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giovedì 2 maggio 2013

Intelligenza Emotiva: meditare per gestire le emozioni

Ciao,

ti piacerebbe saper gestire le tue emozioni in modo
meraviglioso? Se segui un po' "questo mondo",
quello della crescita personale di certo non ti sarà
sfuggito che negli utlimi anni c'è un termine specifico
per descrivere la maggior parte di queste tecniche:
gestione delle emozioni o intelligenza emotiva.




E prima di mostrati i due esercizi
attraverso i quali è possibile migliorare il proprio QE
o Quoziente Emozionale, vediamo prima ad un livello
anatomofisiologico (cioè di come è fatto e come
funziona)  che cosa succede dentro di noi quando
siamo "in preda" alle emozioni. A questo proposito
mi piace citare il famoso neuroscienziato Antonio
Damasio...


...che dice qualcosa del tipo: "la nostra coscienza è
continuamente impastata con le nostre emozioni" e
questo impasto è dovuto al fatto che tutto il nostro
"essere" nasce dai nuclei più profondi del nostro
cervello e questi non possono essere bypassati ma
semplicmente possiamo apprendere come regolare
la loro attività. Quindi fisiologicamente possiamo
immaginare due parti di noi che comunicano fra
loro...


...la parte cosciente, la nostra neurocorteccia (in questo
caso i lobi frontali e prefrontali) ed il sistema limbico
(Amigdala, ippocampo, ecc). Quando segui un classico
training sulla intelligenza emotiva ti viene spiegato
che devi apprendere come riconoscere le emozioni sia
in te stesso che negli altri. Per farlo ti viene detto che
esiste un nemico principale, il famoso "blackout
emotivo" che avviene quando il sistema limbico é
(fra virgolette) sovraccarico.


Ti vengo forniti diversi esercizi per diventare "più
cosciente" e allo stesso tempo interrompere questo
blackout. Ma la maggioranza di queste metodologie
sono abilità che vanno dall'alto verso il basso, cioè
dalla neo corteccia (la parte consapevole che sa ad
esempio che è meglio contare fino a 10 se ci si
accorge di essere irritati) verso l'amigdala, per
mitigare quel "magma incandescente" (per dirla
alla "Freud") che vive e prolifera nei nostri
nuclei profondi.


Quello che tra poco vedremo specificamente è un processo diverso: dove
si la comunicazione avviene sempre fra queste due parti
ma avviene anche contrario o meglio si riesce ad instaurare
un circuito per cui, si usa la nostra attenzione consapevole
(corteccia frontale) e questo de attiva il funzionamento
della amigdala che a sua volta retroagisce con la
neo corteccia creando la disidentificazione.


In altre parole, via via che sperimenti questo stato di
coscienza e riesci ad accettare le emozioni ed i
pensieri che ti girano per la testa, questo meccanismo
diventa automatico. Nel tempo non avrai più bisogno
di applicarlo coscientemente perché il rimbalzo delle
informazioni fra una struttura del cervello e l'altra
avverrà in modo automatico. Certo questo processo
può essere avviato anche da altre metodiche...


...come l'ipnosi ed il considizionamento (quindi usando
i consigli classici della intelligenza emotiva) ma secondo
me, da quello che sperimentò sulla mia pelle da tempo,

questo metodo li batte tutti quanti sul piano del self-
help, cioè delle strategie che puoi applicare da solo per
stare meglio e migliorarti. Per cui come al solito bando
alle ciance ed iniziamo con la struttura ripresa dello
esercizio:


1) Emozione negativa: in base alla quantità e qualità
della tua pratica quotidiana di meditazione puoi scegliere
una emozione negativa più o meno intensa. Se hai molta
pratica trovane una anche molto forte, ma se non ne hai
affatto prima fai un po' di meditazione per almeno un
paio di settimane tutti i giorni prima di applicare questo
esercizio. Se proprio sei testardo e vuoi provare fallo
ma con una piccola emozione negativa, ricordandoti
che i metodi qui descritti non sostituiscono l'aiuto di
un professionista.


2) Disidentificati: medita e quando ti sentì in quello stato
richiama alla mente l'emozione negativa, osservala in
quel modo speciale, guardandola nascere, crescere e
"morire". Porta quel l'attenzione sui tuoi pensieri e nota
le catene di "e se...e se succede questo e succede
quell'altro" ma evita di trovare soluzioni. Devi solo
osservare con intenzione, nel presente e senza
giudicare.


Ognuno ha il suo modo preferito di "disidentificarsi"
io per fare questo esercizio uso questo schema:
"Spazio del respiro" - bodyscan completo - richiamo
della emozione negativa - accettare e lasciare andare
(osservare il pensiero che nasce e muore) - bodyscan
conclusivo - piccolo spazio di respiro e conclusione.
Proprio come ti ho descritto nell'audio.


3) Emozioni positive: come controlatere all'esercizio
precedente, durante la messa atto di questi, ti consiglio
un secondo modo di osservare le emozioni...ma solo
quelle positive. Ma a differenza di prima notarle solo
nella quotidianità ed osservarle pienamente, che ti
ripeto può essere riassunto con...intenzione, nel
presente e senza giudizio. A questo proposito chi
ha creato questa metodica consiglia di tenere un
diario delle emozioni positive...


...per quanto mi riguarda puoi tranquillamente farne
a meno, perché scriverle nel momento presente, nella
mia esperienza potrebbe anche rovinarle ed evitare di
permetterti quella osservazione "disidentificata" che ci
serve per l'esercizio che aumenta l'intelligenza emotiva.


4) Pratica: come sempre la chiave sta tutta nella pratica
e non nella teoria. Devi praticare la meditazione per
comprendere fino in fondo che cosa significa essere e
restare in quello stato specifico. A furia di provare a
disidentificarti dalle tue emozioni negative creerai un
sistema interno di auto-disidentificazione dalle
emozioni negative.


Come ti dicevo nell'audio non si tratta di collassare
fra di loro due ancore, ma di sfruttare davvero il
meccanismo disidentificativo. In altre parole non
stiamo contrapponendo, al l'emozione negativa un
forte stato di rilassamento o di risorsa interiore per
riuscire a risolvere la questione. Non devi fare
nulla di diverso che restare in quello stato senza
cercare soluzioni razionali, ma semplicemente
"essere" senza fare niente di specifico.


Viene da se che questa osservazione così come tutto
il post non è la descrizione della "classica intelligenza
emotiva" ma sono certo che possa diventare, se fatta
per bene (con una buona pratica quotidiana di una
qualsiasi forma di meditazione mindfulness) una delle
metodologie più potenti in assoluto per gestire le
nostre emozioni e diventare quindi più emotivamente
intelligenti;)


Come sempre "non sono un genio" che da solo ha
capito queste cose, ma tanti altri ricercatori ci sono
arrivati... anche in tempi insospettabili ;)





Spesso il nostro cercare "significati interiori" può
diventare la vera fonte di problemi. Di quel tipo di
ruminazione interiore senza fine che può essere
"gestita" con la mindfulness o con altri approcci. Lo
so che sembra assurdo che il cercare un significato
possa farci entrare in un tunnel di "seghe mentali"...
e qualche mio collega inorridirà alla mia
affermazione...ma è così, fidati ( sono costretto ad
usare il principio di "autorevolezza" perché non ho
voglia di spiegarti il perché la vedo così ;))




"sicuramente le tecniche di rilassamento sono utili, ma
a mio avviso, secondo la mia esperienza professionale
non sono sufficienti. Però secondo me da sole non
funzionano, a lungo tempo non funzionano. [...] ...è
necessario arrivare a capire, da un punto di vista
cognitivo, a capire come siamo arrivati a provare
quella emozione".


Ecco, come avrai intuito io non sono d'accordo...o
meglio sono d'accordo quando parla di "rilassamento"
in senso stretto, ma ovviamente non sono d'accordo
se si parla di meditazione. La collega non la cita e
quindi parla d'altro, ma esiste un modo per diventare
davvero più intelligente emotivamente, anche senza
dover necessariamente capire nulla...semplicemente
essere... essere presente. Semplicemente un altro
modo di farlo...provalo :)




A presto

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