


Ognuno ha il suo modo preferito di "disidentificarsi"
io per fare questo esercizio uso questo schema:
"Spazio del respiro" - bodyscan completo - richiamo
della emozione negativa - accettare e lasciare andare
(osservare il pensiero che nasce e muore) - bodyscan
conclusivo - piccolo spazio di respiro e conclusione.
Proprio come ti ho descritto nell'audio.


3) Emozioni positive: come controlatere all'esercizio
precedente, durante la messa atto di questi, ti consiglio
un secondo modo di osservare le emozioni...ma solo
quelle positive. Ma a differenza di prima notarle solo
nella quotidianità ed osservarle pienamente, che ti
ripeto può essere riassunto con...intenzione, nel
presente e senza giudizio. A questo proposito chi
ha creato questa metodica consiglia di tenere un
diario delle emozioni positive...


...per quanto mi riguarda puoi tranquillamente farne
a meno, perché scriverle nel momento presente, nella
mia esperienza potrebbe anche rovinarle ed evitare di
permetterti quella osservazione "disidentificata" che ci
serve per l'esercizio che aumenta l'intelligenza emotiva.


4) Pratica: come sempre la chiave sta tutta nella pratica
e non nella teoria. Devi praticare la meditazione per
comprendere fino in fondo che cosa significa essere e
restare in quello stato specifico. A furia di provare a
disidentificarti dalle tue emozioni negative creerai un
sistema interno di auto-disidentificazione dalle
emozioni negative.


Come ti dicevo nell'audio non si tratta di collassare
fra di loro due ancore, ma di sfruttare davvero il
meccanismo disidentificativo. In altre parole non
stiamo contrapponendo, al l'emozione negativa un
forte stato di rilassamento o di risorsa interiore per
riuscire a risolvere la questione. Non devi fare
nulla di diverso che restare in quello stato senza
cercare soluzioni razionali, ma semplicemente
"essere" senza fare niente di specifico.


Viene da se che questa osservazione così come tutto
il post non è la descrizione della "classica intelligenza
emotiva" ma sono certo che possa diventare, se fatta
per bene (con una buona pratica quotidiana di una
qualsiasi forma di meditazione mindfulness) una delle
metodologie più potenti in assoluto per gestire le
nostre emozioni e diventare quindi più emotivamente
intelligenti;)


Come sempre "non sono un genio" che da solo ha
capito queste cose, ma tanti altri ricercatori ci sono
arrivati... anche in tempi insospettabili ;)





Spesso il nostro cercare "significati interiori" può
diventare la vera fonte di problemi. Di quel tipo di
ruminazione interiore senza fine che può essere
"gestita" con la mindfulness o con altri approcci. Lo
so che sembra assurdo che il cercare un significato
possa farci entrare in un tunnel di "seghe mentali"...
e qualche mio collega inorridirà alla mia
affermazione...ma è così, fidati ( sono costretto ad
usare il principio di "autorevolezza" perché non ho
voglia di spiegarti il perché la vedo così ;))




"sicuramente le tecniche di rilassamento sono utili, ma
a mio avviso, secondo la mia esperienza professionale
non sono sufficienti. Però secondo me da sole non
funzionano, a lungo tempo non funzionano. [...] ...è
necessario arrivare a capire, da un punto di vista
cognitivo, a capire come siamo arrivati a provare
quella emozione".


Ecco, come avrai intuito io non sono d'accordo...o
meglio sono d'accordo quando parla di "rilassamento"
in senso stretto, ma ovviamente non sono d'accordo
se si parla di meditazione. La collega non la cita e
quindi parla d'altro, ma esiste un modo per diventare
davvero più intelligente emotivamente, anche senza
dover necessariamente capire nulla...semplicemente
essere... essere presente. Semplicemente un altro
modo di farlo...provalo :)




A presto

Intelligenza Emotiva: meditare per gestire le emozioni

Ciao,

ti piacerebbe saper gestire le tue emozioni in modo
meraviglioso? Se segui un po' "questo mondo",
quello della crescita personale di certo non ti sarà
sfuggito che negli utlimi anni c'è un termine specifico
per descrivere la maggior parte di queste tecniche:
gestione delle emozioni o intelligenza emotiva.




E prima di mostrati i due esercizi
attraverso i quali è possibile migliorare il proprio QE
o Quoziente Emozionale, vediamo prima ad un livello
anatomofisiologico (cioè di come è fatto e come
funziona)  che cosa succede dentro di noi quando
siamo "in preda" alle emozioni. A questo proposito
mi piace citare il famoso neuroscienziato Antonio
Damasio...


...che dice qualcosa del tipo: "la nostra coscienza è
continuamente impastata con le nostre emozioni" e
questo impasto è dovuto al fatto che tutto il nostro
"essere" nasce dai nuclei più profondi del nostro
cervello e questi non possono essere bypassati ma
semplicmente possiamo apprendere come regolare
la loro attività. Quindi fisiologicamente possiamo
immaginare due parti di noi che comunicano fra
loro...


...la parte cosciente, la nostra neurocorteccia (in questo
caso i lobi frontali e prefrontali) ed il sistema limbico
(Amigdala, ippocampo, ecc). Quando segui un classico
training sulla intelligenza emotiva ti viene spiegato
che devi apprendere come riconoscere le emozioni sia
in te stesso che negli altri. Per farlo ti viene detto che
esiste un nemico principale, il famoso "blackout
emotivo" che avviene quando il sistema limbico é
(fra virgolette) sovraccarico.


Ti vengo forniti diversi esercizi per diventare "più
cosciente" e allo stesso tempo interrompere questo
blackout. Ma la maggioranza di queste metodologie
sono abilità che vanno dall'alto verso il basso, cioè
dalla neo corteccia (la parte consapevole che sa ad
esempio che è meglio contare fino a 10 se ci si
accorge di essere irritati) verso l'amigdala, per
mitigare quel "magma incandescente" (per dirla
alla "Freud") che vive e prolifera nei nostri
nuclei profondi.


Quello che tra poco vedremo specificamente è un processo diverso: dove
si la comunicazione avviene sempre fra queste due parti
ma avviene anche contrario o meglio si riesce ad instaurare
un circuito per cui, si usa la nostra attenzione consapevole
(corteccia frontale) e questo de attiva il funzionamento
della amigdala che a sua volta retroagisce con la
neo corteccia creando la disidentificazione.


In altre parole, via via che sperimenti questo stato di
coscienza e riesci ad accettare le emozioni ed i
pensieri che ti girano per la testa, questo meccanismo
diventa automatico. Nel tempo non avrai più bisogno
di applicarlo coscientemente perché il rimbalzo delle
informazioni fra una struttura del cervello e l'altra
avverrà in modo automatico. Certo questo processo
può essere avviato anche da altre metodiche...


...come l'ipnosi ed il considizionamento (quindi usando
i consigli classici della intelligenza emotiva) ma secondo
me, da quello che sperimentò sulla mia pelle da tempo,